Bricco Appiani 2004 – Roddolo

roddoloSono stato troppo assente da questi spazi. Gli impegni extraenologici, dal teatro alla tivù, mi hanno tenuto distante e non nascondo di avere pensato anche a una chiusura di questo blog: per mancanza di tempo, che è poi il più spietato dei motivi. Negli ultimi due mesi mi sono messo anche a dieta. Per un mese non ho bevuto vino né alcolici. Tutto questo ha portato a una serie di cose. Ho perso quasi dieci chili. Ho rinunciato interamente non solo alla carne, e già lo facevo, ma – pressoché interamente – anche a formaggi, uova, olio, fritture, salse, dolci e grassi vari. Ho smesso pure con i superalcolici. Sono diventato (o tornato) un tossico di verdure, frutta e legumi. Ho scoperto che cose tipo seitan e tofu possono essere buone quando non buonissime (qui partiranno gli sfottò dei carnivori, lo so). E ho avuto modo di appurare – non senza godimento – che il muscolo di grano è una delle invenzioni del secolo. Dopo due mesi di alimentazione simile, da vegetariano felice e ormai ahinoi quarantenne, posso dire che dei “vizi” enogastronomici me ne manca solo uno: il vino. Soprattutto quello bianco. E non ci rinuncerò mai.
Non è però solo per questo – per un banale bisogno “fisico” di vino – che torno a scrivere qui. Anzi oggi bevo molto meno di prima. Il motivo è più profondo: viaggiando dalla mattina alla sera, e incontrando ogni giorno decine di persone, ho scoperto una volta di più che questo paese sbilenco e ferito ha ancora degli avamposti autentici di eccellenza. Eccellenza non solo qualitativa, ma anche morale e per certi versi ideologica. E molti di questi resistenti, di queste anime salve sono proprio nel mondo del vino. Lo avevo già appurato durante la stesura di Elogio dell’invecchiamento: esistono produttori misteriosamente intatti e affascinanti, che hanno cose da dire e raccontare, che conoscono il valore della coerenza e il significato autentico di tradizione (e, perché no, sogno). E sono queste persone, tra le poche a stupirmi ancora, che voglio raccontare. Giusto ieri mi sono fatto un’ora d’auto solo – solo? – per vedere uno dei più antichi panifici italiani, i Fratelli Ferrari a Pieve di Teco: e se ancora mi diverto a compiere questi “sforzi”, è perché so che certi sognatori burberi vanno conosciuti e ascoltati. E possibilmente eternati, anche solo – solo? – nella memoria.
Non è un caso che il desiderio di ricominciare a scrivere qui sia scattato in Langa. Ci ho passato la Pasqua con Perfect39. Ho visitato cantine vecchie e nuove. E ho capito che sarebbe stato un errore grave, e una privazione stupida, rinunciare a questo piccolo universo così ricco di bellezza. Curiosamente il primo vino di cui riparlo è un rosso: non ne bevo quasi più, e molti dei prossimi post – spero 2 o 3 a settimana, vorrei che la scadenza fosse questa – si occuperanno di bianchi, fermi o mossi, macerati e no. Non è neanche un rosso inedito: ne parlavo già sei anni fa in Elogio. E non è nemmeno un vitigno che amo: di sicuro il Cabernet Sauvignon non figura nel mio podio. Eppure il Bricco Appiani di Flavio Roddolo, annata 2004, franco cantina 30 euro e da Maurizio 35, bevuto – e anche questo non è un caso – da Maurizio a Cravanzana, era un piccolo esempio di perfezione terrena. L’invito perfetto a tornare qui e raccontarvi le mie personalissime e opinabilissime epifanie del vino.
Benritrovati. E perdonate l’assenza.

25 Responses to “Bricco Appiani 2004 – Roddolo”

  1. Stefino ha detto:

    Daje!

  2. Giuseppe ha detto:

    Ben tornato. Mi mancavano le tue recensioni.
    Ho imparato a conoscere il vino con i tuoi libri. Il blog serviva per la “manutenzione”…

  3. Alessio ha detto:

    Ben tornato!

    È forse possibile attivare la ricezione dei post per e-mail?

  4. Cesare ha detto:

    E’ un vero piacere leggerti …..!!!!!
    Il vino e’ una grande risorsa della nostra bistrattata Italia …. Ed è da questi prodotti che dobbiamo ripartire ….. Sono un amante dei Rossi …!!

  5. Silvano Vallesio ha detto:

    Nell’ enciclopedico mondo scanziano mi mancava la parte enologica. Ma di cosa non si occupa quest’uomo? E in che modo! Complimenti, non mancherò di leggerti, come tuo ammiratore e come piemontese amante del buon bere. Grazie.

  6. Luca ha detto:

    Appena trovato questo blog.
    Sono un appassionato di vino anche io, e provai anche a importare alcune cantine in Cina tempo fa.
    Fra le selezioni che avevo fatto ti consiglierei di assaggiare degli ottimi vini che ho trovato:

    Cantina CAMPO DEL SOLE: Sangiovese Superiore Riserva “VERTICE” (sono un amante della romanga)
    Cantina CAMPO ALLA MORAIA: MORAIA (Cabernet Sauvignon 50%, Sangiovese 30% Merlot 20%), un ottimo Supertuscan BIO (un vino decisamente “ruffiano” e vellutato)
    Cantina ARGENTIERA: ARGENTIERA, Bolgheri Superiore (40% Cabernet Sauvignon, 50% Merlot, 10% Cabernet Franc)

  7. Leonardo ha detto:

    Bentornato!!!
    Aspetto con ansia una recensione su anfora ribolla gialla di Gravner, il mio bianco preferito 🙂
    Da vegetariano convinto ti capisco e ammiro la tua scelta!!!

  8. Pedro ha detto:

    Una buona occasione per farsi una cultura sul vino e per leggerti sotto altre vesti…

  9. Christian ha detto:

    FINALMENTE!!!!

  10. saverio ha detto:

    Ciao Andrea,
    ho avuto il piacere di stringerti la mano in quel caffè di Alassio sulla passeggiata circa un mese fa.
    E’ con altrettanto piacere che ti scopro blogger enogastronomico!
    Avanti così!
    SC

  11. valerio rosati ha detto:

    Bentornato!

  12. Marco ha detto:

    Il cabernet sauvignon zona bordeaux però è tanta roba.
    Il cab. Sauvignon di Roddolo però è un rosso che sa di Langa fino al midollo, è il trionfo del territorio sul vitigno. Se si provasse (giammai) a piantare nebbiolo a St. Emilion credo che avremmo lo stesso risulato: un nebbiolo che sa di verde…. Qui un cabernet che profuma di Langa!
    Abbiamo un territorio unico, ripartiamo da questa eccellenza esclusiva, ce la faremo!

    E bentornato!

  13. Nicola ha detto:

    E’ sempre un piacere ritrovarti e sapere che andrai avanti con questo blog.
    E’ inutile dirti che i miei tour enologici sono dettati dai tuoi due libri dedicati
    al liquido odoroso.
    Spero i rivederti anche quest’anno al P C wine festival in Sardegna grazie e
    un saluto a tutti da quest’isola.

  14. Paolo Pasquale ha detto:

    Andrea, bentornato fra i bevitori di vino ma dammi retta: se ti limiti ai bianchi , lascia perdere, continua pure con tofu, seitan e gazzosa…
    Il Vino, con la V maiuscola, è rosso. Punto

    Con affetto 🙂

  15. Dragomiro Pizzieri ha detto:

    Bel ritorno. Roddolo e le Langhe signoreggiano come sempre (il mio Bricco Appiani 2005 l’aprirò quando lo meriterà il momento). Bei ricordi. Solleva sempre apprendere che le nuvole non possono annientare certi soli.

  16. Lorenzo Conci ha detto:

    Sono contento anch’io di questo ritorno. Se ti capita di tornare dalle parti di Bolzano mi permetto di consigliarti una visita alla cantina Nusserhof di Heinrich Mayr. Oltre all’eccellente riserva Lagrein è interessante la sua battaglia per mantenere in vita un vitigno a bacca bianca praticamente scomparso: il Blatterle . Molto istruttiva quanto paradossale anche la stupidità dell’italica burocrazia che gli impedisce di usufruire della dicitura Blatterle in etichetta in quanto non più facente parte dei “listini ufficiali” Anzichè sostenerlo nel suo lodevole intento, è stato perfino multato !?!. (Ora lo produce con la semplice dicitura: B……..)

  17. Damiano ha detto:

    Bentornato!

  18. A3C ha detto:

    bentornato..Mi sei mancato talmente tanto che ne ho aperto uno anche io di blogghe…dedicato a chi fa vino per gli amici senza l’obiettivo di venderlo…un caro abbraccio…
    P.S. seitan: nomen omen satan? Diabolicum esse

  19. Luca Miraglia ha detto:

    Ad alcuni anni da “Elogio” e dalla tua seconda – e mi auguro non ultima – fatica letteraria in campo enologico, mi ritrovo anch’io a darti non solo il bentornato fra noi, ma anche i più sinceri ed affettuosi auguri per l’ingresso nel mondo degli “anta”.
    E non mi meraviglio, conoscendoti da quel dì, che tu abbia voluto festeggiare con il “Bricco Appiani”, strana creatura aliena in terra di Langa, addomesticata e resa unica da quel genio di Flavio Roddolo.
    Oggi so che, tra i miei “preferiti”, potrò quotidianamente cliccare nuovamente sul tuo blog dal suadente sfondo color vinaccia, certo di trovare bei pensieri scritti in un buon italiano: credimi, per un “uomo antico, non vecchio” come me, è e sarà un piccolo grande piacere quotidiano.

  20. A3C ha detto:

    bentornato

  21. maddalena ha detto:

    Bentornato!
    Peró all’olio e.o. Non si dovrebbe rinunciare.
    viva il vino!

  22. marco ha detto:

    Io mi domando come si possa da vegetariano dover dimagrire 10 chili 🙂
    Forse erano residui della precedente vita!
    Sempre ottimo, sul vino.

  23. Alessio ha detto:

    Anche se in ritardo (sfiduciato non controllavo più il blog), ben tornato da un affezionato lettore.
    Roddolo rulez

  24. […] di cui ho degustato l’annata 2009: Cabernet Sauvignon in purezza. Non raggiunge i livelli del Bricco Appiani di Roddolo, ma rispetta senz’altro la tipicità del varietale ed è anch’esso riuscito. Tunia è […]

  25. Stefano Maestri ha detto:

    Egr. Scanzi buongiorno, ancora una volta leggo i sui articoli enoici e, a parte il disamore carnivoro, ho apprezzato tantissimo il fatto che certi luoghi e persone lascino un segno profondo in chi li avvicina. Ad inizio agosto con mia moglie abbiamo trascorso alcuni giorni in langa e abbiamo conosciuto sia Mr. Maurizio a Cravanzana (nessuno è perfetto visto che è Torinista e mia moglie Juventina; io agnostico del calcio) che Mr. Roddolo in cantina (su consiglio dell’Oste).
    A dire il vero quando ho visto una distesa di barriques in cantina ho tremato, ma poi sentendo le spiegazioni dell’Uomo mi sono rilassato. Abbiamo impiegato un po’ a “metterlo in moto” ma ha ragione lei, bisognerebbe eternarlo. Mi ha colpito poi il fatto che in tutti i suoi vini si trovi lo stesso filo conduttore: l’eleganza e l’equilibrio.

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