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Riesling Trocken “von der Fels” 2018 – Keller

mercoledì, Marzo 18th, 2020

Schermata 2020-03-18 alle 12.40.01Mi sono imbattuto in un Riesling tedesco strepitoso. E’ opera del grande Klaus Peter Keller, maestro dei Trocken (secchi) nella zona del Rheinessen, teoricamente meno vocata della Saar. Per certi versi Keller sta alla Rheinessen come Egon Muller alla Saar: sono due maestri, e dietro di loro (per fortuna) si è creata una nutrita selva di allievi.
Il capolavoro di Keller è il Riesling G-Max, uno dei vini più cari e mitici del mondo. Io mi sono fermato molto prima, provando uno dei suoi Trocken “base” (si fa per dire). L’ho scoperto grazie a Luca Martini, che li distribuisce in Italia. Si chiama “von der Fels”, annata 2018. Credo che in enoteca si trovi poco sotto i 30 euro.
Vecchie viti e rese estremamente basse: sono alcune delle caratteristiche chiave di Keller. Questo “von der Fals” brilla per una mineralità prodigiosa, che sconfina in una sapidità “totale” e davvero conturbante. Complesso e lungo, con la beva migliore dei Riesling migliori. Purtroppo il Riesling (che sia Francia o Germania) non ha mai solfiti troppo bassi, ma qui siamo dalle parti della naturalità. In breve: un Riesling Trocken irresistibile.

Due gran bei Riesling

domenica, Maggio 26th, 2019

IMG_4823Nei giorni scorsi mi sono imbattuto in due Riesling che vi consiglio senza indugio. Il primo l’ho scoperto grazie a Luca Martini, il secondo grazie a Caves de Pyrene. Il primo è il Piesporter Goldtröpfchen di Julian Haart. Mosella. Annata 2017, senza residuo zuccherino. Scopro qualcosa di più  grazie al sito Vinissimus: “Julian Haart proviene da una famiglia di viticoltori di Piesport, nella Mosella Centrale, anche se ha iniziato la sua carriera professionale come cuoco. Dalla cucina è passato al vigneto, sempre accanto alle grandi stelle: ai fornelli, cucinando fianco a fianco di alcuni tra i migliori chef della Germania; in vigna, imparando da maestri del calibro di Heymann-Löwenstein, Emrich-SchönleberEgon Müller o Klaus Peter Keller, con i quali ha lavorato per oltre tre anni. Stabilitosi nel suo paese natale, Piesport, uno dei paesi con la più importante tradizione e storia vinicola della zona, Julian Haart si dedica totalmente alla sua piccola proprietà, 2,5 ettari nel Grosses Gewächs Goldtröpfchen (inclusi 0,7 ettari della parte che riceve il nome di Schubertslay, una sottoselezione di questo appezzamento con un microclima unico e grappoli centenari) e 1,3 ettari nel GG de Ohligsberg. Tutte le sue vigne sono piantate con la nobile varietà di uva riesling su terreni di ardesia decomposta, tipici della Mosella. Il lavoro in vigna segue il metodo tradizionale, a mano, e non prevede l’uso né di erbicidi né di sostanze chimiche, ma ricorre a depositi di acciaio inossidabile e a foudres da 1000 litri di rovere vecchio in cantina. Julian Haart è un uomo di talento, la cui filosofia assomiglia a quella seguita in Borgogna: sin dalla prima annata, il 2011, ricerca sempre l’eleganza e la delicatezza, mantenendo la purezza del frutto e preservando l’acidità propria dell’uva riesling in alcuni dei vini prodotti nella Mosella, vini con gradazioni moderati e che si bevono che è un piacere“.
Il Piesporter Goldtröpfchen 2017 si trova (male) in enoteca sui 35 euro e dai 40 in su al ristorante. E’ uno dei prodotti di punta dell’azienda e non ha residuo zuccherino (ma non c’è scritto in etichetta “Trocken” e differisce anche dal Goldtröpfchen “Kabinett” che costa la metà). Berlo adesso è – va da sé – un peccato, ma la bevibilità è prodigiosa. Molto fresco, bella mineralità, dritto e tagliente ma al contempo elegante. Si intuisce che negli anni evolverà assai bene, sempre ammesso che qualcuno tra voi riuscirà a non berlo subito.
IMG_4928L’altro Riesling è il Nature 2017 di Kumpf & Meyer. Stavolta siamo in Alsazia. Sempre niente residuo zuccherino. In enoteca lo trovate (male) attorno ai 15 euro, che è un prezzo oltremodo vantaggioso per uno dei Riesling che più mi ha colpito negli ultimi tempi. Minerale come pochi, elegantissimo e con una polpa vivida e inattesa di pesca gialla (anzi proprio bianca) che esalta ancora di più la mirabile beva. L’ho semplicemente adorato. Leggo da Bottegha.it: “La sua idea: vini tesi e minerali, espressione del terroir, dalla grande beva e che non lasciano nessuno spazio a zuccheri residui. 16 ettari di proprietà, tutti frammentati come da migliore tradizione alsaziana. Tanti terroir diversi ed altrettante microvinificazioni. Un’azienda giovane con un futuro radioso. Vino Bianco Da viti piantate su terreni argillocalcarei con un rendimento di 45 hl/ha. Fermenta per circa 10 mesi in botte da 40 ettolitri”. E poi da Wineyou: “Domaine Kumpf et Meyer si trova vicino alla città Rosheim, lungo la famosa strada del vino alsaziana. Nata dall’unione di due storcihe famiglie alsaziane che producevano vino oggi è gestita da Julien Albertus che è il cuore pulsante e pensante del Domaine con uno sguardo sempre proiettato al futuro e con nuove idee in testa. Juliene ha convertito al biologico i suoi 16 ettari di vigneto piantati principalmente a Riesling e poi a Pinot Bianco, Auxerrois e Pinot Nero. Come nella migliore tradizione alsaziana i vigneti sono frammentati in modo da avere tanti terroir diversi e altrettante microvinificazioni. Sono infatti più di trenta le cuveeè che ogni anno Kumpf et Meyer produce tra cui spiccano i due Grand Cru Bruderthal e Westerberg. I vini di Julien sono tesi e minerali, autentica espressione del terroir, dalla beva facile e senza zuccheri residui“.
Il Nature 2017 è il loro “base”. Ed è un Riesling glou glou (con potenziale enorme) da cortei e da torcida. Provatelo, provateli.