EUROPEE 2019
Lega 34,34%. Salvini ha realizzato uno dei più grandi capolavori nella storia della politica italiana. Sei anni fa la Lega aveva a fatica il 3%: pazzesco. E’ la conferma che più demonizzi un leader politico (tutt’altro che stupido) e più lo rafforzi: vedasi, per credere, M5S ieri e Berlusconi l’altroieri. Ed è anche la conferma di come ormai i social servano solo come balconcino scemo per qualche para-intellettuale “de sinistra”: mentre le Murgia e altri gonzi spelacchiati gridavano a caso al fascismo e al nazismo, indignandosi già che c’erano pure sulla Nutella, Salvini riempiva le piazze e collezionava consensi. E’ la differenza tra paese reale e seghe mentali, baby. Se Salvini non è pazzo, fa cascare subito il governo e torna non con Berlusconi ma con la Meloni (insieme fanno più del 40%). E quel che porterà Toti. A quel punto farà quel che vorrà, agile e in scioltezza. Per anni. (Salvini ricordi però che, in Italia, stravincere le Europee porta rogna vera. Chiedere al Berlusconi 2009 e alla Sciagura 2014).
Pd 22.7%. La paura era tale che adesso il Pd esulta neanche fosse il City di Guardiola: calma, bimbi. In realtà, con una Lega al 34%, per il Pd non c’è poi molto da esultare. La gioia, più che altro, è per: 1) il calvario degli odiati 5 Stelle; 2) i quattro punti in più rispetto al 2018; 3) aver dato uno schiaffone a renzi, che sperava nella Waterloo e che oggi conta ancora meno di ieri. Ciò detto, Zingaretti prende in pagella 6+ che è comunque molto più del suo carisma da salumaio mesto. La grande mossa è stata Bartolo (persona rara), mentre la grande ammucchiata non ha portato a niente (straziante il flop dei Fratoianni & frattaglie derivanti). L’ineffabile Zinga deve sperare di andare al voto in fretta, liberarsi di (quasi) tutti i renziani e prendere fino in fondo il partito, magari (sì, magari) recuperando Bersani, valorizzando Provenzano (Peppe) e dando spazio ai Corallo. C’è solo un problema: con quel 22 lì, o dialoghi con i 5 Stelle (sperando di arrivare assieme al 40%, e non è detto), o ti consegni alla marginalità. Allo stato attuale, con un centrodestra che insieme va al 50% o quasi (daje!), il Pd è una squadra che va con merito in Europa League ma che la Champions League (cioè la maggioranza) non la vede neanche col binocolo. Per questo esultare (troppo) adesso ricorda quel tale che, dopo essere entrato in casa e aver scoperto che di notte gliel’avevano svaligiata, esultò come un ossesso perché i ladri se non altro gli avevano lasciato tutta la discografia di Renzo Zenobi. (Il Pd, rispetto a un anno fa, ha perso altri 100mila voti. Sale la percentuale solo perché crolla la percentuale dei votanti: 73% nel 2018, 56% ieri. Se l’obiettivo del Pd era arginare la destra e recuperare consensi, non c’è nulla da esultare. Se poi l’unico obiettivo era vincere la gara tra poveri coi 5 Stelle, allora vai di cortei)
M5S 17.06%. I 5 Stelle vivono la gogna, il calvario e il martirio. Sangue ovunque. Neanche alle Termopili ebbi a vedere tutta questa macellazione a cielo aperto. Quando mesi fa andavo in tivù e dicevo che i 5 Stelle avrebbero preso una scoppola senza pari, in tanti (non tutti) venivano qua e mi insultavano. Bravi fenomeni. Sono gli stessi che ti dicevano “i sondaggi sono pilotati” (anche quelli del 2014?). E sono gli stessi che difendono a prescindere ogni cosa che fa il loro Movimento. Non vorrei che, continuando così, ai 5 Stelle resteranno giusto gli ultrà e i talebani. Andando al governo con la Lega, il M5S ha reso nuovo Salvini per sembrare vecchissimo lui. Bel capolavoro. Di Maio è andato dritto per la sua strada, avallando anche la porcata immonda del salvataggio di Salvini sulla Diciotti, e ora paga – sin troppo – per un errore di fondo: la totale mancanza di misura. Troppo salviniano a inizio Salvimaio, o almeno così pareva; e troppo di lotta dopo (peccato che fosse al governo). I 5 Stelle pagano poi la loro natura ontologica di “forza di rottura”, che li fa volare quando sono all’opposizione ma li fa soffrire quando governano. Ancor più se accanto hanno la Lega. Paradossalmente più questo governo durerà e più i 5 Stelle imploderanno, perché verranno cannibalizzati ulteriormente da Lega e astensione (molto meno, per ora, dal ritorno del Pd). Di Maio dovrebbe far saltar il banco adesso, perché se si riduce a fare il predellino di una Lega straripante ciao core. (Unica consolazione per il M5S: anche 5 anni fa fu Maalox Moment, a conferma che le Europee gli vengono male parecchio. All’epoca seppero rialzarsi: stavolta, vedremo).
Forza Italia. 8.79%. Partito moribondo quando non morto, ma Salvini ne ha ancora bisogno (forse). E quel che resta dei berlusconiani è ancora davanti alla Meloni. Toti uscirà da questa baracca smembrata e creerà la terza gamba per l’imminente Salveloni. Che (a sinistra) farà rimpiangere il Salvimaio. C’mon!
Fratelli d’Italia. 6.4%. Non è un trionfo, ma la Meloni è quella che dopo Salvini può esultare di più. Sarà la prossima ministra del Mise.
Bonino + Pizzarotti 3.09%. Oltre ogni marginalità immaginabile, nonostante gli appelli, i digiuni e altre belinate a favor di telecamera. Basta, via.
“La sinistra vera”. L’altro grande sconfitto coi 5 Stelle. Da mesi ci smerigliano oltremodo le gonadi col razzismo, fascismo, nazismo, eccetera. Vivono sui social, commentano (male) ogni ruttino del “Capitano”m scrivono libri che si leggono da soli e – tra un appello e l’altro pro-Cesare Battisti – si autoproclamano “intellettuali”. Poveracci. In Germania i Verdi sono il secondo partito, da noi “Europa Verde” è un 2.29% che lascia la stessa traccia indelebile degli editoriali ghiebbi di Cerasa. Semplicemente leggendaria, poi, “La Sinistra”, nome goffamente altisonante che raggruppava pure “Rifondazione Comunista” (eh?). C’erano stati gli appelli di Mannoia & altri Delusi Grillini. C’erano state le messe laiche su come nel Mediterraneo Salvini mangiasse i bambini. E c’erano stati i continui tweet dei soliti noti “wuminghioni” su Fedriga Churchill, Toninelli Mengele e Ceccardi Eva Braun. A sentir loro, le masse avrebbero sgomitato a milioni per tributare a Fratoianni e Casarini (sì, c’era anche quello lì) il sacro ruolo dei nuovi Marx e Lenin. Idoli veri. I risultato è stato un trionfale 1.7%. Dopo una batosta così, certi “scrittori” dovrebbero andare a zappare le prode e certi “politici” dovrebbero riciclarsi come catarifrangenti menci. Ma non lo faranno, continuando a insegnarci come vivere dall’alto della loro smisurata evanescenza bolsa.
Astensione 44%. Il partito di maggioranza, nonché l’esercito che ha decretato il flop totale di grillini & sinistre. Crescerà ancora.
(In estrema sintesi: dal Salvimaio al Salveloni. Wow. Fortuna che d’estate non parlo di politica e a teatro racconterò solo la musica, altrimenti sai che due palle. Ci vediamo martedì da Gruber prima e Berlinguer poi)
consiglio la lettura de “il Filo Infinito” di Paolo Rumiz uscito da poco atutti gli europei ma in particolar modo agli italiani