Nell’agosto scorso, mentre mi trovavo a Gressonney per le repliche di Gaber se fosse Gaber e Le cattive strade, ho appreso di essere stato querelato da Stefano Chioccioli. Prima reazione: Chioccioli chi? Seconda reazione: Chioccioli perché? Dopo due o tre ore, comprendevo che Chioccioli mi aveva querelato poiché citato da Massimo D’Alessandro (pure lui querelato) ne Il vino degli altri.
Il capitolo dedicato al Syrah cortonese, al tempo dell’uscita (primavera 2010) fece discutere per le dichiarazioni di D’Alessandro su alcune sofisticherie applicate da enologi “toscani furbi”. Una categoria di cui Chioccioli non faceva minimamente parte: D’Alessandro, nella “famosa pagina 101“, non alludeva certo al querelante. Oltretutto mi ero limitato a riportare le parole dell’intervistato, che aveva semplicemente spiegato i motivi della cessata collaborazione con Chioccioli (“ci seguiva qualche giorno, poi scappava via. Non era adatto alla nostra storia“).
In prima istanza il giudice aveva disposto l’archiviazione, ma Chioccioli si è opposto. Ho dovuto così contattare il mio avvocato e pagare le spese legali – che in questi casi si pagano anche se la causa va a buon fine. Lo scorso 5 febbraio, il Giudice di Trento ha disposto la definitiva archiviazione del caso, poiché “non si comprende dove darebbe l’offesa alla reputazione (…) sussiste un legittimo esercizio del diritto di critica“.
Ringrazio Stefano Chioccioli per il tempo e il denaro speso. E’ stato un piacere.
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