Uh-oh. Attenzione: ho appena mangiato in uno dei dieci migliori slowfood italiani (l’ho sparata grossa, lo so: ma so cosa scrivo). Mi ci ha portato Ezio Cerruti, il produttore del Sol passito, a cui devo ormai troppi favori e ancor più debiti. Con noi doveva esserci Federico Ferrero, ma nuovamente si è fatto sconfiggere dalla pigrizia. Preferendo una telecronaca qualsiasi su Eurosport alla grandeur delle libagioni – ovviamente sto scherzando: avesse potuto, ci sarebbe stato anche lui. Anteponendo il buon cibo all’insipienza tecnica della miserrima tennista Petkovic.
Il ristorante in questione è Bandini, nome letterario assai. Cinque minuti da Uscita Asti Est. Portacomaro, frazione Cornapò. Da fuori non gli daresti niente. Dentro migliora. Musica jazz, Moto Guzzi d’epoca in bella mostra. Carta dei vini notevole, molto vicina ai vini veri. E’ slowfood dal 2002: e con merito. Il miglior ristorante dell’astigiano con Ai Binari di Mara Bione, dove sarò venerdì per la cena dei rossi scapigliati piemontesi.
La cucina è encomiabile, i prezzi dei piatti onesti, i ricarichi sulle bottiglie non bassissimi ma neanche scriteriati. Ezio ed io siamo vegetariani, quindi della carne (bleah) non so dirvi. Però, però. La mousse di robiola – l’aperitivo – mi ha commosso. Il tortino di sedano con fonduta era monumentale. I cardi con bagna cauda e uovo da antologia. L’Enkir (pare il cereale più antico del mondo: tipo farro, ma meglio) da strapparsi le vesti. I secondi e i dolci non lo so, non mi interessano. Sono piatti irrilevanti per chi scrive.
Vini. Partenza con un Domaine Laureau 1999 Cuvèe de Genets, Doc Savennieres. Loira, zona Nicolas Joly (che non vinifica solo Savennières: lo so, non fate i sangiorgiani). Venticinque euro alla carta. Lo importa Caves De Pyrene. Strepitoso, a dodici anni di vita esprime il meglio: acido, sapito, al naso zafferano, persistenza e bevibilità. Allez.
Poi una piccola chicca langarola: Azienda Agricola Accomasso, Barbera d’Alba 2006 Pochi Filagn. Storico produttore de L’Annunziata, frazione de La Morra. E’ finita da sola, nonostante i 14 gradi e mezzo. Pulita, bel corpo, discreta acidità. Fronzoli zero. Un vigneron d’altri tempi, Accomasso, da scoprire e riscoprire (del suo Barolo mi hanno parlato benissimo, oltretutto).
Il Ristorante Bandini non ha difetti. Solo pregi. Va vissuto. Come le pagine di John Fante.