Due settimane fa, a Cremona, mi sono imbattuto in un bar dedicato pressoché interamente alla Chartreuse. Ero lì per due date del mio spettacolo, Il sogno di un’Italia, nel mitico Teatro Ponchielli. Il bar si chiama “Bar Italiano” ed è davvero la mecca della Chartreuse. Qualcuno si domanderà: di cosa stai parlando? Avete ragione: non la conoscono certo tutti. Della Chartreuse mi aveva più volte parlato Giulio Casale, amico e collega di teatro. E’ un liquore francese, prodotto in origine dai monaci certosini nella cantina della certosa Grande Chartreuse, nelle prealpi della Chartreuse a Voiron. Ora è prodotto da una fabbrica nei pressi di Voiron, sempre però sotto la supervisione dei monaci certosini e comunque in quantità modica. L’artigianalità è stata più o meno salvata. Come spiega Wikipedia, “La Chartreuse nacque nel 1605 quando i monaci certosini di Vauvert, nel luogo dell’attuale Giardino del Lussemburgo, rinvennero un manoscritto con la formula di un elisir di lunga vita”. La ricetta, molto complicata, fu effettivamente studiata solo a partire dal 1737. Ancora oggi, i soli a conoscere tale ricetta sono i monaci certosini: per l’esattezza due o tre, non di più. Ne esistono varie versioni. Le principali sono quella gialla (40 gradi, sui 30 euro) e quella verde (55 gradi, sui 42 euro). C’è anche la boccetta di Elisir Vegetale della Grande Chartreuse, 71 gradi, direttamente dalla ricetta originaria, che si usa come “sciroppo” – non dimenticate che nacque come medicinale, addirittura come elisir di lunga vita – ed è densissima. Il colore diverso è dato dalla diversa miscelazione delle erbe (130). Esistono poi alcune versioni speciali. Per esempio la Chartreuse 1605, uscita due anni fa per festeggiare i 400 anni dalla scoperta della ricetta e sorta di versione deluxe della Chartreuse verde: la trovate attorno ai 50/55 euro. Non troppo dissimile è la Liquer du 9e Centenaire, in rete sui 58 euro, realizzata per il nono centenario della fondazione della Grande Chartreuse: stesse caratteristiche della verde, ma più morbida. Poi c’è la Chartreuse VEP, che è la mecca della Chartreuse: sempre versioni gialla e verde, però invecchiata 12 anni. Costa tanto, la boccetta da mezzo litro viene 80 euro. Ma è pazzesca. Parlo con cognizione di causa, avendole provate tutte e avendo acquistato la Chartreuse 1605 (su Amazon), la 9e Centenarie (online su Terra in Cielo) e la VEP verde (alle Carovaniere di Arezzo). In Italia è distribuita da Velier.
Cos’ ha di speciale la Chartreuse? Tutto. Usata anche nei cocktail, servita liscia o con ghiaccio, può ricordare lo Strega. Ma solo vagamente: è molto meglio. Carattere deciso, ora speziata e ora pungente, lo zucchero residuo non fa sentire l’alcol e la mattina successiva non la senti. La Chartreuse è inspiegabilmente magica, evocativa e personalissima. Più ancora: è lussuriosa. Più che un liquore, è un invito continuo e gioioso a fare sesso. Una meraviglia.
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Sia lode alla Chartreuse
mercoledì, Dicembre 28th, 2016Tags:Bar Italiano, Chartreuse 1605, Chartreuse gialla, Chartreuse verde, Le Carovaniere, Voiron
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