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Le Carovaniere

mercoledì, Gennaio 9th, 2013

Ho un debole per i luoghi che uniscono competenza e passione. Viaggiando molto, ne ho scovati non pochi. Tanti piccoli rifugi, sparsi qua e là. Le Carovaniere è uno di questi.
E’ ad Arezzo, nel centro storico. Un azzardo, perché il 90%  del piccolo locale è dedicato ai distillati. Poi vini, sali, spezie, cioccolate. Un luogo mosso unicamente dalla passione – e appunto dalla competenza – del proprietario Francesco Mattonetti.
Non lo conoscevo prima di questa sua esperienza, lo vedo sì e no tre volte l’anno, non ci guadagno nulla a parlarne bene.
Ho deciso di dedicargli un post intero, dopo averlo citato più volte, a seguito della mia ultima visita. Ieri mattina. Mi sono regalato un whisky, peraltro griffato Le Carovaniere (nel senso che Mattonetti ha scelto la botte dalla Scozia dopo due anni di assaggi e si è fatto imbottigliare un whisky tutto suo). E un Calvados di altissimo livello. Il whisky è un Ledaig Isle of Mull, la variante torbata della distilleria Tobermory, 15 anni. Il Calvados è un 12 anni di Adrien Camut. Li vedete nella foto.
Le Carovaniere mi piace perché, nel suo proprietario, riscontro quella voglia mai sazia di studiare, cercare, inseguire. Di raccontare storie, di scovare aneddoti, di lasciare che la bellezza emerga di fronte a un contesto troppo spesso apocalittico. Lo stesso approccio che ho visto a Castiglion Fiorentino in Andrea Magi, applicato principalmente nel suo caso al mondo dei formaggi.
Sono stato da Mattonetti una decina di volte, in questi anni. Mi ha sempre fatto fare tardi (e viceversa) e non l’ho mai trovato impreparato. Mai. Che parli di Rum, Whisky, sale affumicato dell’Ontario o Gin. A proposito di quest’ultimo, è stato proprio Mattonetti a scoprire che uno dei migliori gin del mondo viene da Arezzo, grazie a una bacca di ginepro in qualche modo prodigiosa. La storia l’ha raccontata qui, nel suo blog. E di racconti così, Francesco ne ha tanti. Dovrebbe scriverci un libro.
E’ spesso in viaggio, tra distillerie e cantine. Studia, si informa, fa consulenze sul valore di bottiglie vintage scovate nelle cantine di famiglie incapaci di appurarne il valore. Organizza corsi, degustazioni, piccoli eventi di nicchia ma non troppo. Non sta fermo mai. Non mentalmente. E questo, oltre che raro, è approccio assai prezioso.
Quando incontro il talento dal volto umano, quando mi imbatto nell’artigianato di alto livello: be’, allora è un bel giorno. E alle Carovaniere mi succede sempre.