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Recensione: De Vinis

lunedì, Agosto 16th, 2010

Ecco un’altra recensione. E’ della rivista De Vinis, nel numero luglio-agosto. Li ringrazio (è davvero affettuosa), e con loro Luca Miraglia che me l’ha segnalata.

“Originale firma de La Stampa, Andrea Scanzi addossa la colpa di questo volume ai lettori che hanno apprezzato il suo bestseller Elogio dell’invecchiamento (2007), di cui Il vino degli altri è l’ideale seguito.
O meglio, prosecuzione di un viaggio – come scrive lo stesso autore – “perchè i viaggi non finiscono mai”. Un viaggio che conduce idealmente il lettore dalla Franciacorta alle falde dell’Etna, dalla Toscana a Bordeaux, dalla Mosella all’Abruzzo, dalla Rioja spagnola all’Argentina, in una spettacolare varietà di paesaggi, profumi, colori, gusti, culture, tradizioni, alla scoperta di vini che hanno storie importanti da raccontare e di viticoltori coraggiosi. Lo scopo non è quello di stabilire graduatorie (“il vino migliore non esiste” ammonisce l’autore), ma di conoscere meglio i vini degli altri attraverso il confronto con i nostri.
Il volume si apre con una dedica a uno tra i più amati attori e registi americani: “A Clint Eastwood, con e senza cappello. Ai suoi sigari, ai canyon sul volto. Allo sguardo che fa in Gran Torino, quando muore per noi, ultimo filare di un tempo che abbiamo voluto smarrire”. Una dedica che incarna l’essenza del libro, che del viaggio racchiude tutto il senso di scoperta del nuovo e di nostalgia per il vecchio. Un’ironia e un umorismo senza pari permeano le pagine dell’intero scritto e permettono a Scanzi di approcciare un tema che, per sua natura, sarebbe destinato a una ristretta cerchia di “enoesperti”, e che invece diviene libro per tutti. Il lettore si sorprenderà nel ritrovare tra le righe situazioni esilaranti in cui riconoscersi, perchè ognuno ha il suo modo di avvicinarsi al vino, sia che nel degustarlo si avverta una “distinta matrice boschiva di Pinot Nero” o un più semplice sapore di frutta. Perchè nel mondo del vino nessuno ha ragione, e ognuno sceglie in base alla propria sensibilità.
L’impronta personale dell’intero libro si ritrova in due divertenti capitoli (in apertura e in chiusura dell’opera), esemplari dell’impianto narrativo: “Le dieci cose che pensavo sul vino prima di questo libro” e “Le dieci cose che penso sul vino dopo questo libro”. Ecco quanto Scanzi pensava:
“1) I vini francesi sono troppo cari.
2) I vini migliori del mondo sono quelli italiani.
3) I vini americani sanno di vaniglia.
4) I vini del Sudamerica costano poco. Giustamente.
5) Sono trent’anni che bevo, ci fosse stata una volta che ho beccato un vino con sentori di chiodi di garofano.
6) I vini più buoni sono sempre rossi.
7) I vini dolci piacciono a tutti, hanno qualcosa in più.
8 ) Lo Champagne è sopravvalutato.
9) Quando non so come scegliere un vino, mi affido ai voti in centesimi delle riviste di settore. Meglio se statunitensi.
10) Gli astemi mi fanno paura.”
In merito a quanto Scanzi pensa, l’invito è a gustarvene la lettura. Ne vale la pena.” (De Vinis)