Lunedì scorso ho partecipato a Roma alla presentazione del catalogo 2020 di Arkè, la società di distribuzione creata dalla famiglia Maule. Ho parlato, di fronte a una sala gremita, assieme a dei relatori di pregio: Gianpaolo Giacobbo, Marino Colleoni e ovviamente Angiolino Maule. Da anni sono un felice consumatore di vini distribuiti da Arkè, che ritengo sinonimo di garanzia come altre distribuzioni a me care (Les Caves de Pyrene, Proposta Vini, Storie di Vite, Luca Martini, Sarfati). E’ stata una splendida giornata. Dopo il mio intervento, un giovane produttore di nome Jacopo Fiore mi ha regalato il vino a cui lui più teneva, dal nome bizzarro ma efficace “Briscola e Tressette”. Cerasuolo d’Abruzzo. Azienda Podere San Biagio, 15mila bottiglie coomplessive prodotte, sede a Controguerra (Teramo). L’Abruzzo sta davvero vivendo una golden age di vini naturali, come ho avuto modo di raccontare mesi fa dopo la mia visita al ristorante Bacone di Pescara. In rete il Briscola e Tressette si trova sui 12/13 euro. Ben spese.
Ho bevuto il Cerasuolo d’Abruzzo di Podere San Biagio con gran piacere (e posso dire lo stesso del suo Migrante, pecorino in purezza, e del Lucignolo, Trebbiano e Malvasia macerati in anfora). I 13.5 gradi non li avverti proprio, grazie a una beva prodigiosa. Acidità come si deve, buona sapidità. Quintessenza del vino glou glou, quotidiano e al tempo stesso di carattere, rimanda sin dal nome a un consumo giornaliero senza tirarsela troppo. Mi ha fatto venire in mente le interminabili partite di carte che piacevano a mio nonno. Quelle partite erano sempre annaffiate da vino e bestemmie. Soltanto dopo averlo bevuto, e proprio mentre concludevo questo post, ho scoperto che Jacopo ha “creato” questo vino pensando a suo nonno e dedicandoglielo proprio. Tutto si tiene.