Sabato scorso ero a Modena, per la tre giorni dedicata a Edmondo Berselli.
In serata, con Perfect39, ho mangiato alla Compagnia del Taglio. Luogo per me sacro e mai troppo lodato.
Come aperitivo ho provato il nuovo Lambrusco di Sorbara di Cantina Paltrinieri. Un’azienda che stimo molto e di cui ho avuto modo di constatare la crescita (e i vari cambi di etichetta). Amo ogni loro vino, non solo il celebre Eclisse.
Mi è anche capitato di incrociare i produttori, quattro anni fa a Volta Mantovana dopo la presentazione di Elogio dell’invecchiamento, ma non sono mai andato a visitare la cantina (nonostante i numerosi inviti).
Marina, proprietaria della Compagnia del Taglio, si era fatta spedire il Grosso dopo aver letto un commento di un lettore su questo blog, che lo menzionava con entusiasmo (a firma Michele Malavasi).
La zona è quella più vocata, “del Cristo”: il cru d’eccellenza per il Sorbara.
Ho spesso scritto di Lambrusco, e bene, anche se non lo ribevevo da un po’.
Il Grosso è un Lambrusco a produzione limitata. Solo in bottiglie Magnum. Annate 2008 e 2009, costo 39 euro, distribuite a ottobre 2011 unicamente a enoteche e ristoranti. Niente privati. Non più di 100 Magnum complessive circa.
Sorbara in purezza, 18 mesi di affinamento sui lieviti. Un Metodo Classico in piena regola.
E’ delizioso. Fresco, floreale, invitante. Elegante. C’è poco altro da aggiungere: da provare e riprovare.
io invece ho bevuto 3 giorni fà il Radice sempre sorbara in purezza un vino molto particolare una bel rosato con sentori di lampone io però l’ho trovato un po’ troppo acido e verticale per i miei gusti, continuo a preferire i lambruschi più “ciccioni”.
Forse mi sono perso qualcosa nei post più vecchi ma questo anonimo Perfect39 che spesso citi e che ti accompagna nelle degustazioni chi sarebbe? Un tuo collega giornalista/enologo?
Grande Andrea, concedimi l’ illusione della paternità del consiglio sul Grosso tra i commenti al secondo post su Gravner. Come avevo scritto il vino è prodotto solo in formato nagnum, costa 39 € in cantina, ma non è in vendita ai privati, in quanto le due annate prodotte il 2008
e il 2009 hanno dato vita a 100 magnum circa distribuite a ottobre 2011 in enoteche e ristoranti.
A benux che cerca lambruschi con più ciccia consiglio di cambiare tipologia di Lambro e scegliere tra grasparossa di castelvetro, nei mantovani e parmigiani.
Ciao
Michele Malavasi
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Ah, eri tu allora Michele 🙂 In effetti Marina, della Compagnia del Taglio, mi ha detto di avere contattato Paltrinieri quando ha letto un commento nel blog (che evidentemente avevo perso) che citava il suo vino. Sapeva che mangiavo lì e se lo è fatto portare per provarlo.
Ho appena aggiornato il post, citandoti. Grazie. 🙂
@Riguardo a Lambruschi più cicciuti, concordo: meglio andare sui Lambrusco di Reggio Emilia, Mantova e Parma. Il Sorbara è più elegante e dritto, meno corposo e meno colorato.
Andrea, con la ” credibilità” che ho maturato con questa segnalazione, sommata alle dritte sui Lugana di Ca Lojera, Arici e Monte dall’Ora anche se non ancora recensito, ci riprovo e anzi gioco il tutto per tutto, con questo vino che reputo un asso di spada.
Categoria outtake per il vitigno autoctono e la considerazione, metodo classico bio, pas dosè da 30 e 60 mesi, coltivato su terreni basaltici, bolla finissima,verticale, drittissimo, minerale, leggiadro, pulizia di bocca esemplare, beva da urlo, cosa sarà mai…? Sembrerebbe uno straordinario blancs de blanc di Mesnil sur Oger…
E invece:Cantina Fongaro, bio dal 1985, Durello Monti Lessini, 100% durella, nuova etichetta pas dose’.
Sei ancora li? Mi hai già mandato a quel paese? Anche io l’avevo sentito nominare solo al 2 livello ais il durello, quando ci insegnavano che era tra le uve piu’ acide d’ Italia insieme all’Asprinio e veniva venduto ai tedeschi per rinforzare i loro Sekt.
E’ tutto vero, ma questa cantina che fa solo metodo classico ha tirato fuori un’espressione incredibile di Durello metodo classico con tutte le caratteristiche organolettiche descritte, prezzi 15 euro il 30 mesi , 21 il 60 mesi
Quasi introvabile fuori dal veronese/vicentino merita tantissimo e supera tanti ma tanti Franciacorta/Trento,
Provare per credere.
Ciao
Michele Malavasi
Per Michele Malavasi di cui Sopra: Avevo letto tempo fà degli articolki che parlavano della forte acidità dell’uva durello e mi ero incuriosito (raccontano anche che i Francesi, dopo l’invasione della fillossera, lo compravano x tagliare gli Champagne, notizia da prendere con le molle ovviamente). Poi ho dato un’occhiata al loro sito, ho parlato con una persona che li ha provati e che ne ha parlato anche lui in modo lusinghiero. Insomma alla fine li ho contattati e visto che su Arezzo non avevano rivenditori (e visto che mi piace fare lo Snob) mi sono fatto mandare un pò di bottiglie, anche un paio di magnum, per provarli.
Francesco: spero che le aspettative generate la soddisfino pienamente, questi scambi di consigli sono la parte piu’ bella e utile del web 2.0 e ringrazio Andrea che ci permette di farlo.
Per approfondire il discorso sul durello, e per vedere quei terreni basaltici sui cui nasce la durella, oltre che chiaramente comprare qualche bottiglia, sabato 5 maggio andro’ assieme a tre amici direttamente da loro in cantina, cantina tra l’altro premiata con la chiocciola slowine. Dopo andremo da Stefano Menti un giovane ed emergente vigneron bio di Gambellara che si cimenta sul durello ma in particolare garganega declinata dal surliè fino al recioto e vin santo.
In attesa che Andrea riesca prima o poi ad assaggiare questi pas dose’ creando magari un post specifico, mi piacerebbe leggere Francesco le sue opinioni su questi durello metodo classico, dopo che li ha assaggiati.
Mi permetto (per esperienza diretta) di evidenziare che il Grosso esiste anche in bottiglia da 0,75 cl. Ciò detto, è uno spettacolo!!!
Ciao Andrea, l’ho degustato in abbinamento al Culatello di Zibello DOP del podere Cadassa, una piacevolissima scoperta gusto olfattiva.