C’è stato un tempo, un lungo tempo, in cui dovevo andare in Portogallo almeno due/tre volte l’anno. Era la mia seconda patria. Colpa, anzi merito, di Saramago e Pessoa. E pure di Rui Costa. Lo conosco benissimo da Nord a Sud. Una delle cose che più amavo era l’aperitivo. Entrada, cioè il formaggio lusitano, oppure un po’ di sardine. O anche solo le olive. E il vinho verde. A volte anzi sceglievo Porto bianco, quello secco, perfetto per cominciare la serata.
Il vinho verde non è uno vino specifico. Vuol dire solo vino verde, cioè giovane, e può essere bianco, rosato o rosso. A volte anche leggermente mosso. Va da sé che il vinho verde “vero” è – per me? – solo bianco. Vitigni Alvarinho e/o Loureiro, vendemmia anticipata, poco alcol. Tanta acidità e quando va bene bella mineralità. Da servire freddo: decisamente freddo, a costo di perdere qualcosa a livello olfattivo. A volte, anzi spesso, sono vini perfettini e tutti uguali. Ma se sei in Portogallo, e stai bene, ti piacciono lo stesso. In alcuni casi, invece, ti capita proprio die esultare. Per esempio con questo Quinta da Palmirinha. Io ho provato l’annata 2017, ma è buono sempre. 11,5 gradi, quindi pochi, che per il vinho verde è requisito essenziale. Ha carattere, lunghezza tutta sua e personalità spiccata. Bevibilissimo, con quel naso “verde” che vira poi per aroma di bocca su arachidi e mandorla. Puoi finirlo da solo e non accorgertene. Preso a Les Caves de Pyrene. Scopro da Jacopo Cossater su Intravino ulteriori pregi da questa azienda che vi consiglio senza indugio: “Il produttore, Fernando Paiva, 74 anni, è stato uno dei pionieri della biodinamica portoghese: certificato biologico dall’inizio, dal 2001, ha iniziato poco dopo a interessarsi ai principi steineriani arrivando a una conversione completa nel 2007 (ancora oggi è una delle pochissime cantine certificate Demeter del Paese). Ex professore di storia, ha ereditato 3,5 ettari di vigneto dai suoi genitori, in parte a Bouça Chã e in parte a Amarante. La cantina si trova appena fuori il centro abitato di Lixa, nel nord-ovest del Portogallo, nello stesso distretto della città di Porto e della zona in cui nascono i suoi vini più celebri, la valle del fiume Douro. Un bianco prodotto solo a partire da uve di loureiro (insieme all’alvarinho la varietà a bacca bianca più rilevante della zona), vinificato e lasciato maturare per poco meno di un anno in sole vasche di acciaio prima di una sosta di circa 6 mesi in bottiglia. Un vino che spiazza anche per il prezzo: difficile trovarlo a scaffale, in enoteca, sopra agli 8 euro“. In Italia si trova a un prezzo superiore (sui 12-15). Ma li vale tutti. Ah, il vinho verde (quando è buono davvero).