Qualcuno, prima o poi, avrebbe dovuto scrivere la versione italiana di Se niente importa, l’oltremodo meritorio libro attraverso il quale Jonathan Safran Foer raccontò nel 2009 le aberrazioni – le crudeltà – che stanno dietro agli allevamenti intensivi e alla produzione della carne. Quel qualcuno è Giulia Innocenzi, autrice dell’ottimo Tritacarne (
stomaco foderato di ghisa. La Innocenzi, qui, cita dichiaratamente Safran Foer: “Le carcasse di pollo passano in un enorme vascone d’acqua refrigerata, dove vengono raffreddate anche migliaia di carcasse contemporaneamente. Tom Devine, del Government Accountability Project, ha affermato che “l’acqua in questi vasconi è stata giustappunto soprannominata zuppa di feci” per lo sporco e i batteri che vi navigano. Immergendo nello stesso vascone carcasse sane e pulite insieme a quelle sporche, in pratica stai garantendo la contaminazione incrociata». Il “benessere animale” andrebbe garantito per legge, e agli allevatori converrebbe pure, perché più un animale vivrà (poco) sano e più la sua carne sarà buona. Piccolo particolare: “Realizzare concretamente il ‘benessere animale’ costa”. Quindi, quasi sempre: chi se ne frega. In fondo sono solo polli e conigli, no? Esempio: “Gli allevamenti sovraffollati, con i maiali che non riescono a distendersi completamente e costretti a vivere nei loro escrementi e pure a mangiarli, sono comuni. E queste condizioni inducono i suini all’aberrazione più grande: il cannibalismo”. E magari fosse “solo” questo: “Partiamo da una pratica di cui l’Italia è grande estimatrice: la castrazione. È fatta principalmente per una questione di gusto della carne, e cioè per evitare «l’odore di verro», dovuto a un ormone che i maiali sviluppano in pubertà. I maialini sono afferrati per le zampe a testa in giù e immobilizzati. Un operatore taglia lo scroto del maiale con uno strumento che assomiglia al bisturi che recide i testicoli. È una pratica molto dolorosa, ma se il maialino non ha superato i sette giorni di vita, può essere fatta senza anestesia. Esistono alternative alla castrazione, come per esempio il vaccino che inibisce la formazione dell’ormone che causa l’odore di verro, utilizzato già in 63 Paesi. Solo Italia, Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia non si sono ufficialmente impegnati a mettere fine a questa pratica. Un’indagine compiuta in diversi allevamenti ha mostrato inoltre come gli operatori buttino i materiali organici direttamente nel recinto dei maiali, che poi se li mangiano. Spesso proprio nel recinto della mamma scrofa, che assiste e non può fare niente”. Non è finita: “Per evitare che i suinetti creino ferite ai capezzoli delle scrofe durante l’allattamento, ai cuccioli vengono troncati i denti. La punta dei denti viene rotta con una pinza. Anche questa pratica è permessa senza anestesia, se effettuata entro i primi sette giorni di vita dell’animale”. Con toni crudi ma mai sensazionalistici, e anzi talora perfino autoironici (come Safran Foer), la “vegana a casa, vegetariana in giro” Giulia Innocenzi firma un encomiabile reportage degli orrori, che svela una volta di più questa terribile galassia di abomini. Le prime vittime sono gli animali e le seconde siamo noi, perché davvero non ci rendiamo conto delle schifezze che mangiamo ogni giorno. Ha scritto Isaac Bashevis Singer, ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento e Premio Nobel per la Letteratura nel 1978: “Ciò che i nazisti hanno fatto agli ebrei, gli umani lo stanno facendo agli animali”. Sembra un’esagerazione. Appunto: sembra. (Il Fatto Quotidiano, 18 ottobre 2016)
Gent.mo Andrea Scanzi,
vista la Sua etica volevamo poterla contattare ma non abbiamo trovato una email alla quale scriverle.
Pertanto,approfittiamo di questo post per inviarle il nostro comunicato sul Progetto SENZA animali che stiamo sostenendo presso l’Università di Genova.
Saremo felici se volesse trattare l’argomento o intervistare la Dott.ssa Penco.
La ringraziamo e Le auguriamo una buona giornata.
Cordiali Saluti,
rIcerCARE
rIcerCARE: Crowdfunding per il Progetto Glaucoma e Barriera Emato-encefalica
Progetto di crowdfunding totalmente a favore della ricerca, a cura di rIcerCARE, organizzazione no-profit che fa parte del network europeo I-CARE.
rIcerCARE, organizzazione no-profit che sostiene una ricerca scientifica etica, non violenta, che non utilizzi gli animali e quindi non crei sofferenza e morte, intende finanziare il progetto riguardante la Barriera Emato-Encefalica, attraverso una raccolta fondi popolare.
L’obiettivo del crowdfunding è raccogliere la somma necessaria per completare il progetto di ricerca sulla BEE da parte del LARF, Laboratorio Analisi Ricerca e Fisiopatologia dell’Università di Genova.
LA BARRIERA EMATO-ENCEFALICA
Ma in cosa consiste, nel dettaglio, questo progetto di ricerca?
Gli esseri umani e l’ecosistema, abitualmente, sono esposti a più composti chimici che diventano fattori di stress cumulativi. La contemporanea esposizione a più contaminanti, infatti, può aumentarne gli effetti tossici. Dati della letteratura scientifica recente suggeriscono che i disturbi neurali possono avvenire in età precoce e che l’esposizione all’inquinamento atmosferico, a farmaci e xenobiotici sembrano avere un ruolo cruciale in questo processo. Per tali motivi, in campo tossicologico non si dovrebbe prescindere dal valutare il potenziale neurotossico dei composti chimici e delle loro miscele, tenendo conto che spesso i sintomi associati all’alterazione della funzionalità nervosa possono essere ritardati, progressivi e spesso irreversibili, influenzando negativamente sulla qualità della vita, con implicazioni importanti sia a livello sanitario sia socio-economico.
I test di tossicità generale ed in particolare quelli di neurotossicità condotti in vivo sui roditori sono di costo e complessità elevati e si stanno rivelando poco sensibili ed inadatti per lo screening di un elevato numero di prodotti chimici. Inoltre, il sistema nervoso umano differisce sostanzialmente da quello dei roditori. Si rende quindi necessario sviluppare dei modelli alternativi in vitro, basati sull’utilizzo di cellule umane per poter rilevare il potenziale tossico di composti chimici e delle loro miscele, con un alto valore predittivo sull’uomo. Inoltre, per mimare al meglio le condizioni fisiologiche presenti nel sistema nervoso in vivo, è necessario considerare e riprodurre nei modelli in vitro la barriera emato-encefalica, che regola selettivamente il passaggio di sostanze chimiche da e verso il sistema nervoso.
Un modello in vitro che riproduca il sistema nervoso e la BEE, permetterebbe di comprendere non solo l’effetto delle sostanze chimiche o dei farmaci sulle cellule nervose, ma anche la capacità di questi di oltrepassare la BEE e quindi di svolgere la loro reale attività. Molte delle terapie potenzialmente neuroriparatrici e neuroprotettive oggi disponibili non sono in grado di esplicare questi loro effetti, proprio poiché non riescono ad oltrepassare la barriera emato-encefalica spesso selettiva anche per alcuni farmaci. Poche sono le informazioni disponibili sui possibili danni a livello del sistema nervoso.
Scopo del progetto
Come è noto, gli effetti di un composto chimico direttamente su cellule nervose, potrebbe non rispecchiare l’effettivo rischio per la salute umana, dal momento che il composto introdotto nell’organismo deve oltrepassare la BEE per agire a livello cerebrale, e la BEE è selettiva e quindi non permette il passaggio di tutte le molecole. Partendo da questo presupposto si vuole allestire un modello di BEE basato su tecnologia millifluidica, che consenta il flusso di liquidi attraverso le cellule della BEE e, se queste ultime permetteranno il passaggio di un composto in esame, si potranno valutarne gli effetti sulle cellule di origine nervosa (astrociti, neuroni ecc.) . Il modello potrà essere utile per studiare gli effetti dell’esposizione a composti chimici, naturali e di sintesi (inquinanti,farmaci,estratti vegetali) su cellule nervose,interponendo un costrutto di BEE, per poter simulare al meglio la condizione in vivo.
Si tratta quindi di una ricerca che importanti ripercussioni a livello ambientale,animale e sociale, in quanto potrebbe superare la ricerca sulle cavie e aiutare a capire il reale impatto di alcuni agenti chimici e inquinanti sul sistema nervoso umano.
Il progetto di crowdfunding di rIcerCARE è disponibile sulla piattaforma ReteDelDono (Crowdfunding rIcerCARE Glaucoma e Barriera Emato-encefalica) e direttamente sul sito rIcerCARE.
Glaucoma e Barriera Emato-encefalica
https://www.retedeldono.it/it/progetti/i-care-europe-progetto-ricercare/glaucoma-e-barriera-emato-encefalica
[…] caso è il titolo di un post sul blog di Andrea Scanzi, che recensendo il libro animalista Tritacarne di Giulia Innocenzi parla […]
Semplicemente, …GRAZIE Andrea!
Sei un uomo, di grande intelligenza e cultura, ma sei soprattutto una persona buona, come si suol dire una “bella persona”.
GRAZIE! SPERO CHE MOLTI CONDIVIDANO E SOPRATTUTTO CHE MOLTI RIFLETTANO E CAMBINO ABITUDINI ALIMENTARI!
Ciao Andrea,
raccontare il mondo degli allevamenti intensivi non è raccontare il mondo dell’allevamento.
E’ piuttosto semplice provare empatia per gli animali chiusi uno sopra l’altro e ammazzati uno dopo l’altro, un giorno dopo l’altro.
E’ a mio avviso più delicata la questione del benessere animale nel mondo contadino che va pian piano a scomparire. Un mio parente alleva mucche per il latte in lombardia e due maiali per consumo personale: crescono in un buon ambiente per tre anni e poi diventano cibo. Ma quando il cibo di origine animale è sostentamento e non denaro, come la mettiamo? La questione è più delicata.
Per metterla in modo più semplice, andare dalla grassona che compra crocchette di pollo a 1€ e dirle che si sbaglia non è la stessa cosa che andare dal contadino che dopo la 16esima ora di lavoro si mangia due fette della sua coppa e dirgli che è un peccato.
Cosa ne pensi?
Grazie