Spumante Villa Chiana Brut

Qualche sera fa, vado a cena dal Mori. Gabriele Mori. Cucina bene, ma come cantina è meno fornito di Seppi quanto a talento. Così porto tre bottiglie di vino, la prima delle quali è il Metodo Classico Asprinio d’Aversa Brut di Grotta del Sole. C’è anche Rambino, aka Alberto Fucci.
Lo metto nel frigo (il vino, non Fucci). Nel frattempo Mori cucina. Quando cucina, non ascolta nessuno. Propongo di aprire un vino, nell’attesa. Mori non dice niente, Rambino dice sì. Apro il frigo e, andando un po’ a caso, vedo un tappo da spumante (la bottiglia era sdraiata) e me ne impossesso. La apro senza guardarla troppo e verso le bollicine nei tre bicchieri.
Introduco il vino come un gioiellino raro, da uve autoctone, aspro (da qui il nome), produzione esigua etc. “A me è piaciuto tantissimo”, esalo.
Gli altri due lo bevono. Lo bevo anch’io. E non mi piace. Ma proprio per niente. Non ha niente in comune con l’Asprinio. Eppure nel frigo non c’era altro, se non i miei tre vini (e gli altri due non erano spumanti). “Oddio”, penso, “è il dramma”.
La bollicina è grossa, la temperatura non va (lo avevo tenuto in frigo tutto il giorno, cavolo). L’acidità è sgradevole, la persistenza non c’è. Pure il colore è neutro: che roba è? Come aveva fatto a piacermi l’altra volta? Di quale congiura sono caduto vittima?
Mori, che mentre cucina potrebbe bere l’alchermes e trovarlo gradevole, dice una cosa tipo: “Sì, è brut” (bravo Mori, sai che scoperta). Rambino, che si intende di vino come Veltroni di carisma, butta là un “Interessante”, che è la parola perfetta da usare quando non si sa cosa dire – fateci caso: è una parola che non uso mai, nei libri come negli articoli. La odio. Chi dice “interessante”, nasconde sempre qualcosa.
Andiamo a tavola. Riprovo il vino una seconda volta: inaccettabile. “Questo non è Asprinio, madre misericordiosa”, penso dentro di me (quando penso dentro di me, tendo a usare esclamazioni arcaiche e fumettistiche, tipo “Madre misericordiosa” o “Per mille scalpi”).
Arriva il pesce. Gli altri hanno finito lo spumante (non lo ammetteranno mai, ma gli stava piacendo). Lo verso ancora (così imparano). Lo verso pure nel mio bicchiere (per solidarietà e/o masochismo): “Dai, ora sarà migliorato”, mi dico. Macché.
Sono sconvolto, sconfitto. Devastato dalle/nelle fondamenta.
Poi – guizzo di genio – timidamente guardo il retroetichetta. Leggo: “Solo da uve toscane”. Trasecolo: da quando l’Asprinio è coltivato in Toscana?  Che accade? Sto rincoglionendo? Gli ultimi neuroni sono andati in pappa (cit)?
Giro la bottiglia, lontano dagli altri due commensali. Ho paura, quasi come lo specchio di Ghedini al mattino. L’etichetta, inquietante, recita a caratteri cubitali un lisergico: “Spumante Villa Chiana Brut“. 
Madre misericordiosa.
Spumante Villa Chiana Brut.
Non c’è scritto altro.
Sembra una di quelle bottiglie che vincevi al Luna Park, dentro le quali non sapevi mai cosa ci fosse ma tanto chi se ne frega (a quell’età non hai – come dire – gli ormoni rivolti verso le viti a piede franco). Magari un giorno scoprirò che è il vino cool del momento, ideale per gli Happy Hour di Via Giotto, che ne so.
Mi alzo di nascosto, un po’ sollevato dall’agnizione etilica e un po’ travolto dalla mia esacerbante idiozia. Con risolutezza, vado a cercare la bottiglia vera di Asprinio. Sperando che gli altri non se ne accorgano. 
Ma se ne accorgono. “Andre, che roba ci hai fatto bere?”. E il bello è che me lo dice il Mori. Il Mori. Il padrone di casa.
Ora, ragazzi, riformuliamo la domanda: che razza di vino avevi in casa tu, Mori? A cosa sono serviti i miei due libri? Come faccio a venire a cena da te se osi tenere queste bottiglie sommamente esecrabili? 
Mori tentenna, balbetta, si scusa. “Ma che ne so, me l’ha portata uno (CHI?) l’altro giorno, l’ho messa lì in frigo senza neanche farci caso”. E io, cazzone, avevo messo l’Asprinio accanto al Villa Chiana Brut, stesso scaffale, neanche un centimetro di distanza.
Nessuno, in Toscana e nell’Aretino, ha mai avuto ricordanza di uno Spumante Villa Chiana Brut. Nessuno. Non si sa chi lo faccia, cosa contenga e quanto costi. Secondo me neanche esiste e l’altra sera siamo stati vittima di un varco spazio-temporale. Potrebbe anche essere.
Non poco sollevati dalla tardiva scoperta, abbiamo proseguito la cena con i miei vini. Quelli veri. Ho aperto l’Asprinio e l’ho trovato come lo ricordavo: ottimo. Se non altro, le mie papille gustative resistono ancora. Le mie sinapsi, molto meno. 

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19 Responses to “Spumante Villa Chiana Brut”

  1. Francesco ha detto:

    E Vai, è così che ti voglio, acido e lisergico il giusto! certo che ‘sto Mori è un qaedista del vino
    ciao

  2. Edoardo ha detto:

    ciao andrea,
    dal tuo test sono risultato champagnista…ed è vero!
    quasi certamente lo hai già provato, ma prova RENE GEOFFROY CUVEE VOLUPTE.io ho assaggiato il blend 2003, tanto chardonnay, poco pinot noir e dimmi cosa ne pensi.ho letto che apprezzi agrapart,non lasciarti scappare questo grande piacere!in cantina ho 2 2004, in questo caso sono riusciti a vinificare solo chardonnay.ma non l’ho ancora assaggiato.
    RISPETTO. EDO

  3. Cassandra ha detto:

    HAHA! Certo che anche tu… Come si fa a non vedere una seconda bottiglia di spumante un centimetro distante/vicino all’altra?? [i segni di interpunzione sono voluti (anche per farti fastidio), il punto esclamativo serve per le esclamazioni ed enfatizzare la risata, i puntini di sospensione servono per creare una pausa, piu’ punti di domanda sottolineano il livello di incredulita’ -__-] E come era l’Asprinio di Aversa? L’avete bevuto? Ciao.

  4. Luca Lopardo ha detto:

    Sei un pazzo (cit.).

    Reportage divertentissimo. Il Mori Signoreggia e Soverchia. Rambino deve essere un sicario al soldo di Robert Parker, nonché suo discepolo ed epigono.

  5. francesco g. ha detto:

    eheheh capita capita.anche a me venerdi scorso,ma mi e’ andata meglio.ai due franck pascal e ad una bruno michel e’ stata per errore sostituito per i quattro ospiti un prosecchino,ma almeno l’assaggino era frozza.acquistato dopo un elogio del nostro,ca vas sans dire direbbe oskar/safran foer

  6. Andrea Scanzi ha detto:

    @Cassandra. L’Asprinio era buonissimo, lo avevo recensito il 13 luglio qui (https://www.andreascanzi.it/ilvinodeglialtri/?p=592) e ha confermato tutte le sue doti. @Francesco G. Eccome se capita, ma a te è andata molto meglio. Frozza è sontuoso. @Lopardo. Prima o poi la querelo (cit). @Edoardo. Grazie (sì, Agrapart lo adoro). @Francesco. Sull’acido e lisergico ho pochi rivali, ma non credo sia un bene.

  7. Gabriele ha detto:

    carissimi fondatore e frequentatori adepti del blog. la bottiglia in questione era una sorta di “luisona” del mio frigo portata da amici astemi e giustamente abbandonata li da prima dell’estate. E’ vero che quando cucino (sopratutto il pesce)divento autistico e nn voglio rotture di scatole, però ricordo molto bene l’espressione del sommelier scanzi al primo sorso…”senti come è acidulo..” al che ho risposto con un banale “si è un pò brut..” alias “bah sarà anche acidulo ma a me nn sembra tutto questo granché. Appunto. cmq esteti del vino de stoppardi x farvi cosa gradita ho ordinato una cassa di brut villa chiana direttamente al Mauro Frosini di Ruscello che provvederò a recapitarvi personalmente.

  8. Andrea Scanzi ha detto:

    Che menzognero, Mori. Vergogna. Sappi che gli Dei di Enotria non avranno per te perdono. “Senti com’è acidulo” non era una recensione: era un grido di dolore. Avevo l’espressione di uno che ha ordinato Lagavulin e si è trovato un Chivas Regal conservato a 48 gradi negli scaffali dell’Autogrill. Vi era in me dolore autentico. E poi era effettivamente acidulo. Nel senso di (quasi) imbevibile. E comunque hai glissato sul fatto che stavi continuando a berlo con sicumera e boria, manco fosse un Bollinger. 🙂

  9. gianmarco ha detto:

    in tema di bollicine, segnalo il brut da nerello mascalese (anche rosé) dei baroni scammacca del murgo, tenuta san michele (etna), sui 10 euri in cantina. prima di ferragosto ho fatto un giro delle cantine “sotto il vulcano” (cit.) e devo dire che ho conosciuto personaggi e vini di grande spessore. ho ammirato file di alberelli ultra-centenari più simili a ulivi che a vigne. a oltre mille metri di quota. e con gli ormoni squassati dalle viti a piede franco

  10. michele lenzi ha detto:

    scusa Andrea,
    parlando di….fumetti, per mille scalpi è l’espressione di Za-gor-te-nay, lo spirito con la scure, e madre misericordiosa invece?

  11. Antonio ha detto:

    Corpo di mille balene!!..E gli altri 2 vini cosa erano?Locorotondo di Villa Mottura per il pesce e il vin santo degli agricoltori del Geografico sul dolce? 😀

  12. Andrea Scanzi ha detto:

    Giuda Ballerino, Antonio, gli altri due vini erano un Timorasso base dell’Azienda Colombera, qui già recensita, e il Ca’ Lojera 2001 a cui ho alluso (?) nel post precedente. Erano buoni, eccome. 😉
    @Michele Lenzi. Non riesco a ricordarmi da dove mi è tornata questa cosa del “Madre misericordiosa”. E’ che mi fa ridere. Ultimamente amo queste imprecazioni anacronistiche e improponibili. Anche “Cristo di un Dio” è molto vintage (ed è garbata), non è male. Zagor è stato il primo fumetto che ho letto, ma non ce la faccio ad arrabbiarmi e dire “Per tutti i tamburi di Darkwood”. E’ troppo anche per me.

  13. michele lenzi ha detto:

    Per Andrea
    potresti sempre dire..”Acc..dannaz…malediz…”

  14. Francesco Santini ha detto:

    Il Villa Chiana mi ricorda un episodio vissuto anni ed anni (un’altra vita?) fa che vado a narrarti brevemente.
    DOpo un pomeriggio a sbevacchiare buoni vini in casa di un amico ci accorgiamo essere giunta l’ora dell’invito nella casa bene delll’amica giottina (chi è di Arezzo capisce) di turno, il problema è che ormai avevamo scolato tutte le btg di casa, tranne una inopinata bottiglia di Villa chiana comparsa non si sa come, deve essere una caratteristica di questo vino, in casa.
    Alticci decidiamo di presentarci non con le mani in mano ma con la suddetta bottiglia, pronti ad affrontare la figuraccia con il coraggio che nettare di bacco sa infondere. Quando in auto spunta da sotto il sedile un incarto dell’enoteca C….. sinonimo di lusso e sicura qualità tra i miei concittadini, con ancora attaccato il signor prezzo di £65.000, beh il resto ve lo lascio immaginare, tra le nostre risate soffocate questa perla enologica è stata apprezzata e dacantata dai presenti, poveri enognoranti…..

  15. Della ha detto:

    @michele lenzi. Bè Giuda ballerino è decisamente meglio…

    @Gabriele. Ah Ah..speriamo che come la “luisona” non sia poi tornata in frigo 😉

    Acc….Andrea, vero è che forse un’elettroscarica alle sinapsi la devi dare se ci hai messo così tanto per controllare l’etichetta dopo che ormai avevi “nasato” che non era asprinio… 😉

  16. rambino ha detto:

    Il racconto romanzato della serata fa onore all’autore e rende immeritata perenne memoria allo spumante Brut Villa Chiana. La mia ignoranza manifesta nel campo dell’enologia è proverbiale… dunque Luca Lopardo ha colto nel segno. In realtà sono un insospettabile agente di spionaggio “al soldo” della lobby americana del vino, un anonimo Clark Kent che registra odori, sapori, presentazioni offerte dall’amico Scanzi. Poi, dentro ad un’anonima Grande Punto celeste mi trasformo in Loris Capirossi e volo a vendere al sire Robert Parker i segreti dell’amico.

  17. Andrea Scanzi ha detto:

    Grande Rambino. 🙂

  18. Luca Lopardo ha detto:

    Sottoscrivo l’ultimo commento del padrone di casa. 🙂

    Tra l’altro, notavo che Sir Robert ritiene se medesimo un uomo sommamente ganzo, fascinoso e financo elegantissimo. Debbo dire che è alquanto fotogenico, nonché estremamente versatile nei modesti (e rari) immortalamenti rinvenibili in Rete. Praticamente è un incrocio estetico tra Stephen King, il Jack Nicholson che sibila “Wendy…sono il lupo cattivo”, Mark Wahlberg e Aldo Buffoni del film Romanzo Criminale.

    Robby uno di noi.

  19. lampe insurance ha detto:

    Trey ROCKS???

    -Fondest Regards,
    Dollie

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