Mario LaVia, un eroe contemporaneo

Schermata 2017-05-23 alle 11.33.27Nella colpevole indifferenza generale, un uomo lotta per noi contro le ingiustizie. Si chiama Lavia, Mario Lavia. A prima vista potrebbe venirvi voglia di pronunciare il cognome con l’accento sulla prima “a”, magari immaginandolo parente del grande regista teatrale Gabriele. Non è così: l’accento va sulla “i”, a conferma di come l’uomo in questione tenda sin dall’anagrafe a sbagliare tutto. Il cognome diviene quindi una sorta di “La via”: della conoscenza, della saggezza, dell’illuminazione. Potrebbe poi venirvi l’ulteriore desiderio – ancor più se nascondete perversioni stranissime – di cercare qualche sua notizia. Verosimilmente su Wikipedia. Spiacenti: Wikipedia è grillina e, in virtù di ciò, ha negato a Lavia il diritto di una voce su Wikipedia, che ormai non si nega a nessuno. Nemmeno al primo Nardella che passa. E’ però possibile che Lavia non sia su Wikipedia poiché non esistente in natura, assurgendo dunque a mera essenza: a idea, a concetto, a topos. Più che un uomo, un’ipotesi di vita. In questo caso, laddove non esistente ma solo immaginato, il primo a guadagnarci sarebbe Lavia stesso, perché le uniche notizie che si trovano su di lui riguardano l’abbattimento efferato – di cui si sarebbe reso protagonista – di testate imprecisate come “Europa” oppure un tempo nobilissime come “L’Unità”. Più che un giornalista, un cecchino. Anzitutto di se stesso. Per vie misteriose, La Via è spesso in tivù. Si direbbe che sia al soldo di Di Maio e Di Battista, perché nessuno come lui fa propaganda grillina. Nemmeno questo giornale, come noto (e come asserisce La Via) house organ di Grillo & Casaleggio. Una settimana fa La Via era a DiMartedì. Giovanni Floris, che quando vuole è più sadico del marchese De Sade, lo ha introdotto come “giornalista dell’Unità tivù”, che è un po’ come invitare un cronista alla Domenica Sportiva e presentarlo come “firma della Polisportiva Fracazzo di Trastulla Moscia”. Non solo: Floris lo ha messo contro Travaglio e Davigo. Lasciando stare il primo, che in quanto direttore di questo giornale empissimo ha torto a prescindere, mettere Lavia contro Davigo è come schierare Pupo contro Jimi Hendrix. Infatti è stato un massacro. Sangue ovunque nel selciato. Una mattanza. Di cui, beninteso, La Via neanche si è accorto. Non sapendo mai nulla di nulla, ha sempre l’aria di uno che non si accorge mai delle castronerie che regala. E questo, oggi, aiuta. Le caratteristiche di La Via sono tre. La prima è quella di non avere caratteristiche. La seconda è quella di sudare sempre copiosamente. Per carità, ognuno ha le ghiandole che si merita, e tutti noi se fossimo nati ghiandola sudoripara di La Via saremmo incazzati da mane a sera e per questo come minimo iper-produttivi, ma andare ogni volta in tivù come Zidane a fine partita fa un po’ senso alla vista. La terza caratteristica di La Via è la sua capacità camaleontica di imitare alcuni dei più grandi esponenti politici della seconda Repubblica. La Via, in particolare, ha un debole per Ghedini e Biancofiore. Ne ha così creato un mix, che predica non più il Culto di Silvio ma il Vangelo di Matteo. Nonché il Santissimo Verbo di Maria Elena. In questa sua veste di imitatore, La Via eccelle. E’ davvero straripante. In taluni casi ricorda persino Bondi. O addirittura Capezzone. Certo, ne è derivazione e quindi versione fatalmente minore, ma la sua opera è comunque meritoria per zelo, impegno e abnegazione. Sia dunque lode: egli è La Via. (Il Fatto Quotidiano, 23 maggio 2017, rubrica Identikit)

8 Comments

  1. Anche se da oltre oceano (Boston Massachusetts) seguo con interesse tutti i tuoi articoli e commenti sul Fatto Quotidiano. Complimenti a te e Travaglio.
    L’articolo su Mario LaVia, eroe contemporaneo e’ azzeccatissimo. Non capisco con quale coraggio LaVia possa partecipare ai programmi televisivi. Non voglio entrare nei dettagli, il tuo articolo e’ chiarissimo.

  2. Lavia sembra sempre avere un unica espressione del volto che potrebbe significare ” porca miseria neanche stavolta ce l ho fatta a digerire” oppure il suo continuo chiedersi ” ma di cosa stiamo parlando?” camuffando da domanda retorica il timor panico di essere nel posto sbagliato non avendo idee da esprimere.

  3. E’ francamente incredibile che all’Unità TV ci siano persone del genere. Un’ignoranza mai vista.

  4. Ciao Andrea,
    non sapendo come contattarti privatamente, lo faccio qui. Mi sento di girarti questa interessantissima intervista che spero avrai tempo di visionare e far girare a tutti i tuoi colleghi e amici:
    https://www.youtube.com/watch?v=KzeYBwze9bA
    Dov’è la farmacovigilanza? Stanno insabbiando tutto? Non sono contro i vaccini a priori, ma io come genitore ho il dovere di proteggere la salute dei miei figli! Aiutaci, i mass media hanno il dovere di parlarne! Grazie Un caro saluto Luciano

  5. Nel leggere il tuo pezzo, caro Andrea, vengo sbalzato di nuovo a martedì sera quando, sul divano, sobbalzavo attonito ogni volta che veniva inquadrato LaVia. Conosco il nostro oste e so che da lui può uscire di tutto ma, quando si contrapponeva a Davigo (avendo il merito di riuscire a farlo incaLzare di brutto), mi è apparso evidente che invitarlo sia stato un brutto scherzo che, allo stesso, ha fatto il buon Floris. Non so, non è il mio campo, se e quanto si viene pagati per intervenire come ospiti ma, ti giuro, qualsiasi cifra abbiano dato al giornalaviaista non potrà ripagare la fatica che quest’uomo avrà dovuto sopportare per aprire bocca. Su twitter, durante la trasmissione, tuittavo chiedendo se, oltre a fare il difensore di Renzi e Boschi, avesse altre mansioni all’interno dell’Unità. Me misero, non avevo compreso l’Unità TV. Lo immagino Lavia un po’ come andare in diretta facebook con il telefonino sapendo di parlare a moltitudini ma avere 50 seener. Al di la di tutto, credo che Floris la prossima volta dovrebbe citarlo come opinionista renziano, dato che dalla sua bocca di dati o cenni politico-storici non ne sono usciti se non per essere smentiti.
    Ti adoro Andrea perchè sei ciò che sarei io se fossi li in trasmissione. Ci vorrebbe uno Scanzi in ogni trasmissione politica a perculare quelli che, come Laviuzza, parlano più come se fossero al bar che davanti a telespettatori consapevoli.
    Che Umberto Eco aveva tanta tanta tanta ragione…….
    ciao

  6. il giornalismo italiano purtroppo è saturo di questi individui politicamente approssimativi ma fermamente e fervidamente schierati con il becero potere politico.

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