Recensione (Sololibri.net)

Si tende a pensare che a furia di vivere coi cani si smette di saper stare con gli umani. E’ vero“.
Condivido in pieno questa idea di Andrea Scanzi, autore teatrale, scrittore, sommelier, che regala ai lettori del suo ultimo libro tanti altri piacevoli pensieri tra i quali:
Un cane non ha altre armi se non leccarti. La vita di un cane dipende dalle tue vibrazioni. I miei cani sono la mia scatola nera. Un cane fa pet therapy anche quando non vuole.”
Condivido con lui la pena di aver avuto il primo cane con trent’anni di ritardo (per me trentacinque) e la ricerca ancor oggi, nei libri che leggo, delle pagine dedicate a questi nostri simili. Personalmente, la figura di Argo, il cane di Ulisse, che per primo lo riconosce dopo anni di assenza e legge sul suo corpo le vecchie e nuove cicatrici, mi sarà rimasta impressa con particolare vivacità.
Non posso che apprezzare e sorridere di tutte le piccole manie, le cerimonie, i riti che ogni “padrone” usa nei confronti dell’animale nel momento
di mangiare, lavarsi, uscire per una passeggiata, lasciarsi o dormire.
Non posso non capire l’apprensione e talvolta lo sgomento di chi ha il cane più o meno ammalato e fa di tutto per lenire il momento della sua sofferenza.
Un cane è la tua morte in anticipo. Muore al tuo posto per vedere la strada che ci sarà dopo e poi raccontartela. Un cane va in perlustrazione nell’abisso. Vede, sempre dal basso, anche se ora è in alto. O così dicono. Un cane muore al tuo posto e tu muori con lui. Però poi tu riparti. E lui no. Perché è così che funziona”.
Attraverso i numerosi richiami a film, colonne sonore, libri e fumetti, i lettori scoprono quasi tutto di Andrea, uomo di cultura, non di destra, grande viaggiatore. Un solo aspetto resta misterioso: il nome della donna Bella e Famosa che è stata sua compagna per un certo periodo della vita.
I cani lo sanno. I lettori no. (Emmabi, Sololibri.net)

 

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