Posts Tagged ‘Spumante Villa Chiana Brut’

Spumante Villa Chiana Brut

mercoledì, Agosto 25th, 2010

Qualche sera fa, vado a cena dal Mori. Gabriele Mori. Cucina bene, ma come cantina è meno fornito di Seppi quanto a talento. Così porto tre bottiglie di vino, la prima delle quali è il Metodo Classico Asprinio d’Aversa Brut di Grotta del Sole. C’è anche Rambino, aka Alberto Fucci.
Lo metto nel frigo (il vino, non Fucci). Nel frattempo Mori cucina. Quando cucina, non ascolta nessuno. Propongo di aprire un vino, nell’attesa. Mori non dice niente, Rambino dice sì. Apro il frigo e, andando un po’ a caso, vedo un tappo da spumante (la bottiglia era sdraiata) e me ne impossesso. La apro senza guardarla troppo e verso le bollicine nei tre bicchieri.
Introduco il vino come un gioiellino raro, da uve autoctone, aspro (da qui il nome), produzione esigua etc. “A me è piaciuto tantissimo”, esalo.
Gli altri due lo bevono. Lo bevo anch’io. E non mi piace. Ma proprio per niente. Non ha niente in comune con l’Asprinio. Eppure nel frigo non c’era altro, se non i miei tre vini (e gli altri due non erano spumanti). “Oddio”, penso, “è il dramma”.
La bollicina è grossa, la temperatura non va (lo avevo tenuto in frigo tutto il giorno, cavolo). L’acidità è sgradevole, la persistenza non c’è. Pure il colore è neutro: che roba è? Come aveva fatto a piacermi l’altra volta? Di quale congiura sono caduto vittima?
Mori, che mentre cucina potrebbe bere l’alchermes e trovarlo gradevole, dice una cosa tipo: “Sì, è brut” (bravo Mori, sai che scoperta). Rambino, che si intende di vino come Veltroni di carisma, butta là un “Interessante”, che è la parola perfetta da usare quando non si sa cosa dire – fateci caso: è una parola che non uso mai, nei libri come negli articoli. La odio. Chi dice “interessante”, nasconde sempre qualcosa.
Andiamo a tavola. Riprovo il vino una seconda volta: inaccettabile. “Questo non è Asprinio, madre misericordiosa”, penso dentro di me (quando penso dentro di me, tendo a usare esclamazioni arcaiche e fumettistiche, tipo “Madre misericordiosa” o “Per mille scalpi”).
Arriva il pesce. Gli altri hanno finito lo spumante (non lo ammetteranno mai, ma gli stava piacendo). Lo verso ancora (così imparano). Lo verso pure nel mio bicchiere (per solidarietà e/o masochismo): “Dai, ora sarà migliorato”, mi dico. Macché.
Sono sconvolto, sconfitto. Devastato dalle/nelle fondamenta.
Poi – guizzo di genio – timidamente guardo il retroetichetta. Leggo: “Solo da uve toscane”. Trasecolo: da quando l’Asprinio è coltivato in Toscana?  Che accade? Sto rincoglionendo? Gli ultimi neuroni sono andati in pappa (cit)?
Giro la bottiglia, lontano dagli altri due commensali. Ho paura, quasi come lo specchio di Ghedini al mattino. L’etichetta, inquietante, recita a caratteri cubitali un lisergico: “Spumante Villa Chiana Brut“. 
Madre misericordiosa.
Spumante Villa Chiana Brut.
Non c’è scritto altro.
Sembra una di quelle bottiglie che vincevi al Luna Park, dentro le quali non sapevi mai cosa ci fosse ma tanto chi se ne frega (a quell’età non hai – come dire – gli ormoni rivolti verso le viti a piede franco). Magari un giorno scoprirò che è il vino cool del momento, ideale per gli Happy Hour di Via Giotto, che ne so.
Mi alzo di nascosto, un po’ sollevato dall’agnizione etilica e un po’ travolto dalla mia esacerbante idiozia. Con risolutezza, vado a cercare la bottiglia vera di Asprinio. Sperando che gli altri non se ne accorgano. 
Ma se ne accorgono. “Andre, che roba ci hai fatto bere?”. E il bello è che me lo dice il Mori. Il Mori. Il padrone di casa.
Ora, ragazzi, riformuliamo la domanda: che razza di vino avevi in casa tu, Mori? A cosa sono serviti i miei due libri? Come faccio a venire a cena da te se osi tenere queste bottiglie sommamente esecrabili? 
Mori tentenna, balbetta, si scusa. “Ma che ne so, me l’ha portata uno (CHI?) l’altro giorno, l’ho messa lì in frigo senza neanche farci caso”. E io, cazzone, avevo messo l’Asprinio accanto al Villa Chiana Brut, stesso scaffale, neanche un centimetro di distanza.
Nessuno, in Toscana e nell’Aretino, ha mai avuto ricordanza di uno Spumante Villa Chiana Brut. Nessuno. Non si sa chi lo faccia, cosa contenga e quanto costi. Secondo me neanche esiste e l’altra sera siamo stati vittima di un varco spazio-temporale. Potrebbe anche essere.
Non poco sollevati dalla tardiva scoperta, abbiamo proseguito la cena con i miei vini. Quelli veri. Ho aperto l’Asprinio e l’ho trovato come lo ricordavo: ottimo. Se non altro, le mie papille gustative resistono ancora. Le mie sinapsi, molto meno.