Ristorante Donatello, Bologna, davanti al Teatro Arena del Sole. E’ lì da quasi cent’anni. Domenica pranzo. Poco distante ci sono il Cantuccio e Serghei, più noti, ma chiusi quel giorno.
Così andiamo lì. Tortellini e salumi, si mangia bene. Prezzi discreti.
Cosa bevi? Dura, coi tortelloni in brodo. Ci sta male quasi tutto.
In questi casi mi affido all’abbinamento che preferisco: quello ad minchiam. Ho scelto un Pagadebit Campo al Lago Frizzante, anno 2007. Azienda Agricola Celli, Bertinoro. Prezzo dieci euro.
Il Pagadebit è un vitigno autoctono romagnolo bianco. Cresce nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna, zone decisamente più note per il Sangiovese. Il nome esatto è Bombino Bianco, lo trovi anche a Ravenna. Lo chiamavano Pagadebit perché era produttivo perfino nelle annate più difficili e serviva come merce di scambio per pagare i debiti (infatti un altro suo nome è Straccia Cambiale).
Per alcuni è un parente povero del Trebbiano d’Abruzzo, che incontri molti chilometri più a sud nel litorale adriatico.
Quel Pagadebit non aveva nulla di straordinario. Era semplicemente onesto e umile. Come doveva essere. A volte, ai vini, devi chiedere solo di essere se stessi. Rispettandone i limiti congeniti e apprezzandone l’antica schiettezza.