Pagadebit Campo al Lago

Ristorante Donatello, Bologna, davanti al Teatro Arena del Sole. E’ lì da quasi cent’anni. Domenica pranzo. Poco distante ci sono il Cantuccio e Serghei, più noti, ma chiusi quel giorno.
Così andiamo lì. Tortellini e salumi, si mangia bene. Prezzi discreti.
Cosa bevi? Dura, coi tortelloni in brodo. Ci sta male quasi tutto.
In questi casi mi affido all’abbinamento che preferisco: quello ad minchiam. Ho scelto un Pagadebit Campo al Lago Frizzante, anno 2007. Azienda Agricola Celli, Bertinoro. Prezzo dieci euro.
Il Pagadebit è un vitigno autoctono romagnolo bianco. Cresce nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna, zone decisamente più note per il Sangiovese. Il nome esatto è Bombino Bianco, lo trovi anche a Ravenna. Lo chiamavano Pagadebit perché era produttivo perfino nelle annate più difficili e serviva come merce di scambio per pagare i debiti (infatti un altro suo nome è Straccia Cambiale).
Per alcuni è un parente povero del Trebbiano d’Abruzzo, che incontri molti chilometri più a sud nel litorale adriatico.
Quel Pagadebit non aveva nulla di straordinario. Era semplicemente onesto e umile. Come doveva essere. A volte, ai vini, devi chiedere solo di essere se stessi. Rispettandone i limiti congeniti e apprezzandone l’antica schiettezza.

Tags:

8 Responses to “Pagadebit Campo al Lago”

  1. Mena ha detto:

    In effetti non è facile scegliere il vino da abbinare ai tortellini in brodo. Io generalmente vado sul sorbara, spesso il Fondatore. Nella mia zona, ai tempi dei miei nonni, era usanza versare un bicchiere di lambrusco nel brodo dei tortellini. Quale fosse il risultato non lo so dire, non ho mai avuto il coraggio di tentare l’esperimento. 😉

  2. Albe ha detto:

    L’importante è sapere cosa si beve. L’ignoranza uccide vino e cibo…

  3. Andrea Scanzi ha detto:

    Sì Mena, è vero, il cucchiaio di Lambrusco sul brodo. Lo fanno anche a Mantova. Ci ho provato, ma è più un’usanza storica che non qualcosa che aggiunge o toglie gusto. Il Fondatore di Chiarli è un gran bel Sorbara, nulla da dire. Oggettivamente il brodo mette in difficoltà, è di per sé caldo e forte come sapore. Che ci bevi? Boh.

  4. Albe ha detto:

    Se dovessi scendere un giorno in Sicilia contattami che ti indico due tre posti sparsi per l’isola….ti divertirai ad abbinare vino e pesce…. :D…

  5. Mena ha detto:

    Non toglie gusto se è appunto un cucchiaio, però qui c’era gente che ci vuotava dei mezzi bicchieri. Anche se a dire il vero il più delle volte, a quei tempi, era più facile trovare sulle tavole dei contadini il “puntalone”, un beverone talmente leggero che certamente non alterava il sapore. Comunque è vero, col brodo è difficile scegliere: a volte mi verrebbe voglia di andare ad acqua, ma proprio non ce la faccio. 😉

  6. Cattamax ha detto:

    Anche i miei nonni in provincia di Milano usavano mettere un goccio di vino nel brodo di carne con una generosa cucchiaiata di grana e a dire la verità lo faccio anch’io ogni tanto per il disgusto di mia moglie e mia figlia. E’ l’unico abbinamento brodo-vino che riesco a fare (per qualche minuto, il tempo di passare al secondo e poi riprendo).

  7. Nic ha detto:

    Ueilà anche mio nonno brianzolo metteva vino rosso e parmigiano nella pastina in brodo di carne… e l’abbinamento andava di conseguenza con lo stesso vino…confesso di averla sempre considerata una consuetudine al limite dell’alcolismo … ma alcolista mio nonno non era … è che un tempo il vino era molto più “alimento” di oggi…

  8. Francesco ha detto:

    L’abbinamento per tradizione vuole il Pignoletto.Ciao

Leave a Reply