Il magico mondo dei vini

Il tomo non passa inosservato. Milletrecento pagine, 49 euro. E’ l’Annuario dei Migliori Vini Italiani 2013. Esce dal 1993. Lo cura Luca Maroni, profeta del vino piacione e ciccione. Non è l’unica guida che esce a fine anno. Ci sono DuemilaVini dell’Associazione Italiana Sommeliers. La SlowWine. Il Gambero Rosso. L’Espresso. Ognuna ha il suo target. Un tempo, se ricevevi i Tre Bicchieri o i Cinque Grappoli, potevi vendere quel vino a prezzi inauditi: qualcuno lo avrebbe comprato. Meglio ancora se, a benedire il tutto, fosse spuntato un Robert Parker o un James Suckling, demiurghi del vino sempre uguale a se stesso. Oggi molto è cambiato. Per la crisi e perché la Rete ha rivoluzionato la comunicazione. Il blogger, spesso, influenza più del cartaceo tromboneggiante. Consultando siti e guide è possibile evitare fregature. Ogni vino ha la sua caratteristica, ogni azienda la sua impostazione. Ecco un vademecum breve.
Vino Chic
Il Vino-status symbol, lo Swarovski di Enolandia. Molto di moda nei Novanta, ora di meno. Splendido all’esame visivo, profumi ammiccanti al naso, struttura grassottella (gli espertoni direbbero “opulenta”). Più morbido che fresco, tannini smussati. Barrique in evidenza, come attestano i famigerati “sentori di vaniglia”. La patria eletta è Bordeaux, di cui Bolgheri è dépendance italica (Sassicaia, Ornellaia). Vitigni: Merlot (l’uva più conformista del globo), Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc. Spesso in uvaggio, di rado in purezza (eccezione di pregio è il Paleo Le Macchiole). Adorato dal Gambero Rosso e Luca Maroni, detestato dagli alternativi. Rigorosamente carissimo.
Vino Fighetto
Simile al precedente, ma con una ancor più dichiarata aspirazione a piacere. Buono al primo sorso, stucchevole al secondo. Se fosse musica, sarebbe un disco commerciale (tipo Justin Bieber). L’esempio più evidente è il Supertuscan, Frankenstein multiforme che unisce più vitigni (di solito per “ingentilire” il Sangiovese). Bello senz’anima, è adorato dal turismo anglosassone. Il Vino Fighetto si annida anche in zone di tradizione antica, come Montalcino e Montepulciano (ma pure Langhe, vedi Gaja). Le eccezioni non mancano. Cercate un Sangiovese autentico? Montevertine. Un Nebbiolo inusuale? La Chiavennasca di Ar.Pe.Pe. Un Barolo tradizionale? Giuseppe “Citrico” Rinaldi. Un Cannonau eterno? Il Perda Rubia.
Vino Perlage
Il perlage è la bollicina (ma dire “bollicina” non è cool). Niente raggiungerà mai i migliori Champagne, eppure i Metodo Classico (gli Champagne italiani, semplificando) sono dignitosi. Soprattutto in Trentino Alto Adige, Oltrepò Pavese, Franciacorta. Di questa ultima zona, nel bresciano, si possono consigliare la fascia alta di Ca’ del Bosco, Cavalleri, Faccoli, Ca’ del Vent. Crescente l’apprezzamento per il Pas Dosè, senza residuo zuccherino. Per gli amanti dello Champagne, risultano meno cari – e più originali – quelli prodotti da piccoli vignerons e non da grandi maisons. Nell’etichetta hanno scritto “RM” e non “NM”. A una Veuve Cliquot preferite un Larmandier-Bernier.
Vino Supermercato
Spesso trattati con snobismo, ma il rapporto qualità/prezzo è fondamentale. E nella Grande Distribuzione Organizzata non ci si imbatte soltanto in Ronco e Tavernello (con rispetto parlando). C’è anche chi, come il boss Oscar Farinetti di Eataly, immette sugli scaffali Esselunga dei Nebbiolo validi. Un appassionato estetizzante non li comprerebbe neanche sotto tortura, ma al 90 percento del consumatore comune piacciono.
Vino Macerativo
Detto anche “orange wine”, è il bianco che macera sulle bucce (come se fosse un rosso). Alla vista appare aranciato e un po’ torbido. Ha profumi da vino passito (se la macerazione è lunga), ma gusto secco e sapido. Non di rado strepitoso, ma inadatto ai novizi. Maestro e guru è Josko Gravner, filosofo dell’anfora. La sua Ribolla Gialla, a Oslavia, è esperienza mistica.
Vino Naturale
Lieviti indigeni, poca solforosa. Zero chimica o quasi. Non necessariamente biodinamici. I produttori sono soliti riunirsi in manifestazioni e associazioni ad hoc. Se facessero politica, sarebbero la sinistra extraparlamentare, i Cinque Stelle o gli Arancioni. Rivoluzionari eretici, in crescita numerica e qualitativa. A volte rischiano il culto della nicchia e l’onanismo dell’alternativismo. Collecapretta in Umbria, Stefano Legnani in Liguria, La Biancara in Veneto. Eccetera.
Vino Glou Glou
Immagine molto in voga in Rete, per indicare un vino quotidiano che non aspira a essere indimenticabile ma che vuol essere anzitutto bevibile. Piacevole. Digeribile (e mai caro). Il Dolcetto d’Alba di Flavio Roddolo. Il Prosecco di Casa Coste Piane. Il Lambrusco Nubilaia di Lombardini. Glou glou.
Vino Kiarostami
Nessuno, a parte Nanni Moretti, è in grado di vedere un film intero di Abbas Kiarostami senza addormentarsi. Tre ore di piani sequenza sui ciliegi non sono esattamente l’idea condivisa di divertimento e bellezza. Se però dici che Kiarostami ti piace, passi subito per cinefilo d’essai. Nel vino è lo stesso. I vitigni Kiarostami sono Riesling (Mosella anzitutto) e Pinot Noir (Borgogna rigorosamente). Nel tortuoso percorso di conoscenza enoica, che di solito comincia con i vini dolci, rappresentano l’ultimo scalino. In Italia non si adattano benissimo. I migliori Riesling e Pinot Nero si scovano in Alto Adige.
Vino buono
Non esiste. Il vino è il regno del soggettivo. Esiste il vino corretto, tecnicamente ben fatto, senza difetti. Il resto è guerra dei gusti personali. C’è chi baratterebbe il suo regno per un Vouvray della Loira e chi ci farebbe al massimo i gargarismi.
Vino Muccino
Stanno al vino come l’eiaculatio precox al sesso. Esattamente come i film di Gabriele (ma volendo pure di Silvio), i Vini Muccino funzionano così: li bevi, sembra che ti piacciono. Poi però, dopo tre secondi, li hai già dimenticati. Come L’ultimo bacio.

Il Fatto Quotidiano, 28 dicembre 2012

(Questo articolo, come quello di ieri su MasterChef Italia, è uscito nella versione cartacea de Il Fatto Quotidiano. I lettori dei miei libri sul vino, nonché di questo blog, lo troveranno in buona parte già noto. Ma i lettori del Fatto, di solito, non leggono articoli sul vino, argomento di cui non trattiamo quasi mai).

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14 Responses to “Il magico mondo dei vini”

  1. Luca Miraglia ha detto:

    Continuano a piacermi molto le tue codifiche descrittive dei vini, peraltro ben note, a memoria, da anni. Stefano Legnani, uno dei produttori più simpatici che abbia conosciuto, è autore di un piccolo capolavoro che più naturale non si può, il Ponte di Toi, Vermentino in purezza, tra l’altro da te recensito a fine Settembre scorso. A Sarzana, La Spezia (paese noto anche per avere avuto come sindaco, ai tempi in cui esisteva ancora il PCI e lui ne era un fiero rappresentante, un certo Sandro Bondi, poi fulminato sulla via di Arcore). O tempora, o mores!

  2. Corrado ha detto:

    Ho controllato: sul cartaceo del Fatto è scappato un “Stefano Legnani in Umbria” che voleva essere ovviamente “in Liguria”. Fa niente. L’articolo è bello e godibile anche per chi è abituato a leggerti sul blog e ha letto e riletto i tuoi libri a tema enologico.

  3. massimiliano ha detto:

    Complimenti sempre molto belli i tuoi articoli, anche non di vino,
    Non so se è consentito nel tuo blog, ma mi permetto di segnalarti un vino naturale, magari lo conosci già, ma mi piacerebbe leggere un tuo parere :

    -Dos Tierras: Nero D’Avola e Tempranillo
    Incontro tra Sicilia e Spagna, prodotto da Azienda agricola Badalucco De La Iglesia Garcia
    http://www.vinibadalucco.it

    Sarei curioso di sapere che ne pensi.
    grazie
    ciao

  4. claudio silvestri ha detto:

    mi piacciono molto i paralleli che hai creato. quello che mi piace di più è “Vino buono” …è una vita che vado dicendo che i vini si dividono in due grandi categorie quelli che piacciono e quelli che non piacciono….prendendomi sempre delle critiche feroci. Grazie ora potrò citarti a mio conforto.

  5. Ubik ha detto:

    una dimenticanza il Trentino per le bollicine ??

  6. fabiola tonelli ha detto:

    Grazie Andrea, ho appena letto l’articolo sul Fatto e, da , ahime’ , perfetta ignorante in materia, l’ho trovato fruibile e godibilissimo, e quindi anche e non solo per questo, lodi, lodi, lodi alla tua bravura!

  7. Gabriele ha detto:

    Ottimi i riesling alto-atesini. Ma quello di vajra, per me, rimane un gradino sopra…

  8. Fabio ha detto:

    molto bello e per lo più condivisibile; solo che oggi i vini fighetti sono quelli fatti in anfora e, se bianchi, macerati per mesi, ovviamente senza solforosa.

  9. francesco b. ha detto:

    Non c’entra nulla con il vino ma questa sera ho visto il tuo spettacolo su Gaber a Camogli e volevo farti i complimenti. Hai concluso la serata con l’augurio, la speranza,di aver trasmesso qualcosa: per me, sei andato semplicemente oltre.Grazie,Francesco

  10. fabio ha detto:

    esce la guida di maroni e subito iniziano a criticarla…..quante persone hanno gli assaggi di luca? chissà perche poi i vini con il punteggio più alto piacciono veramente a tutti…..maroni rimane il numero uno in assoluto grazie alla sua teoria del vino frutto, il resto seppur piacevole ed importante, rimane in secondo piano. spiace leggere e sentire giudizi negativi al riguardo, forse dettati dalla gelosia….viva luca maroni forever!!!!!

  11. Paolo Cogorno ha detto:

    Le codifiche , anche se si pensa il contrario, creano solo confusione.
    Aranciato o da supermercato non fa differenza : il vino è buono o non lo è !

    Buon anno.

    Saluti

    Paolo

  12. Zakk ha detto:

    @Fabio: grazie, cominciare l’anno con una risata sarà sicuramente di buon auspicio.
    Le valutazioni positive di Luca Maroni possono trovare persone concordi (per quanto a me risultino incredibili certi punteggi dati a vinacci come Montiano, Serpico, tutta la gamma di Icardi….) ma è sulle valutazioni negative che ci si sganascia dalle risate. Andate a vedervi i giudizi su Monfortino, il più grande vino che abbiamo in Italia senza dubbio (e chi prova a negarlo fa solo una figuraccia) e ditemi se il vate ha senso del ridicolo o meno.
    Pallanti (credo) disse che affermare che il vino debba saper di uva è come dire che il formaggio debba saper di latte. Io ci aggiungo che allora il latte deve saper di erba e le uova debbon saper di mangime per polli.
    Ultima cosa: hai mai provato a fare i conti della serva sugli assaggi di Maroni? È semplice: prendi il numero di assaggi che dichiara (lui lavora da solo) e dividi per i giorni dell’anno. Roba da cirrosi epatica fulminante.
    Buon 2013

  13. Zakk ha detto:

    @Paolo Cogorno: il vino può esser buono, ci mancherebbe, ma ricordiamo che pure la coca cola è buona e lo è anche la nutella.
    Io auspico che il vino che mi trovo nel bicchiere sia oltre che buono, pure e soprattutto interessante. Vedete voi se trovate interesse nel vasetto di nutella, io mi “risveglio” con la cioccolata di Claudio Corallo, per dirne uno.

  14. Paolo Cogorno ha detto:

    Ciao Zakkkkk ( i nomi con la k mi sono sempre piaciuti, mi ricordano gli anni 80 e gli skiantos in particolare …)

    Meglio buono che cattivo 🙂 ..e da qui partiamo , ma anche finiamo, poi nel mezzo ci sono tantissime cose, hai ragione come darti torto.
    La nutella mi piaceva da matti da ragazzino, non mi ponevo troppe domande, pensavo solo a correre dietro ad un pallone e alle bimbette.Successivamente sono peggiorato: ho iniziato a bere e soprattutto pensare ( troppo) .
    Anche a Corallo forse , al tempo, piaceva..la nutella.

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