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Silvio Pistone Forever

martedì, Novembre 22nd, 2011

L’Evento ha luogo a Borgomale (Cn), attorno alle 19.30, o a quell’ora dovrebbe cominciare.
Arrivo lungo alla rotonda di Manera, tra Alba e Borgomale, partendo dal Relais Montemarino. Era difficile sbagliare, c’era solo una strada e neanche un chilometro da fare, ma ci riesco.
Lì mi aspetta (aspetterebbe) Ezio Cerruti. Torno indietro, sacramentando, e andiamo da Silvio Pistone, nel regno delle tome – e derivati – di pecora.
Attorno alle 20 inoltrate arriva Beppe Citrico Rinaldi. Poco dopo, anzi a dire il vero quasi alle 21, giunge Mauro Musso.
Verso le 23, quando abbiamo già mangiato antipasti e primi, spunta la sorpresa: Maurizio Robaldo, dello slowfood Da Maurizio a Cravanzana.
Riassumendo. La cena vede protagonisti: 1) Il genio dei formaggi eternato in Langhe Doc (ma che conoscevo prima di Langhe Doc); 2) L’artefice sommo e imbattibile del Barolo; 3) Il pazzo scriteriato che ha declinato il Moscato a passito indimenticabile; 4) il folle che ha rischiato tutto per mettersi a fare i tajarin a modo suo (pure lui in Langhe Doc) ; 5) il proprietario del migliore slowfood di Langa.
Il Gotha dell’enogastronomia. L’intruso sono io.
La cena è surreale, in un contesto illuminato solo da candele, con pane fatto in casa e stufa a legna. Altri tempi.
Attenzione a una scena: quando arriva Rinaldi, abbiamo già sdraiato un Moscato secco vinificato – per ora in privato – da Ezio. Rinaldi fa finta di non essere interessato alla degustazione del vino, che in realtà lo intriga moltissimo (è stato lui a esortare Ezio a provare altri vini oltre al rinomato Sol). Comincia quindi una mezzora in cui Rinaldi va giù di aneddoti. Pensi (se non lo conosci): “Se ne frega di quel vino”. Au contraire: sta aspettando di recensirlo con poche e giuste parole.
La meraviglia dell’essere umano risiede spesso nella via – traversa – che imbocca per raggiungere un obiettivo. Beppe “Citrico” Rinaldi – semper fidelis, ora pro nobis – parte dall’aneddoto dialettale, e dalla digressione colloquiale, per arrivare all’obiettivo. Che, nello specifico, è un apprezzamento critico ma convinto di quel vino.
Citrico è uno di quelli che finge perennemente distacco e cazzeggio, ma non smette mai di essere lucidamente immerso nel suo tempo.
La progressione dei cibi vede uno sfoggio di formaggi encomiabile. Anzi: commovente. Verrà la Langa e avrà le tome di Pistone. Preparatevi. Egli è il nostro Guri (vostro non so, mio credo di sì. Anche se dovrebbe smettere di cucinare carne e fare a tempo perso il macellaio. Basta con ‘sto carnivorismo, cazzo).
I vini sono, ovviamente, di pregio. Il Moscato secco di Ezio mi ricorda certi Zibibbo egualmente secchi bevuti di recente: l’aromaticità che esplode, e rende difficile l’abbinamento, ma bella beva e grande personalità.
Delude il Verdicchio, piace l’Ar.Pe.Pe Vendemmia Tardiva Sassella 2004 (ma il vendemmia non tardiva è molto più emozionante).
Deciso cambio passo con il Barolo Rinaldi 2004 (senza etichetta).
Maurizio ha portato una magnum di Bricco Appiani Roddolo 2003. Annata calda, vitigno che nulla c’entra con le Langhe, qualcuno è scettico, ma la bottiglia finisce.
Il Sol 2007 (botritizzato e no) emoziona. I formaggi esondano. Spunta la mitica torta di nocciole di Maurizio (standing ovation, e io odio i dolci).
Beppe mi racconta aneddoti su Sandro Luporini: chiedere di più dalla vita, sesso a parte, è difficile.
Si parla, ci si confida, si beve, si mangia. Si tira tardi, si oltrepassa l’una.
Mauro Musso, nel frattempo, si addormenta su se stesso e crolla. Istantanea indelebile (ha tutte le ragioni per essere stanco, è sempre in giro e non dorme mai, ma tutto questo non lo esenterà dal perculeggiamento eterno).
La serata volge al termine.
Mi sento come un intruso in un quadro di Monet (o di Luporini).
Me ne vado. Ma torno, presto. Torno. E so già quando.
Io da queste parti devo comprare casa.