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Frozza

giovedì, Giugno 13th, 2013

IMG_3101Lunedì scorso, tra una data di Gaber se fosse Gaber e un guasto alla mia Golf, sono tornato a visitare una cantina.
Ho scelto Frozza, a Colbertaldo di Vidor, provincia di Treviso. Una delle zone più vocate del Prosecco.
Ho scoperto i vini di Frozza grazie a Erasmo Gastaldello della Casa del Parmigiano di Marostica. Mi aveva colpito il suo Col dell’Orso, che ho recensito qui. Successivamente, dopo averlo incrociato a una presentazione de Il vino degli altri a Feltre, mi pare nel marzo del 2011, ho provato anche il suo Prosecco rifermentato in bottiglia (“col fondo”, spesso scritto tutto attaccato in Rete).
Frozza, assieme a Casa Coste Piane, è il mio produttore preferito (non l’unico) di Prosecco. A differenza di Loris Follador,  Giovanni Frozza non è un naturalista e ad esempio usa lieviti selezionati (“i più neutri che esistano, da sempre”). Interventi minimi in cantina. Vinifica da più di 20 anni. La zona è molto bella.
Produce quattro tipologie, più una quinta (quella col fondo) che non ha etichetta e di fatto vende perlopiù agli abitanti delle zone limitrofe, che fanno la fila con le loro damigiane. Tre bottiglie di rifermentato in bottiglia me le sono comunque portate a casa: prezzo irrisorio, facilità di beva garantita.
La tipologia più stupefacente – ma la più comune per chi vive lì – è la versione tranquilla. Senza bollicine. Un bianco esile, non certo indimenticabile ma onesto. Da tutti i giorni.
La versione Frizzante – che Frozza non vuole definire “base” – è l’idea migliore di “Prosecco industriale” che possiate immaginare. Ovviamente Frozza non è “industriale” (sulle 110mila bottiglie annue), ma è per capirsi: quando chiedete al bar un Prosecco, nella vostra testa state chiedendo il Prosecco Frizzante di Frozza. Solo che non ve lo danno quasi mai.
frozriveI due prodotti di punta sono i Brut, entrambi Metodo Charmat (“Niente Metodo Classico, non funziona con il Prosecco”). Il Col dell’Orso, il più noto, ha nelle note fruttate e nella decisa sapidità le cifre distintive. Il Rive di Colbertaldo, l’ultimo nato (quattro anni fa, dopo il riconoscimento della Docg) è più floreale e minerale: il più ambizioso dei quattro.
Per i miei gusti ridurrei ancora di più il residuo zuccherino, ma sono un tossico di Pas Dosé e forse faccio poco testo.
Se andate da lui, provate la degustazione in cantina. Direttamente alla fonte. Prima della rifermentazione in autoclave, il Prosecco ha davvero un aspetto diverso (che intuisci dalla tipologia Tranquilla). Il base del Rive di Colbertaldo è floreale, mentre i tre appezzamenti che portano al Col dell’Orso sono diversissimi (eppure l’uva è la stessa e ci sono pochi metri tra un vigneto e l’altro): un serbatoio è spiccatamente agrumato, il secondo ha note di pietra focaia, il terzo è incredibilmente salato (e fossi in Frozza avrei la tentazione di vinificarlo in purezza).
Il rapporto qualità/prezzo è uno dei punti a favore di Frozza: in cantina si va
 dai 3 ai 6-7 euro, in enoteca dai 6-7 ai 10-13.
Sono tornato a casa con 18 bottiglie. Visto il caldo finalmente arrivato, non dureranno molto.