Più o meno due mesi fa, quando ancora potevamo uscire (o almeno credevamo di poterlo fare, perché il coronavirus c’era già e faceva disastri), ho partecipato a una degustazione per pochi intimi. Eravamo alla Formaggeria de’ Redi di Arezzo, luogo a me molto caro. I vini erano tutti distribuiti da Storie di Vite. L’anfitrione era Ivan De Chiara.
Il vino che mi ha colpito di più è stato uno Chenin Blanc in purezza, secco e fermo, della zona (benedetta) di Savennières. Questo: Le Croix Picot, annata 2016, Domaine FL. Prodigioso.
L’ho subito ordinato e, giorni fa, l’ho bevuto con la mia compagna. Ero curioso di capire se, mesi dopo, mi avrebbe ancora colpito così positivamente. La risposta è sì.
Le vigne si estendono su speroni monumentali, i terreni – scisti scuri – donano grande mineralità. Il cru è quello di Chamboureau. Regime biologico, da pochi anni biodinamico. Lunghi affinamenti, infatti questa (2016) è da Domaine FL ritenuta un’annata recente. Vino di squisita mineralità, con un attacco nettamente agrumato, poi tiglio e uva spina, quindi l’esplosione di note pungenti e il tutto sormontato da una grande acidità. Gran vino, poco da dire.