8 Comments

  1. Non scomodate la Austen,prego.

    Dopo aver ascoltato il suo monologo su La7, vorrei condividere alcune riflessioni sulla trilogia delle cinquanta sfumatura di colori scuri.
    L’indignazione che mia ha pervasa è seconda soltanto alla noia attanagliante vissuta nello scorrer le ambiziose pagine.
    Dico subito che la recensione di The Guardian – sbandierata sulla quarta di copertina – “Quello che ogni donna vuole, ovviamente” è la responsabile principale del presente momento di sincero sfogo interiore: l’uso dell’avverbio finale e la sua ineluttabilità intrinseca, ne sono state la forza scatenante.
    La mia vita e le mie battaglie – uguali a quelle di milioni di donne italiane – gridano vendetta e reclamano scuse e sereni chiarimenti. Non sarà la giurista che è in me a parlare: compito troppo semplice con la legge dalla mia parte.
    Sarà la donna, la madre, la zia, l’educatrice.
    Una relazione in cui il sesso diventa l’unico piano sul quale le difficoltà emotive e gli eventuali scontri di opinione vanno a cercare rimedio è non soltanto offensivo, ma anche il segnale di un certo tipo di letteratura che intende ri-collocare i ruoli uomo/donna entro confini rigidi e entro classificazioni che non declinano il principio di eguaglianza.
    Una relazione nella quale la donna ha timore dei continui sbalzi di umore del maschio e che teme che i medesimi generino punizioni corporali, mi trasporta in un amen nel gorgo ottocentesco dell’assenza di Carte fondamentali e di Costituzioni, depositarie dello spirito egalitario di una Nazione.
    Il messaggio è nefasto, oscurantista e medievale. Se l’autrice voleva dirci che con l’”amore” si può aiutare il cuore sofferente di un uomo, maltrattato da bambino nel corpo e nello spirito, allora le va comunicato – ad onor di cronaca – che la psicoterapia è scienza accreditata e vastamente diffusa: nessuno addita più come pazzo chi intende avvalersi di un aiuto psicologico.
    Anzi, per usare il linguaggio caro agli psicoterapeuti, un legame malato che diventa un best seller planetario – grazie al tam tam delle donne dal parrucchiere e nei supermercati (e perché no, nelle palestre e dalle massaggiatrici shiatsu) – la dice lunga sullo stato attuale delle relazioni affettive.
    Le ascrivo un unico merito: quello di aver trattato il tema della difficoltà – nelle suddette relazioni – di usare la verità di sé e delle proprie emozioni interiori, la paura del lasciarsi andare all’altro. Tuttavia, non è la strada indicata dall’autrice nel libro – quella della sottomissione (parola orribile, per l’abolizione della quale in alcune parti del mondo le donne sono disposte a morire) e del timore delle beate percosse – quella giusta per la redenzione da una infanzia difficile e tormentata.
    Mi conceda una ultima considerazione: se Christian non avesse avuto Charlie Tango o non avesse regalato braccialetti di Cartier, pensate che la tizia si sarebbe sdilinquita nella stessa misura? Perché le emozioni non possono essere le medesime anche con un mutuo da pagare, un lavoro da cercare e una Panda rossa?
    Allora, la bieca riproposizione dello stereotipo potere/sesso non vuole portare indietro le lancette del tempo e gli orizzonti culturali delle nostre figlie adolescenti?
    Per quanto mi riguarda, userò i volumi – tra l’altro prestati e non comprati – come sostegno di un tavolinetto claudicante, fino a quando la proprietaria non li reclamerà.
    Ma so già che mia sorella strepiterebbe se non le restituissi “Orgoglio e pregiudizio”: le Cinquanta sfumature le ha già dimenticate.
    Vitulia Ivone
    Madre di Alessandra (15 anni) e Benedetta (12 anni).
    Giurista.

  2. Com’era bello con Giorgio Gaber. Com’era bello…
    Caro Andrea ben venga chi, come te, rievoca forte l’eco delle parole del signor G.

  3. CIAO ANDREA,
    MI HA MOLTO COLPITO IL TUO INTERVENTO SUL GENIALE GIORGIO GABER E GRAZIE, ANCHE, PER AVERLO “ACCOSTATO” ALL’ IMMENSO FABRIZIO DE ANDRE’, UNA DELLE MIE PIU’ GRANDI PASSIONI!
    NON CONOSCEVO “IL SUICIDIO”, PER CUI, GRAZIE ANCHE AD INTERNET, HO RIMEDIATO SUBITO… MI HA FATTO TORNARE IN MENTE IL “VOLO” CHE HO SPICCATO CON UN AUTORE E UN LIBRO, IN PARTICOLARE, CHE AMO MOLTO: ALBERT CAMUS – “L’ UOMO IN RIVOLTA”.
    SCRIVE, AD UN CERTO PUNTO, CAMUS:” COSI’, GETTATE NELL’INFERNO, MISTERIOSE MELODIE E IMMAGINI CRUDELI DELLA BELLEZZA FUGGITA CI ARRECHERANNO SEMPRE, IN MEZZO AL DELITTO E ALLA PAZZIA, L’ ECO DI QUELL’INSURREZIONE ARMONIOSA CHE ATTESTA LUNGO I SECOLI LA GRANDEZZA UMANA” E IN PIU’ L’ AUTORE AGGIUNGE: “MA L’INFERNO HA UN TEMPO SOLO, LA VITA UN GIORNO RICOMINCIA”.
    CAMUS CI HA PASSATO “L’ACCAPPATOIO AZZURRO”, CHE NE PENSI?
    TI RINGRAZIO, ANTICIPATAMENTE, SE VORRAI RISPONDERMI!
    UN ABBRACCIO…
    P.S. … NON SONO BRAVA, COME TE, CON LE PAROLE, PER CUI PERDONAMI QUESTO SCRIVERTI COSI’ ASCIUTTO, MA, CREDIMI, TRA LE RIGHE C’E’ TANTA EMOZIONE!

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