Posso sbagliare, ma attorno a Ca’ Sciampagne avverto una stima mista a scetticismo nel mondo naturale. L’idea che mi sono fatto, è che per alcuni dietro la rutilante azienda marchigiana ci sia più forma (cioè marketing) che sostanza (cioè bontà dei vini).
Non so se sia vero, e a dire il vero anzi credo di no. Oltretutto stare attenti al marketing, e penso anche solo al packaging (come parloooooo?????) e alla bellezza delle etichette, non è certo un difetto. Lo è solo se, oltre a quello, non c’è niente. E non mi pare il caso di Ca’ Sciampagne, che di sicuro sta molto attenta alla forma e con le sue etichette in stile “cartolina scritta a mano” ha decisamente fatto bingo. Esteticamente sono bottiglie irresistibile e spiccano sulle altre.
Ho provato una prima volta Ca’ Sciampagne a Milano, presso l’Associazione Salumi e Vini Naturali di Milano, una delle mecche del vino che (mai come adesso) mi manca assai. L’ho riprovata giorni fa con questo Revoluscion, acquistato al Dietro le quinte di Arezzo tramite la distribuzione aretina Bibo Potabile.
L’azienda, nel sito ufficiale, si presenta così: “Tenuta Ca’ Sciampagne deve il suo nome alla località catastale su cui sono piantumati buona parte dei vigneti. Si trova nell’immediata periferia di Urbino, immersa nel Parco Naturale dei Monti delle Cesane, a soli 3 km dalla città rinascimentale che ha dato i natali al pittore Raffaello e fu dimora del Duca Federico da Montefeltro. La cantina nasce nel 2008 con il recupero di oltre tre ettari di vecchi vitigni e la piantumazione di altri sei. Si coltivano vitigni come il Biancame e il Sangiovese oltre a bianchi e rossi come Chardonnay, Sauvignon blanc, Albana, Aleatico ed Alicante. L’azienda è in regime biologico così come la cantina e produce vini da fermentazioni spontanee delle uve con soli lieviti indigeni, con macerazioni sulle bucce e senza, sia per i vini bianchi che rossi , senza trattamenti o correzioni, senza chiarifiche e filtrazioni“.
Le etichette sono tante, la lista completa la trovate qui. Il Revoluscion è un rifermentato in bottiglia. Biancame in purezza. Fermentazione spontanea con soli lieviti indigeni, macerazione sulle bucce 14 giorni (2 fasi lunari). Successivo inoculo di uve e rifermentazione per 14 giorni, terzo inoculo e rifermentazione per 14 giorni. Rifermentazione finale in bottiglia. Nessuna chiarifica, nessuna filtrazione.
La macerazione di due settimane si sente tutta. Del Revoluscion ho provato due bottiglie a distanza di due settimane. La prima mi ha convinto “ni”, la seconda “sì”. Non posso consigliarla a tutti e capisco le perplessità di alcuni. Non è un vino facile, un iper-tecnicista lo troverebbe sbagliatissimo e siamo dalle parti del “naturale” che rischia di diventare “forzato” (più che estremo). Volendo brutalizzare, bere il Revoluscion è come bere un rifermentato glu glu “classico” a cui è stato aggiunto un goccio di vin santo torbido. L’effetto è quello di un rifermentato orange, pieno di deposito e ossidato tipo certi vini dello Jura. Un po’ è il Biancame, ma più ancora è l’azienda che ama da matti sperimentare ed estremizzare. Capisco eccome se lo proverete e direte: “Ma che è ‘sta roba!?!“. A me però l’azzardo, soprattutto al secondo assaggio, ha convinto. Infatti la bottiglia (eravamo n due) è finita con agio. E quel vino “strano” ha vinto sul bel vino precedente, di sicuro ben fatto ma forse troppo perfettino.