(Ecco il terzo post del giorno: ma non fateci l’abitudine).
La cosa più buffa, della presentazione all’Enoteca La Botte giovedì scorso a Caserta, è stata quando Marco Ricciardi, proprietario e Delegato Ais, mi ha detto a serata conclusa: “E’ la prima volta che i partecipanti bevono tutti i 4 vini e non lasciano nulla. Facciamo degustazioni di continuo, ma qualcosa avanza sempre. Li hai plagiati: erano così condizionati da quello che dicevi che avrebbero bevuto di tutto”.
Era una battuta, ovviamente, ma mi ha fatto – e fa – riflettere. Quando mi trovo davanti più di cinquanta persone, dal semplice lettore al grande produttore, disposti a spendere 40 euro per 4 vini e una presentazione (la mia), be’, qualche domanda te la fai. Evidentemente – inutile nascondersi – i due libri hanno germogliato e creato aspettative. Più ancora: appartenenza.
Mi fa paura e al tempo stesso piacere che molti di voi provino a scatola chiusa vini che mi hanno emozionato, che il capitolo sullo Champagne vi serva come guida, che anche per voi bere un vino sia scoprire il carattere della persona che lo ha fatto. Pretendete da me un ruolo più da amico consigliere che non da espertone tritauallera: ciò che voglio, ma mi costringete a non abbassare mai la presa. Ci proverò.
Tutto questo per ringraziare chi mi legge, chi mi ha dato (bontà vostra) questo status e chi, a Caserta, è stato per più di due ore ad ascoltarmi e bere con me. Un Verduno Pelaverga 2009 di Marina Burlotto, un Dolcetto d’Alba Superiore 2007 di Flavio Roddolo, un Barolo base di Elio Altare 2004 e un Barolo Ginestra Casa Matè 2006 di Elio Grasso.
E’ stato un bel momento, che spero non abbia deluso, in contesto “alto” (una splendida enoteca davvero) e con il servizio dei sommelier Ais che colpevolmente mi sono dimenticato di ringraziare: lo faccio adesso.
La serata è poi proseguita in un ristorante poco distante, La Locanda delle Trame a San Leucio (promossa a pieni voti), dove i presenti hanno aperto bottiglie antiche e impossibili. Qualche volta siamo inciampati nel tappo sbagliato, altre volte ci siamo stupiti di fronte a un Syrah francese come si deve. Un bel vivere, quando ci è concesso.
Grazie ancora. A tutti voi.
P.S. Marco e il suo amico Francesco De Paola – la cui cantina è un potente inno alla vita – mi hanno regalato un rosso che sta facendo gridare al miracolo. Un Nanni-Copè 2008 Sabbie di Sopra il Bosco. Igt Terre del Volturno. La cantina è a Vitulazio, nel casertano. Il proprietario, Giovanni Ascione, è alla sua prima annata dopo una carriera da degustatore e critico. Il Sabbie di Sopra il Bosco è già stato eletto Vino Slow dalla prima edizione della Guida Slow Wine (parentesi: bella guida, perfettibile ma bella). Uvaggio di pallagrello nero, Aglianico e Casavecchia. Poco interventismo, naso elegante e anzitutto fruttato, buona progressione e chiaro equilibrio. Decisamente giovane, andrà aspettato e riguardato tra qualche anno. La piccola percentuale di Casavecchia viene da ceppi di – addirittura – 130 anni. Ho avvertito ancora il legno dei tonneua nuovi, che per ora ne limitano la potenzialità acida e l’eleganza. Per ora è un vino da 6.5 (chi l’ha bevuto con me darebbe voti maggiori, sono il solito noioso). Se smaltisce la vaniglia e il lieve surplus di morbidezza può dare soddisfazioni maggiori. Anche se preferisco i vini monovitigno.
P.P.S. Qui trovate una una bella recensione. E’ tratta dal blog di Luciano Pignataro. Se solo la collega Tonia Credendino, peraltro brava e gentile, mi chiamasse “Scanzi” e non “Scansi”, sarebbe quasi perfetta.
Tags: Enoteca La Botte Caserta
Che personaggio Andrea, che prima di giovedì non conoscevo ne come scrittore ne come uomo del vino. Mi incuriosiva conoscerlo di persona dopo che sono venuto a conoscenza che aveva scritto le biografie di Baggio, Villneuve e Fossati per me tre miti e quindi immaginavo che in lui ci fosse quella sostanza poi riscontratasi nei fatti anche se coperta da molta auto ironia.
Per quanto riguarda i vini ottima scelta, il Pelaverga ovviamente paragonato agli altri e’ stato definito vino da merenda, ma secondo la mia modesta opinione ha tanto da dire, e poi chi ha detto che i vini rossi devono, per esser buoni vini, per forza prestarsi all’invecchiamento?
Anche il Dolcetto mi e’ piaciuto all’inizio criptico, ermetico ma a fine serata piacevole.
Elio Grasso 2006? Se si sapeva che era un infanticidio perché lo si e’ compiuto?
Elio Altare 2004 invece in piena godibilita’. Comunque come ultimamente spesso mi capita sono sempre gli sconosciuti a d’estate interesse.
Complimenti a Tonia per l’articolo ed al dottor Scanzi per avermi risvegliato dal torpore dell’odierno mondo del vino
ahahah!!! bravo ! Andrea però pettinati altrimenti lo sai che fede si arrabbia!! 🙂
A parte il correttore ortografico del pc “Veneto style” del blog di Pignataro, con le z tramutate automaticamente in s, bella recensione.
ma va che è un bel ragazzo Scansi e lei lo sa.
E poi solo per il fatto di avere scritto ” Elogio dell’invecchiamento” merita un plauso, per Baggio poi….Insomma dott, chi vince per lei a icsfactor?
Sto con le lacrime per la cosa di ScanSi:))) Non tanto per l’errore in se ma per il fatto che comincia a chiamarti così dopo metà articolo
Bravo Scanzi !
Gran bella serata con un picevole aperitivo tra amici, nonostante il pessimo prosecco.
Hai condotto benissimo la serata e il persorso tra vini che hai proposto mi hanno fatto venir voglia di colmare alcune mie lacune sulle Langhe.
Forse la collega Tonia è bolognese…;)
Ciao a tutti..troppo simpatici i vostri commenti ;D avviso tutti che il testo è stato prontamente corretto, non troverete un solo “Scansi”.
Ringrazio Scanzi per il commento, è stato un vero piacere conoscerti!!
aldila’ della confusione fatta tra consonanti,tutto il resto sembra essere molto scorrevole e piacevole!complimenti alla Credendino.
Un grazie di cuore ad Andrea per le belle parole e per la piacevolissima serata trascorsa insieme.
Ciao Andrea,conosci i vini di Sacrafamilia (oltrepo’pavese)?cosa ne pensi?
Andrea è stato come lo immaginavo, chi è che non si pone qualche domanda prima di incontare la persona tanto attesa. Ciò è opera del suo linguaggio che lo racconta integralmente, opera i vini che ha scelto (e come li ha scelti), le sue partecipazioni in tv in cui non ostenta accondiscendenti personaggi. Assoluta stima da parte mia per chi ha una visione del mondo enoico istintiva, divertente, ironica, vera e irriverente, conviviale ed amichevole, mischiata col vino ancora ma anche con tutto ciò che c’è intorno…e sempre vibrande di quel nerbo “in veritas”. Spero di averne ancora