Devo ad Adriano Aiello e Ivan De Chiara la scoperta, ahimè tardiva, di questa splendida Ansonica. E’ la loro distribuzione Storie di Vite a portare in Italia questo nettare e, a quel che so, è stato proprio Adriano (caro amico tennistofilo da anni) a “lanciarlo” definitivamente su scala nazionale.
Conosco Ansonica encomiabili dell’Isola del Giglio, vitigno che si trova ancor di più in Sicilia (col nome di Inzolia). In Calabria figura nell’uvaggio della DOC Bivongi in provincia di Reggio Calabria.
Farla a Cirò in provincia di Crotone, per giunta in purezza, è un bell’azzardo. Che Cataldo Calabretta persegue con successo. Cataldo è alla quarta generazione di una famiglia di viticoltori cirotana. Uve in regime biologica, cantina ristrutturata con le sorelle. Usa ancora i palmenti, le vecchie vasche in cemento.
La sua Ansonica in purezza viene da vigne vecchie 30 anni. Mosto fiore affinato sulle fecce fini per 6 mesi in vasche d’acciaio (leggo da una recensione de Ilcalicediebe). Nel bicchiere ammalia sin dal giallo dorato, che può però celare una vocazione piaciona e furbastra. Al contrario: l’Ansonica di Calabretta si rivela dritta e schietta, orgogliosamente marina e decisamente salina. Fiori e frutta gialli, sì, ma pure – e soprattutto – mineralità, note iodate e un che della mitologica “pietra focaia” (che non sembra, ma esiste). Mi è piaciuta decisamente. Persino (molto) più di quanto credessi. Bravi Cataldo, bravo Aiello, brava Storie di Vite.