Barone Riccati – Langhe Monregalesi

La settimana scorsa ho presentato un bel Festival, Uvalibre. A Carrù. C’erano Don Gallo, Gianni Barbacetto, Giuliana Sgrena, Giuseppe Catozzella, Antonella Beccaria, Luca Telese e tanti altri.
Lì ho incontrato anche Bruno Chionetti. E’ lui a curare i vini dell’azienda Il Colombo. Siamo nelle Langhe Monregalesi, zona meno nota – ma bellissima – di Langa. Lì nasce(va) il Dolcetto meno noto. Ma non meno apprezzabile.
Dalla prossima stagione la Doc Langhe Monregalesi confluirà nella Docg Dogliani.
L’azienda Il Colombo coincide con un edificio settecentesco a dieci chilometri da Mondovì. Non troppo distante c’è Mombarcaro, teatro di una delle battaglie più cruente della Resistenza – e di alcune delle pagine più belle di Beppe Fenoglio.
La proprietà, dal 2006, è dei coniugi norvegesi Holm. Nelle etichette leggete “Barone Riccati”.
I vini più apprezzati, accanto a un Barolo Sarmassa di fresca uscita, sono i Dolcetto. Il base Chiesetta, degustato nell’annata 2010, e il Superiore Il Colombo (annata 2009). I vignetti sono a un’altezza massima di 550 metri.
Produzione piccola: sulle 8mila la Chiesetta, sulle 5mila Il Colombo.
Lieviti indigeni, niente controllo di temperatura in fermentazione.
Chi mi segue da un po’ conosce il mio affetto per il Dolcetto. Il Colombo mi ha sempre incuriosito, perché tra le poche aziende a valorizzare la Doc Langhe Monregalesi. Di lei ho letto ottime recensioni, soprattutto dalla Guida de L’Espresso.
Ora che ho (ri)bevuto i due Dolcetti, posso confermare tutto il bene che ricordavo e conoscevo. Sono Dolcetto veri, di giusta polpa, bella beva e schietta fragranza. Il Colombo è una garanzia, per questo la semplicità del Chiesetta stupisce quasi di più. Entrambi espressioni oneste e sincere di un vitigno autoctono tanto sottovalutato quanto adorabile.
Capisco che l’entrata nella celebrata Dogliani aiuterà questi vini, ma nel mio piccolo mi dispiaccio assai che la dicitura “Langhe Monregalesi”, che a me ricordava il partigiano Johnny e il ristorante Monsupino di Briaglia, scomparirà.

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6 Responses to “Barone Riccati – Langhe Monregalesi”

  1. Carlo Tabarrini ha detto:

    E vai di lieviti indigeni e temperature libere… Quest’anno ho incantato diversi enologi modernisti mentre follavo i miei tini aperti… L’ importante è non farlo per moda;

  2. sveto ha detto:

    Ciao Andrea, abbiamo condiviso un paio di anni fa un piacevolissimo (per noi almeno) pomeriggio alcolico sorseggiando in quel di Bricco Appiani. Siamo i veronesi. Tra una ventina di giorni torniamo nelle langhe, e oltre la corte di Flavio vorremmo visitare un’altra cantina. Mi dai un consiglio per favore? In zona Diano poi che locanda mi suggerisci? (siamo in 10). grazie e felicità. Sveto e monica

  3. Bruno Chionetti ha detto:

    Buongiorno Carlo,
    anche il Barolo “Sarmassa” fermenta a cielo aperto.
    Per quanto riguarda i lieviti indigeni, pare che non vi sia la certezza che siano veramente loro ad innescare le fermentazioni. Per anni abbiamo, tutti o quasi, usato lieviti selezionati e quindi pensi a quanta “biodiversità” vive nelle nostre cantine !
    Le temperature non le controllo perché non mi é possibile.
    Detto questo mi trova perfettamente d’accordo sul fatto che adesso i vini sono tutti naturali, etc.,etc..
    Concordo con Andrea sul fatto che perdiamo un’altro pezzo di storia del vino ma dopo anni di lotte contro i mulini a vento ci siamo arresi, anche perché non ci hanno lasciato molta scelta !
    Anche sulle nostre colline scorrazzava, libero e non allineato, un partigiano mitico di nome Lulù. E per finire, state sereni perché la altrettanto mitica Trattoria Marsupino in quel di Briaglia non scomparirà, anzi continua a tenere alto il nome delle Langhe Monregalesi, da visitare assolutamente se siete in zona !

  4. rossal (ross*+sal) ha detto:

    Bellissimi e gustosi ricordi ci legano alle Langhe Monregalesi. Presto saremo da quelle parti: ritorneremo al Marsupino, sosta impareggiabile per accoglienza, sapori e bottiglie.
    Non poche le volte che ci è parso di rivedere il partigiano Johnny, mentre procedevamo lenti sulle curve di quelle colline.
    Sapremo, dopo questo post, cos’altro stappare (o riassaggiare) quando si ritornerà da quelle parti.
    Grazie Andrea:)rossal

  5. Luca Miraglia ha detto:

    “Dorme anche la febbre” (cit.).
    “Due mesi dopo la guerra era finita” (cit.).
    Finiti insieme, il secondo, ovviamente, per l’ennesima volta, ma entrambi accomunati dalla grande emozione.
    Sulle note di Eric Clapton in duetto con Winton Marsalis …

  6. Della ha detto:

    Per Sveto: io ci sono stato 2 settimane fa, e ho fatto tappa da Rinaldi e Cerruti (li consiglio molto molto molto vivamente!). Altrimenti anche Principiano e San Fereolo mi ispirano…

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