Franciacorta: sì o no?

Qualche settimana fa ho comprato un Franciacorta in una enoteca di Milano. Il posto si chiama Vino al vino, via Spontini angolo Piazza Bacone, zona corso Buenos Aires. Discreta enoteca, con mescita e cucina semplice.
Ci tornerò con più calma.
Non c’era una grande scelta di Metodo Classico, Cavalleri e Haderburg li conosco sin troppo bene. Così, su consiglio del proprietario, ho comprato un Franciacorta Nature di Enrico Gatti. Venti euro, forse qualcosa più, non ricordo bene.
85 percento Chardonnay e 15 Pinot Nero. Ventiquattro mesi sui lieviti. L’azienda è ad Erbusco.
L’ho bevuto con amici. Com’era? Discreto. Non puoi dire che è cattivo, non puoi dire che ti fa impazzire. Piacevole, ma anche un po’ scontato e scolastico.
Ecco: questa stessa recensione posso spenderla per la stragrande maggioranza di Franciacorta bevuti negli anni. Non voglio dire, come pensano molti vinoveristi, che i Franciacorta sono automaticamente “industriali” e quindi rappresentano “il male”. Generalizzazioni manichee, che non sopporto. Ammetto però che, tolti i soliti nomi, le aziende in grado di incendiarmi sono poche. Non mi dispiacciono, ma si attestano quasi tutti tra il 6- e il 6+.
A parte Cavalleri; a parte Faccoli (che mi piace molto); a parte Colline della Stella di Andrea Arici (Pas Dosé) e Il Pendio, di cui ricordo con piacere Il Contestatore; a parte altri 2-3 nomi (che vi prego di fare, anche solo per aiutare chi visita questo blog); a parte le versioni deluxe (e non esattamente economiche) dei nomi più griffati tipo Ca’ del Bosco e Uberti (Sublimis); a parte alternativi che dividono (Casa Caterina); a parte i vari panda qua e là, come la mettiamo?
Voi, se bevete Franciacorta (non Oltrepò Pavese o Trento: Franciacorta), cosa bevete?

 

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56 Responses to “Franciacorta: sì o no?”

  1. Mario ha detto:

    Se dico Bersi serlini dico una bestemmia? Comunque tutto il territorio in Franciacorta é inquinato; nelle vigne ci lavorano solo dei polacchi (complimenti alla coerenza leghista di tanti produttori) e infine i lieviti utilizzati sono per la maggior parte francesi. Allora quando si può bisogna bere bene e c é una sola bollicina: lo champagne. Il resto é una scimmiottatura mal riuscita.

  2. corrado ha detto:

    completamente d accordo credo che aurelio di casa caterina sia un artista con i suoi vini ci fa assaporare con la sua alternativita vini incredibili,cavalleri non si discute ed io ai nomi da te indicati aggiungo santus ,che nel rose mi entusiasma.

  3. giovanni ha detto:

    Segnalo a tutti quanti gli interessati buoni degustatori e bevitori Cantina Majolini Franciacorta.

  4. Giorgio ha detto:

    Il pendio e’ sempre una gran sorpresa a differeza di altre cantine ( mutatori Bella vista…)

  5. Max ha detto:

    Cascina Clarabella mi accodo

  6. Giorgio ha detto:

    Il mondo dei Franciacorta è iper-inflazionato come quello del Prosecco, del Chianti e chi più ne ha più ne metta, ma è innegabile che siano le migliori “bollicine” che si possano trovare in italia e che possiamo offrire all’estero, senza scomodare il mondo dello Champagne dove, mi si consenta, l’offerta è forse la più inflazionata del pianeta in fatto di vino griffato.
    Tra non molto, infatti, la zona dello Champagne, quella del Franciacorta, del Chianti e della Valdobbiadene si espanderanno al punto di toccarsi ….
    Tornando al post, mi sento di consigliare Tenuta Ambrosini, Monterossa ( non solo Cabochon, ma anche Selvadèk e altri ) e Franca Contea.

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