Tre vini (si apra il dibattito)

Sono qua che preparo il pane in casa e, mentre la Creatura cuoce, satura e satolla di buon gusto, catalogo gli ultimi tre vini provati.
Lungarotti Brut Metodo Classico Millesimato. Bevuto all’Acquario, slowfood a Castiglione del Lago. Buon posto, con la carpa in porchetta che signoreggia e soverchia misuratamente. Prezzo 22 euro (del Brut, non della carpa). Lungarotti – che nella prima edizione del Vino degli altri è diventata Longarotti: fischi per Scanzi – è una grande azienda umbra. La sede è a Torgiano. Prima fautori di vini eleganti, poi moderni, ora più o meno a metà strada. L’Umbria non è esattamente terra per spumanti e lo sapevo. Ciò nonostante, l’ho provato. Chardonnay e Pinot Nero, equamente divisi. Per capirsi: è un Brut senza infamia e senza lode, bollicine deboli, profumi timidi, gradevolezza media. Come un Franciacorta base. Ben fatto, non a buon prezzo. Non è cattivo, ma c’è molto di meglio.
Outis 2003 Vini Biondi. Un Etna Rosso provato alla Dogana del Buon Gusto di Milano, in compagnia del più bel 39 che abbia mai anche solo osato sognare. Sarà stata la compagnia, sarà la volpe quando viene l’inverno (cit), ma mi è parso un Nerello & Nerello sontuoso. Elegante, nonostante l’annata caldissima. Fresco, buona mineralità, gran persistenza. Progressione sicura. Biondi, dietro cui si è celato per anni il lavoro di Salvo Foti, è un’azienda dai numeri importanti nel versante orientale del vulcano siciliano. Un versante, in teoria, più adatto ai bianchi che ai rossi.  L’Outis è un gioiellino da 32 euro al ristorante (molto carino, peraltro). Dicono che la 2007 – la prima senza Foti, se non ho capito male – sia strepitosa. La degusterò quanto prima.
Trebbiano d’Abruzzo 2006 Talamonti. Bevuto in uno slowfood a Pianoro, poco fuori Bologna. Osteria al numero 7. Ero solo e l’ho sdraiata quasi del tutto (vergogna). Il ristorante è notevole, i passatelli asciutti con crema di parmigiano hanno raggiunto un’epifania di livello significativo. Il Talamonti, con base nell’enclave Loreto Aprutino, è meno facile da recensire e tradisce una carta dei vini tendente al moderno (però puoi portarti il vino da casa, oppure sfruttare la wine bag se non finisci la bottiglia). E’ un bianco decisamente tecnologico, anche all’esame visivo: giallo dorato, molto dorato, troppo dorato. Prezzo sui 18 euro al ristorante, che ci può anche stare. Al gusto – come al naso – tradisce un’overdose di legno, effetto chewing-gum e vaniglia sparsa come se piovesse sabbia del deserto (cit). Nulla a che vedere con l’eresia geniale di Valentini (se solo Francesco sapesse anche leggere, oltre a fare olio e vino, sarebbe praticamente perfetto). Questo è un bianco hic et nunc, da bere subito. A distanza di quattro anni dalla vendemmia, il rovere francese non era stato affatto smaltito. Va però sottolineato come la vena acida ci fosse, da qui una bevibilità sufficiente (altrimenti mi fermavo subito). Considerato il potenziale del vitigno, mi permetto di dire che tutto quel rovere sia uno scempio, paragonabile al parmigiano sugli spaghetti alle vongole.

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14 Responses to “Tre vini (si apra il dibattito)”

  1. Ale ha detto:

    ho sentito che prossimamente sei a Tortona, nella mia hometown. dicono si beva buon vino. mi dirai…

  2. Andrea ha detto:

    Foti è una garanzia..

  3. Maria Grazia ha detto:

    Ciao Andrea! anch’io voglio sapere quando sei a tortona

  4. Laura ha detto:

    Libreria Namastè, Tortona, via Emilia mercoledì 3 ore 18.. ok ci sarò

  5. Flachi10 ha detto:

    Non centra una sega ma mi fa piacere renderti noto che sabato sera con amici abbiamo fatto una degustazione di Syrah… tre regioni per tre declinazioni differenti, una bella esperienza gustativa abbinata ad un risotto al castelmagno con crema di vino, arista di maiale con salsa alle mele e formaggi misti con decine di marmellate e miele. I tre protagonisti sono stati:

    Cortona Syrah Tenimenti D’Alessandro 2006
    Skip Intro Cantina Altavia 2005 (Dolceaqua IM)
    Planeta Syrah 2007

  6. Adriano ha detto:

    Il primo si beve ma lo releghi sullo sfondo appena finita la bottiglia. Molto medio, troppo caro rispetto alla qualità secondo me. Il secondo mi incuriosisce molto. E’ da molto che devo approfondire la conoscenza dei vini dell’Etna, con o senza 39:)

  7. marco ha detto:

    non è più vergognoso non sdraiare una bottiglia di ottimo vino ?
    il punto è che Tavira dovrebbe avere la patente 🙂

  8. Valentina ha detto:

    Il sette qui’ gode di gran fama, io ci andai qdo si chiamava Minestraio ora e’ un po’ cara, ovvio visto che e’ in zona colli dove anche le crescentine col formaggio costano 15 euro 😉
    Il trebbiano d’Abruzzo non riesco a farmelo piacere, scusate l’espressione poco tecnica ma mi pare non abbia “tiro”. La forma (il parmigiano a Bologna si chiama così se e’ da pasto) nella nostra zona e’ usato un po’ troppo liberamente, debbo confessare che pure io talvolta ho ecceduto, ma sugli spaghetti alle vongole mai giuro!

  9. Andrea Scanzi ha detto:

    All’Osteria Numero 7 si mangia molto bene e l’ambiente è carino. Le precedenti gestioni non fanno testo, questa è tutta nuova ed ha esordito nella guida slowfood.
    Mi paiono molto attivi (organizzano anche corsi di cucina e serate a tema). I piatti sono ottimi, le porzioni giuste. Non mi è sembrato caro: neanche economico, ma caro no. Giusto.
    Devono migliorare molto nella carta dei vini. E’ bello permettere che uno se lo porti da casa, o darti la wine bag se ti avanza, ma la scelta è davvero troppo moderna e asettica. Non c’entra nulla col locale e meno ancora con la filosofia slowfood (su cui comunque si potrebbe discutere un secolo).
    I ricarichi sono onesti.
    @Adriano. Credo di avere dato dritte esaustive, riguardo ai vini etnei, nel capitolo ad essi dedicato nel Vino degli altri. Biondi è una delle aziende più sicure. Non l’unica.

  10. Antonio Marino ha detto:

    Outis di Biondi, grande etneo!!!Da Lungarotti è dagli anni 80 che non fanno una cosa decente!Di Talamonti ho avuto la sfortuna di assaggiare un Montepulciano offertomi che non sono riuscito proprio a mandar giu!!!!

  11. Valentina ha detto:

    La recensione e’ così bella e sentita che lo provero’ sicuro, vincendo la ben nota pigrizia bolognese, personalmente condivido la filosofia slow food, diciamo che e’ più facile cadere bene.

  12. gianmarco ha detto:

    sono andato a trovare ciro biondi questa estate. oltre che fare ottimi vini, mi è sembrato anche una persona interessante e di compagnia piacevolissima. mi ha letteralmente “scarrozzato” per la campagna a conoscere i suoi vigneti, uno dei quali, sul conetto vulcanico del monte ilice, ha pendenze che sfiorano il 40% (tanto che ha dovuto costruire una rudimentale teleferica). si è appoggiato presso benanti (e quindi salvo foti) fino al 2006, credo che l’outis 2007 sia il primo vinificato interamente da lui nella sua nuova cantina. proprio stasera berrò un suo bianco 08 con alici al forno e trance di ombrina. yum!

  13. alberto ha detto:

    Lungarotti spumantizza persino il sagrantino.
    Comunque Bravo Scanzi.

  14. Adriano ha detto:

    Certamente Andrea, sono io che devo approfondire. Le dritte me le sono segnate. Per ora ho molte buone bottiglie da bere, oddio molte, sono diminuite del 30%:)

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