Bud Spencer e le scazzottate del tempo che fu

Bud_Spencer_2Non hanno mai smesso di trasmetterli, ma oggi i film con Bud Spencer e Terence Hill hanno girato più del solito. Inevitabile, dopo la scomparsa a 86 anni del “gigante buono”. Prima di correre il rischio di parlarne troppo bene ora che è morto, seguendo una triste prassi italica, è giusto limitarsi a soppesare il cordoglio nel paese. Una commozione trasversale, quasi “enorme” per un attore così bistrattato dagli “esperti”. Carlo Pedersoli ha avuto tre vite. La prima è stata quella di atleta sontuoso, nuotatore e pallanuotista. Poi il limbo, forse la parte più affascinante, con quei nove mesi passati a costruire la “Panamericana”, la strada di collegamento tra Panama e Buenos Aires, nel tratto da Venezuela a Colombia. Fine Anni Cinquanta: “Ero stanco della vita ai Parioli, quei mesi duri mi insegnarono i miei limiti e le mie possibilità”. Quindi la terza vita, quella cinematografica, dopo gli inizi casuali con Sordi e Monicelli e una parentesi di autore di canzoni per Ornella Vanoni e Nico Fidenco. Non sapeva andare a cavallo e prima dei western recitò per Dario Argento e Carlo Lizzani. Scelse quel nome strano per omaggiare Spencer Tracy, ma pure la birra Budweiser. Gli anni d’oro sono stati i Settanta. Quando Benigni vinse l’Oscar con La vita è bella, ed erano già passati tanti anni dall’apice della sua carriera, Time pubblicò una classifica degli attori italiani più famosi nel mondo: Bud Spencer era primo, Terence Hill (Mario Girotti) secondo. Negli Anni Novanta, come solista, fu più fortunato dell’amico (Detective Extralarge). Poi è accaduto il contrario (Don Matteo). Bud Spencer è stato imprenditore (jeans, 27ini01f2_articolocompagnie aeree), filosofo (immaginò di digiunare per due settimane e poi dialogare durante quel periodo con i più grandi filosofi della storia), politico (dichiaratamente di destra, candidato scornato per Forza Italia, sostenitore di Storace). Due anni fa, diceva: “Non temo la morte. Da cattolico provo curiosità, piuttosto: la curiosità di sbirciare oltre, come il ragazzino che smonta il giocattolo per vedere come funziona”. Tutto questo, che era poi la sua vita reale, i fans non lo sapranno mai. Loro si fermeranno a quei film, a quella faccia: a quel corpo. A quei cazzotti, a quei fagioli. A quei sorrisi. Si fermeranno all’idea che Bud Spencer ha voluto dare di sé al cinema e in tivù: un’idea che la critica non ha capito, ma molti di noi sì.  Grazie di tutto, Bud. Per i sorrisi, per i ricordi. E grazie anche per avere reso sopportabile Jerry Calà nell’unico film in cui non viene voglia di prenderlo a schiaffi. E’ stato bello. E ora scusatemi, ma a Rete4 danno “Io sto con gli ippopotami”. L’ho visto solo 27 volte: un po’ poche, vero? (Ilfattoquotidiano.it, Rubrica Fuoricampo, ogni martedì all’interno dell’inserto per soli abbonati Insider ed eccezionalmente pubblicata anche qui).

3 Comments

  1. Beh una grande interpretazione di Jerry Calà è anche quella in Al bar dello sport con Lino Banfi.

  2. Ti sono grata per aver descritto con solita penna magistrale l’uomo Bud Spencer.
    Dettagli sconosciuti a tutti (forse).
    Ieri sera hanno ridato anche Banana joe, lo consiglio a tutti coloro che lo hanno visto soltanto 25 volte.
    Per arrivare alle tue 27 (almeno).
    Grazie Andrea. Sei unico.

  3. Grandissimo uomo ed attore. Gli perdono il fatto di essere stato filo berlusconiano e di Storace. RIP.

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