La replica di Carlo Ferrini (e del suo avvocato)

Il bravo Francesco Arrigoni, nel suo blog sul Corriere della Sera, ha intercettato Carlo Ferrini e il suo avvocato Bernardo Losappio (lo stesso dell’azienda Banfi) dopo avere letto la pagina 131 de Il Vino degli altri.
Arrigoni voleva accertarsi di quanto fossero vere le parole di Massimo D’Alessandro sulla vicenda. Mi pare che abbia scoperto – ancor più dopo la replica di Brancaia – che non fossero invenzioni. Non lo affermo io ma l’avvocato Losappio: “Ferrini è oggetto di indagine della Procura di Siena per una faccenda che riguarda la presunta contraffazione di vini IGT Toscana” (cito Arrigoni). E lo stesso Ferrini (“due anni fa era stato sentito come persona informata sui fatti per la vicenda del Brunello e oggetto, allora di un avviso di garanzia, e di essere ancora nell’ambito un’inchiesta”, riporta Arrigoni).
Mi piace riportare integralmente il post, ricordando una volta di più che – a pagina 132 – ribadisco di credere nella presunzione di innocenza e di non avere mai parlato di sentenze definitive o colpe accertate (“La giustizia farà il suo corso, non entro nel merito e non arrivo a conclusioni, mi limito a riportare quel che so”, così D’Alessandro; “A prescindere dalle implicazioni giuridiche, dalle persone direttamente coinvolte. Tutti, fino a prova contraria, sono innocenti”, così io).
Ho solo riportato un fatto rivelatomi da un intervistato: l’esistenza di una inchiesta. Anzi, di più di una (e non sono io a rivelarlo). In altre parole: ho solo dato una notizia ai lettori. Che è esattamente ciò che fa (o dovrebbe fare) un giornalista. Mai scritto “Ferrini è colpevole” o simili. Non sono un pazzo.
Ribadisco anche di avere riportato le parole (si direbbe ampiamente fondate) di un affermato produttore, non le mie opinioni o i pettegolezzi del circondario.
Qualora Carlo Ferrini o il suo avvocato volessero dare dettagliatamente la loro versione dei fatti, sarà mia premura pubblicarla integralmente su questo spazio.
Ecco il post del 22 aprile di Francesco Arrigoni.

Avviso di garanzia a Carlo Ferrini, uno dei più famosi enologi italiani, per una faccenda di un vino toscano fatto con vino abruzzese. Così avevo sentito dire un mese fa. Ma non ho voluto crederci, pensavo che fosse una delle tante voci maligne che circolano nell’ambiente del vino, alle quali nella mia carriera non ho mai detto retta perché altrimenti ogni giorno dovrei occuparmi di fatti che il più delle volte si rivelano una bufala. A maggior rgaione non ho dato peso alla cosa perché a riferirmi la notizia era un altro enologo concorrente di Ferrini.
Ora però la notizia sarebbe non solo confermata, ma aggravata. L’ha scritta Andrea Scanzi nel suo ultimo libro “Il vino degli altri” (ne ho avuto notizia grazie al blog  
Vino al Vino di Franco Ziliani e ora anche grazie a Scanzi che pubblica nel suo blog la pagina di quel libro (vedi qui) dove Scanzi riferisce le parole di un produttore di Cortona.
“E’ molto più di una inchiesta. In breve si è scoperto – secondo l’accusa – che un grande enologo, Carlo Ferrini, faceva vino in Toscana utilizzando vino proveniente da altre regioni….”
Prima di tutto va detto che questa non è una frase tratta dal blog dell’ultimo provocatore, ma da un libro e un libro non è un articolo di giornale, scritto da Scanzi che è un bravo giornalista e certo non uno sprovveduto.
Qui però si parla di un’accusa che sarebbe stata accertata e getta una pessima luce su Ferrini, insieme a gravissime considerazioni sul vino toscano.
Però prima di proseguire ho voluto sentire il diretto interessato Carlo Ferrini. Il quale mi dice di essere stupito e amareggiato della cosa. Mi dice che il suo nome insieme a quello di altri è stato trovato in un elenco ritrovato in una delle cantine indagate per l’ultima vicenda del vino toscano contraffatto (di cui aveva parlato Zaia all’inaugurazione del Vinitaly) e che poi mani misteriose si sono premurate a spedirlo a tutte le migliori cantine toscane. Però anche mi comunica anche che due anni fa era stato sentito come persona informata sui fatti per la vicenda del Brunello e oggetto, allora di un avviso di garanzia, e di essere ancora nell’ambito un’inchiesta.
Ora sappiamo tutti che ricevere un avviso di garanzia non significa automaticamente avere una condanna a carico. Però certo non è una bella notizia né per l’interessato né per il settore del vino.
Più tardi mi ha raggiunto telefonicamente l’avvocato di Ferrini, Bernardo Losapio, del Foro di Siena che ha meglio precisato. Cioè che Ferrini è oggetto di indagine della Procura di Siena per una faccenda che riguarda la presunta contraffazione di vini IGT Toscana. Ferrini nella sua attività di enologo per alcune delle più importanti aziende vitivinicole toscane, che non solo producono vino ma ne acquistano, riceve dei campioni di vini, vini che poi utilizza per la realizzazione di alcuni vini. Secondo la Procura di Siena alcuni di questi vini pervenuti a Ferrini non proverrebbero dalla Toscana (ma la cosa sarebbe ancora da provare analiticamente). Ferrini quindi sarebbe attore inconsapevole della faccenda. L’avvocato Losapio ha annunciato che si riserva (dice che si riserva non che certamente farà) di dare querela a Scanzi per quanto riferito nel libro e per la violazione del segreto istruttorio.  Quindi la vicenda non è ancora ben definita e le responsabilità da accertare. Ritengo sia bene attendere si celebri un processo e attendere una sentenza prima di trarre conclusioni che potrebbero essere gravissime.

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13 Responses to “La replica di Carlo Ferrini (e del suo avvocato)”

  1. Andrea Scanzi ha detto:

    Riporto qua anche il commento di Francesco Arrigoni (Corriere della Sera) alla lettera di Brancaia:

    “Prima di tutto una precisazione ad uso di tutti lettori: per la normativa europea qualsiasi azienda agricola di questo paese può acquistare legalmente da terzi vini o uve fino al 49% della sua produzione e non è tenuta a dichiararlo al consumatore (la cosa risulta ovviamente sui registri di carico e scarico aziendali), basta che il vino messo in commercio corrisponda alle norme di legge e di denominazione.
    Ma i proprietari di Brancaia dicono che acquistano uve e vini per il Brancaia TRE e affermano: questo “non è un segreto e decisamente non è reato”. Che non sia un reato acquistare vino è vero, ma che non sia un segreto non è del tutto vero. Non credo che tutti i consumatori acquirenti di Brancaia TRE sapessero che tale vino è fatto anche con uve e vini acquistati altrove. Ma soprattutto è la stessa azienda che dice altre cose. Nella scheda del vino Brancaia TRE (vedi qui e nell’ immagine) è scritto:
    Le uve, selezionate con cura, arrivano dai nostri tre poderi toscani: Brancaia (Castellina), Poppi (Radda) e Brancaia in Maremma (Morellino di Scansano). TRE è un vino di carattere, piacevole da bere sin da subito.
    Uvaggio: Sangiovese con un’aggiunta di Merlot e Cabernet Sauvignon
    Vendemmia: 28/08 – 28/09/2006 (Maremma); 06/09 – 04/10/2006 (Chianti Classico).
    Si dice che le uve sono selezionate con cura e si indica persino le date di vendemmia nei diversi luoghi. Se si dice “selezionate con cura” posso supporre che solo le migliori uve di questi tre poderi vengono utilizzate per fare il Brancaia TRE e per cui si suppone che vi è una quantità di uve scartata dalla selezione che non viene utilizzata. Da nessuna parte è scritto che si acquistano quantitativi di uve e di vino, e come detto non è obbligatorio dirlo. Ma ora con il comunicato emanato da Brancaia è stato detto, e credo che ci sarà più di un consumatore di Brancaia a ritenere che la sua fiducia è stata tradita.
    Infine mi pongo un altro interrogativo. Siccome l’accusa riportata nel libro di Scanzi è che siano stati utilizzati uve differenti e vini provenienti da altre regioni, se “La selezione di uve acquistate e di vino sfuso è prevista dalla legge e basata su alti standard qualitativi”, evidentemente tali alti standard qualitativi non sono sufficienti per accertare che le uve sono diverse e i vini provenienti da altre regioni”.

  2. Corrado ha detto:

    Provo a riassumere, Scanzi. Lei ha fatto tana a loro (o meglio D’Alessandro). Loro, in mancanza di argomentazioni, ammettono a malincuore che è tutti vero, però la accusano di avere violato il segreto istruttorio. Come Ghedini di fronte alle intercettazioni.
    Come siamo messi male.

  3. Paolo ha detto:

    Ferrini, l’avvocato, Brancaia: repliche che non solo confermano il libro, ma peggiorano la situazione. E questa gente ha ancora un’arroganza piccata e saccente.

  4. Paolo ha detto:

    Li ha colpiti e affondati e loro annaspano, Scanzi. Quello che mi fa paura, è cosa mettono dentro i nostri vini a questo punto.
    Se non fosse uscito il suo libro, come avremmo potuto sapere queste notizie?

  5. Nic Marsèl ha detto:

    Viene soltanto da dire : grazie Andrea! Nel frattempo mi sono proprio gustato il capitolo su Maule. Mi sa che lo rileggerò di volta in volta come mi capita per alcuni capitoli di Elogio.

  6. Cattamax ha detto:

    “Il vino degli altri” Non è che il buon Brancaia si è incazzato leggendo il titolo……ha ha. E’ difficile dire la verità da qualche tempo dalle nostre parti e meno male che non hai parlato di escort nel tuo libro. Non mollare

  7. Sergio ha detto:

    Ciao Andrea,

    Sono un sommelier e degustatore ufficiale.
    I tuoi libri io non li leggo ma li studio sottolineo e rileggo.
    Ho letto tutto quanto vi è in circolazione in fatto di letteratura “vinicola”.
    Dal simpatico libretto del Cernilli ai libroni di Cipresso-Negri alle note di Massobrio.
    Ebbene, si è trattato di semplici letture.
    Poche le sottolineature e nessuna rilettura.
    Dico io: Ci sarà un motivo !
    Certo che c’è ed è semplicemente che tu sei il più bravo.
    Complimenti e Grazie ( ho imparato persino la storia degli antociani acilati del Nerello Mascalese che nesssuno in tutti i miei corsi ais mi aveva mai raccontato).

    Sergio BG

  8. Nicola ha detto:

    Hai scoperchiato un bel vaso……ma a te queste cose ti caricano (cit.)!!!!!

  9. Nic 2 ha detto:

    intanto ricordo un’altra regola aurea del divo Giulio: “Le querele si fanno, non si minacciano” (cit), in sotanza un “Can che abbaia….” riveduto e corretto e tagliato su misura per il personaggio e per questi tempi….ovvio che il “non ti badar di loro” era un invito a guardare a queste cose con attenzione ma anche con la serena convinzione di aver fatto il tuo lavoro, giornalismo e pure d’inchiesta (effettivamente di questi tempi una specie in via d’estinzione…)….ho letto Brancaia e Ferrini: da noi in Veneto si dice: “el tacòn pexo del buso”…ed ho detto tutto.

  10. Nic 2 ha detto:

    Ah, ieri ero a passeggiare per Cortona con la mia famiglia…una visita dovuta ai luoghi “Scanziani”….ho visto pure il tuo “covo” in piazza….Cortona è un gioiello, e la sorpresa è stata la parte alta….abiti in un vero paradiso!!

  11. […] Losappio, già legale della Banfi), citati nel testo, a una replica chiarificatrice (leggete qui e qui). Cosa ha scatenato tutta questa bagarre? Andrea Scanzi, per la stesura di questo capitolo è […]

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