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Le Trame 2004 – Podere Le Boncie

venerdì, Febbraio 10th, 2012

Non ho mai amato particolarmente i vini di Giovanna Morganti. E non certo per partito preso: tutte – e sottolineo tutte – le volte che ho bevuto Le Trame, mi sono imbattuto in sentori inaccettabili (difetti, non “caratteristiche”).
Il suo Podere Le Boncie, oasi salva in mezzo a ettari di Toscana troppo moderna, è stato divinizzato da quasi tutti i vinonaturalisti.
E’ una delle donne “mitiche” del vino, celebrata da Sandro Sangiorgi come da Jonathan Nossiter. Quando provavi a sostenere che sì, la storia dell’azienda era affascinante, ma i vini – per quanto sani – avevano pecche innegabili, i più minimizzavano. Aggiungendo che “Il Sangiovese deve essere così“.
Ma anche no.
Ovvio che la Morganti non abbia mai gradito certe mie recensioni. A volte è pure intervenuta nei commenti di questo blog, mettendo in dubbio (legittimamente, sia chiaro) la mia competenza enologica.
Torno a parlarne perché ieri sera ho bevuto un Chianti Classico – Le Trame 2004.
Arnaldo Rossi, della Taverna Pane e Vino, qualche settimana fa ha organizzato una degustazione con i vini di Morganti. Hanno ricevuto, tra i presenti. un successone. Io non c’ero. Con garbo e discrezione, Arnaldo – una delle persone più oggettive che conosca nel mondo del vino – mi ha suggerito di riprovarli. “Prima avevano dei difetti, ma credimi, adesso no. Straordinari“.
Così ho bevuto Le Trame 2004, secondo lui l’annata migliore – o più in forma – di quella degustazione.
Il costo della bottiglia è di 27 euro al ristorante, 22 in enoteca, un po’ meno di 20 franco cantina (mi dice Arnaldo). Sangiovese e qualcosa di Foglia Tonda e Canaiolo. Il Chianti vero.
Arnaldo aveva ragione. Nessun difetto, nessuna sbavatura inaccettabile. Un vino ben fatto (benché ovviamente, e fortunatamente, non facilone).
Mi è piaciuto e sono felice di essermi in qualche modo pacificato con questa azienda. Un Chianti di buona sapidità, profumi giusti, freschezza apprezzabile.  Non lunghissimo ma equilibrato, vivo. Discreta beva. Vale il prezzo che ha.
Con me c’erano due amici.  Uno è rimasto convinto, l’altro meno.
C’è poi il piano soggettivo. E sarei disonesto se lo nascondessi. Per quanto mi sia piaciuto, non potrei mai dargli – per giocare coi voti – più di un 6.5.
Credo dipenda da me. Ormai non riesco quasi mai ad appassionarmi ai rossi e, per quanto toscano, non sono mai impazzito granché per i Chianti. Se proprio devo bere un Sangiovese, assai lontano dal podio dei miei vitigni del cuore, continuo a preferire Montevertine. E gli unici rossi che amo davvero sono i Barolo (Rinaldi style) o i Pinot Nero più ispirati.
Proprio ieri, prima de Le Trame 2004, ho bevuto un Vouvray Sec 2007 di Clos Naudin – Philippe Foreau: mi ha emozionato, e coinvolto, molto di più. Che Dio benedica lo Chenin Blanc.
Non posso farci nulla: sono sempre più “spiaggiato” sulla terra dei bianchi, fermi o mossi non importa. Rossi, assai pochi: Langa, Borgogna e poi boh.
Questo però è solo il mio gusto. Il piano soggettivo. Che non inficia il giudizio, positivo, sulle Trame 2004.