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Coulèe de Serrant 2005

giovedì, Febbraio 23rd, 2012

Ecco un vino mitico, sacro, celebrato (e un po’ odiato). Uno dei bianchi più famosi del mondo. La Coulèe de Serrant di Nicolas Joly. Il guru della biodinamica. Il maestro, da qualcuno poi abbandonato, dei vinonaturalisti.
L’ho bevuto ieri sera con alcuni amici. Abbiamo mangiato una fonduta di formaggio, per l’esattezza una raclette.
Il primo vino è stato un Pas Dosè Cavalleri 2006, fresco e citrico, dritto e femmina. Bello.
L’annata della Coulèe de Serrant era la 2005. Ce l’avevo in cantina da tre anni. La Coulèe è il vino di punta di Joly, superiore al Les Vieux Clos (appellation Savennières) e al Clos de la Bergerie (appellation Savennières-Roche aux Moines).
La Coulèe de Serrant, anche appellation, è monopolio di Joly. Un vino che fa solo lui, da sette ettari e vigne di almeno 35-40 anni di età. Ventimila bottiglie circa l’anno, per un prodotto che su eBay si trova sulle 70 euro e al ristorante mai sotto le 90-100.
Gli altri vini di Joly, tutti da Chenin Blanc, si trovano sui 30-35 euro (Vieux Clos) e 50-60 euro (Bergerie). Sono meno ambiziosi, ma anche più facili da bere.
Recensire la Coulèe de Serrant è molto difficile. E’ un bianco che ha connotazioni proprie e assai diverse da altri Chenin Blanc che pure amo, come quelli di Vouvray (sempre Loira, ma molto più ad est di Savennières). Ho sempre pensato che fosse macerativo – l’ho anche scritto – e Joly dice di no. Non lo è. Quindi sbagliavo io (buuuuuu).
Il prezzo è impegnativo e non posso dirvi che li valga innegabilmente. Per me sì, ma è una bottiglia che va compresa e che occorre approcciare con umiltà e competenza.
E’ un vino che cambia, enormemente, con il passare dei minuti e delle ore. Se esiste un “vino da meditazione”, definizione che peraltro odio, questo lo è: andrebbe forse bevuto da solo, sorseggiato a lungo, quasi come un whisky.
L’annata 2005 si è presentata con un leggero effetto ossidativo, tipico anche della zona dei bianchi dello Jura. Ne avrei fatto a meno, non amando l’ossidazione (seppur tenue). Questo, unito alla forte gradazione alcolica (15 gradi), rende la Coulèe de Serrant un vino che non ammette vie di mezzo e che richiede impegno vero. Non è il mio vino della vita e non lo si beve tutti i giorni. Non solo per il prezzo.
Di Vouvray potrei nutrirmi diuturnamente, di Coulèe de Serrant no.
La bevibilità è comunque notevole, perché a fronte dell’alcolicità importante c’è un mix di freschezza e mineralità straordinario.
Le note olfattive cambiano di continuo, dal fruttato sciroppato iniziale – tipico di un vino dolce passito – alla speziatura, allo iodato, al mentolato, al tabacco, ai fiori gialli appassiti, al miele. E ancora, e ancora. Ogni minuto muta, varia, si evolve: esperienza emozionante.
Ha grande persistenza, equilibrio tutto suo, armonia eretica e complessità quasi commovente per un bianco.
Purtroppo era l’ultima bottiglia che avevo. Già mi manca.