Sei anni fa mi sono concesso un viaggio in Sardegna in solitaria. Una notte l’ho passata a Nurri, entroterra sperduto e affascinante. E’ lì che opera uno dei viticoltori più talentuosi, rigorosi e colti che io conosca (e ne conosco tanti). Si chiama Gianfranco Manca e molti di voi lo conosceranno già. La sua azienda, Panevino, fa parte di Vini Veri. Durante quella giornata, piacevolissimo, ho avuto modo di conoscere Gianfranco e la sua splendida famiglia. Ci siamo visti anche anni fa per una cena in Langa, in compagnia di altri fenomeni veri (e amici autentici) come Ezio Cerruti e Paolo Veglio. Manca è uomo senza mediazioni, per certi versi spietato e brutale (anche con se stesso). Sei anni fa ebbi modo dii scoprire la sua terra. La sua cantina. La sua filosofia. Ne rimasi molto colpito.
Sono un bianchista e non amo i rossi con gradazioni monstre, dunque a prima vista non sarei adattissimo ai rossi sardi. Invece quelli di Manca, che hanno l’unico difetto di essere difficili da reperire perché ne fa pochi, li adoro. Li amo proprio.
Era da un po’ che non mi capitava di ricomprarli. Poi ho scoperto che, nel catalogo di Proposta Vini, troneggiavano due suoi rossi. Li ho provati subito. Ogni annata cambia nome e blend, quindi ogni annata si aprono mondi (ed etichette) nuovi. I vini in oggetto erano l‘Axina ‘e’ Ixinau e lo Shugusucci. Il secondo vuol dire “Succo Secco” e racconta l’arida annata 2017. Quindici gradi, ma mitigati dalla consueta acidità e mineralità che è una delle cifre di Gianfranco. L’Axina è invece il coronamento di un sogno che Manca mi raccontò nel 2014: salvare i terreni attorno ai suoi, convincendo i vicini a non espiantare le vigne per usare le terre come pascoli. Deve averne convinti non pochi, perché quel vino è il frutto delle uve conferite dai vicini a Manca. Anche qui 15 gradi, anche qui un blend di uve autoctone non dichiarate (in via teorica sarebbero “vini da tavola”).
Ricordavo Gianfranco Manca come un sognatore dal talento raro. Lo è rimasto. Viva!