Donnas Vieilles Vignes

Ne Il vino degli altri parlo dei Vini Outtake. Uno dei miei molti conii (?) nel mondo del vino, assieme al Vino Muccino, il Vino Povia e quant’altri (??).
Cosa sono? I Vini Outtake sono quelli che, come le canzoni outtake, nascono un po’ sfigati. Poco noti, misconosciuti, mai illuminati dalle luci della ribalta. Però, se li incontri, scopri che meritano. Come le canzoni outtake di Bob Dylan nei Basement Tapes, i nastri dello scantinato, quelli con The Band.
L’altro giorno, anzi sera, ne ho incontrato un altro. Viene dalla Valle d’Aosta, terra di grandi vini outtake (e non solo outtake). E’ il Vieilles Vignes Donnas, della Caves Cooperatives di Donnas.
Donnas è un paese al confine con il Piemonte, quindi nella parte est della Valle d’Aosta. Il luogo prediletto per un vitigno che lì chiamano Picoteneur e che, di fatto, è Nebbiolo. Il vino Donnas risulta così una sorta di “Barolo Valdostano”.
La Cooperativa vinifica vigne vecchie, come lascia intendere il vino. Sono bottiglie che purtroppo si trovano quasi solo in loco, difetto (inevitabile) di tutti i vini valdostani, ma posso garantirvi che merita. Oltretutto costano poco, sui 10-15 euro.
Il Picoteneur è un Nebbiolo meno ruvido e strutturato, più ingentilito. Sopporta bene la barrique (questa bottiglia ci sosta per 20 mesi). L’annata che ho provato era la 2002. Non esattamente una vendemmia epocale (o forse sì, ma in negativo).
Ebbene (cit): che gran vino. Dopo otto anni aveva ancora un bel frutto sano, di frutta rossa matura ma non troppo. Fresco, sapido, dritto. Di corpo (al punto giusto), equilibrato, elegante e complesso. Bevibilità suprema, duttilità nell’abbinamento da benedirlo. L’ho bevuto con una tagliata di tonno al pepe verde (cucinata da me: sono in fase da ricetta compulsiva) e ne avrei/avremmo bevuto un secchio.
Gran vino e gran prezzo. Applausi.

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10 Responses to “Donnas Vieilles Vignes”

  1. Nicola ha detto:

    Omaggio al vino, ma soprattutto all’abbinamento….tagliata di tonno al pepe verde!!!!….l’omaggio al cuoco è sulla fiducia!!!

  2. Alberto ha detto:

    … ottimo!

  3. Vincenzo Reda ha detto:

    Consiglio: Mayolet delle cantine Barrò, è difficile da trovare ma se contatti loro direttamente forse bevi un vino assai assai particolare e sorprendente

  4. Andrea Scanzi ha detto:

    Mannaggia, ho degustato una volta un Mayolet buonissimo, ma non ricordo di chi. Anzi, sì. L’istituto Regionale Agricolo, quello che fa le etichette d’artista e valorizza gli autoctoni (tipo il Fumin). Mooooolto buono.

  5. Marco ha detto:

    Andrea scrivi di più!
    p.s. la birra non ti piace?

  6. Andrea Scanzi ha detto:

    La birra? Non mi fa impazzire, ma certe trappiste (e non solo) le bevo volentieri. Di solito però le bevo solo quando sono nel Nord Europa. Bere birra in Italia non mi viene, ecco.

  7. luca miraglia ha detto:

    A proposito dei vini outtake citati nel libro, mi corre l’obbligo di segnalare un refuso: parlando dei campani, viene menzionato il “Pellagrello Nero di Terre del Principe, antico vitigno del salernitano”.
    Come invece ricorderai, il “Pallagrello Nero” è uno degli antichi vitigni della provincia di Caserta già vinificati all’epoca dei Borboni, riscoperti, qualche decennio fa, da Gino Veronelli e valorizzati da attenti produttori, fra i quali sicuramente primeggia Terre del Principe, di cui, a proposito, invito all’assaggio del Pallagrello Bianco “Le Serole”.

  8. Andrea Scanzi ha detto:

    Firmerei tutta la vita perché i refusi fossero di entità così lieve. 🙂 Quando segnali mille nomi, vitigni, cantine, aziende, è inevitabile. Dettagli. Mi spiace molto di più per avere scritto Frescobaldi invece di Avignonesi in un virgolettato di Massimo D’Alessandro, ma ho già chiesto venia. Tutte cose che correggeremo in una seconda edizione.

  9. Giuseppe ha detto:

    Scusa se mi permetto, a pagina 204 del tuo libro parli del pallagrello nero tra i vini outtake, volevo far presente che il vitigno è casertano non salernitano, una delle poche cose buone di Caserta 🙂 vale per le prossime ristampe che ti auguro.

  10. luigi de liguori ha detto:

    Il Veilles Vignes è un ottimo…… “barolo”, anzi ricorda per la sua gentilezza il barbaresco, quello autentico, quello d’antan! Io ho bevuto il 2007, forse ancora giovane ma già suadente, con un buon corpo, ottimi sentori di frutta, non marcati, ed una lunghissima e gradevole persistenza sul palato; l’ho abbinato, non per scelta ma per necessità in quanto ospite, con un brasato, ed il vino ha retto benissimo…. l’impatto e si è integrato in maniera ottimale con il cibo. Lo consiglio a tutti, anche se ancora non sono riuscito ad acquistarlo.
    Nunc est bibendum a tutti
    Luigi

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