Champagne Jacques Beaufort

Abbandonate ogni indugio, voi ch’entrate, e consegnatevi con ardimento al godimento.
Questo è uno Champagne che non accetta vie di mezzo: o lo si ama, o lo si odia.
Giulia Cavalleri, nume tutelare delle Bollicine italiane e di chi scrive, ne Il vino degli altri mi ricordava di come gli Champagne di Jacques Beaufort siano spesso straordinari ma a volte deludenti. Rientra nel personaggio, di cui parlo (con smisurata stima) nel libro.
Beaufort è prima mito e poi vigneron. Trent’anni fa o giù di lì si è convertito interamente al biologico, dopo un’allergia che lo colpì e che lui ritenne un segno del destino: la Chimica era il Demonio, Biologico (vero) e Biodinamico (vero) la salvezza. L’uomo è così, biblico e senza mezze misure.
Da qui un percorso che non ha eguali nella Champagne (nemmeno Selosse). Da qui l’esigenza e il piacere di andare a trovarlo ad Ambonnay. Molti lo hanno fatto, dopo avere letto le mie pagine. E nessuno ne è rimasto deluso. Come con Flavio Roddolo, cui peraltro somiglia.
L’altra sera ho bevuto un Polisy Millesimato 2004 di Jacques Beaufort (ma sull’etichetta c’è scritto Andrè). In Italia lo distrubuiva Sarfati, i prezzi non sono abbordabili. I mitici Demi Sec, che in Champagne fa quasi solo Jacques, hanno prezzi impossibili. E così certe annate Grand Cru di Ambonnay.
Questo Polisy, dall’area meno nobile (ma anche meno conosciuta) dell’Aube, si trovano in Italia sui 50 euro. Sono Champagne a maggioranza Pinot Noir, quindi più boschivi e difficili, che Beaufort sa declinare come pochi.
E’ vero che i suoi non sono vini per tutti. Ma è anche vero che, se entri nella sua lunghezza d’onda, e non è così difficile (se non per il portafogli), le emozioni sono indescrivibili.
Da lui, un anno fa, avevo bevuto decine di bottiglie, una verticale straordinaria arrivata fino ad annate lontane come la ’90. Ammetto di amare più Ambonnay di Polisy, e di preferire il Blanc des Blancs al Blanc des Noirs (o comunque a maggioranza Pinot Noir), ma a uno Champagne non puoi chiedere di più.
All’esame visivo il Polisy 2004 ha uno splendido giallo dorato, brillante, per nulla sporcato o increspato (si tende a dire che tutti i Beaufort hanno depositi e sono bruttini: falso). La bollicina è fine ma quasi si nasconde, piccola e numerosa. Esploderà, anzi accarezzerà, in bocca.
Il naso è stupendo. Salmastro, minerale. Fiori e frutti gialli, delicati. Un naso importante, quasi da rosso, con sentori di sottobosco e pietra focaia.
Poi, il gusto. Ecco: dovessi indicare una bottiglia che rappresenta perfettamente l’idea di dinamismo in un vino, sceglierei Beaufort. All’inizio è decisamente fresco, quasi acidulo. Si deve aprire. Poi, per nulla statico, comincia a muoversi, a evolversi: a vivere. Raramente un vino mi è cambiato così tanto (in meglio) in due ore. E’ cresciuta la sapidità, la mineralità, l’eleganza, l’equilibrio. Il vino camminava , pulsava durante la cena. Persistenza lunghissima, bevibilità straripante. Emozioni continue.
I difetti? Due. Il prezzo e l’etichetta (un po’ triste e incasinata). A parte questo, solo applausi.

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23 Responses to “Champagne Jacques Beaufort”

  1. Fulvio ha detto:

    si vede che hai esagerato con il Beaufort che ritengo sia assieme al Taittinger uno dei miei preferiti
    ciao Andrea e fammi sapere se farai delle degustazioni in materia,è il mio articolo…preferito!!

  2. Andrea Scanzi ha detto:

    @Fulvio. Taittinger l’ho bevuto una settimana fa a Modena, ottimo. Le degustazioni le faccio sempre e ne scrivo sul blog e nei libri. 😉

  3. antonio ha detto:

    Beaufort è in questo momento, per me, la quintessenza delle bollicine insieme al Jacques Selosse!!…non c’è Krug o D.Perignon che tengano…anche se ci sono piccole Maison che sono splendide soprattutto per i prezzi.
    Tra i vari Franc Pascal ,Benoit Lahaye!

  4. Andrea Scanzi ha detto:

    Non posso non essere d’accordo, Antonio. Lahaye lo cito nel libro, assieme ad altri nomi. Tra i molti possibili, ricordo qui Cedric Boulard, Jerome Prevoste, Larmandier Bernier, Bonnet-Gilmert, Françoise Bedel, Soutiran.
    Franc Pascal mi manca.

  5. Luca Miraglia ha detto:

    Caro Andrea, se il vino è “emozione” (e lo è, altrimenti berremmo tutti il Tavernello, bevanda tecnicamente ineccepibile e dal prezzo corretto), l’emozione non ha prezzo, e quindi “que viva Beaufort”… ma anche Movia ed Haderburg!!

  6. antonio ha detto:

    Franck Pascal (non Franc come erroneamente ho scritto prima) è un biodinamico che si trova nel dipartimento della Marna (Montaigne de Reims)dove il Pinot noir la fa da padrone.Lui è un integralista non usa nulla nè elementi chimici, nè attrezzature tipo trattore.
    Fa dei vini bizzarri (Pinot noir extra brut,Pinot meunier quasi al 100%) ma anche molto eleganti e soprattutto da aspettare molto dopo la sboccatura per le elevate spigolosità, se puoi provane qualcuno e facci sapere (in italia è distribuito dal catalogo Perlage).
    Io (ahimè, perdonami)ancora non ho letto il tuo libro ma lo farò presto visto che lo ho acquistato già…quindi a volte potrei dire delle cose superflue…altre volte come ora potrei sembrare saccente, in effetti è solo la passione che mi fa a volte straparlare!!

  7. Andrea Scanzi ha detto:

    @Luca Miraglia. I agree (e sai quanto ami anche Haderburg). Hai fatto bene a citare Movia, bravissimo.
    @Antonio. Non mi sembri affatto saccente. La descrizione che fai di Pascal mi ricorda un po’ quella di Françoise Bedel, bravissima a declinare il Pinot Meunier (notoriamente il più sfigato dei tre vitigni dello Champagne)in versione biodinamica. Purtroppo non ho potuto parlarle, quando andai là lei non c’era. Segnalo in particolare il Dis Vins Secret (vado a memoria, dovrebbe chiamarsi così, ne ha parlato anche Ziliani nel suo blog tempo fa).

  8. Nic Marsèl ha detto:

    Jacques Beaufort. Ccavolo mi sa che questo l’ho tracannato. Devo controllare con i miei compagni di quella volta. Se è quello che penso, è una bomba ma non pensavo costasse così tanto (quando si divide il conto e si è alticci si perdono i punti cardinali)

  9. Gabriele ha detto:

    Ciao Andrea

    in un precedente post hai segnalato c-comme, incuriosito, ho dato un occhio al sito e sono rimasto sorpreso dai prezzi. Se assaggi qualcosa di interessante lo puoi segnalare sul blog? sono sempre molto attento al rapporto qualità-prezzo.

  10. Gabriele ha detto:

    non c’entra nulla con il vino, ma visto che qualche giorno fa parlavi di Caino, penso sia doveroso un brindisi al più grande scrittore che abbia avuto il piacere di leggere.

  11. Carlotta ha detto:

    ciaooo,ho 20 anni e sono di roma!!!!diplomata lo scorso 15 giugno all’A.I.S!!!!ho cercato Elogio ma feltrinelli lo aveva terminato,la mia voglia di leggerti è stata incontenibile e ho preso 2 giorni fa il vino degli altri!!!!!che purtroppo l’ho quasi terminatoooo!!!!!complimentii!!!!ne ho già comprato altre copie che ho regalatoo,mi hanno chiesto se lavoro per te,dato il mio entusiasmo nel divulgare il mio entusiasmo per questo libro!!!!aspettiamo dell’altro!!!!!! grazie!!!!!!
    carlotta

  12. hazel ha detto:

    Anche Beaufort l’hai fatto papa,ma come si puo’ darti torto.
    Salut.

  13. gianmarco ha detto:

    ciao andrea, scusa l’ot, ma stasera ho bevuto uno chenin di olivier cousin e volevo sapere se lo conosci, tu che hai bazzicato la loira. è un demeter certificato comprato da bulzoni (la mia prima volta, è un po’ fuori mano per me ma ho letto che ha un bel reparto di vini naturali e allora mi sono precipitato). colore ambrato, un bel naso di cera d’api ed erbe, bello tannico (sta sicuramente un bel po’ sulle bucce) ma con un’armonia notevole. provato con spaghetti ai funghi gallinacci e con prosciutto di parma. ed è il suo prodotto base, immagino: vin de table, 9 euri. grande!

  14. gianmarco ha detto:

    e dimenticavo, la mela cotogna

  15. Andrea Scanzi ha detto:

    @Gianmarco. Di Cousin ho solo sentito parlare (bene). Mi hai messo ancora più voglia di degustarlo.
    @Carlotta. Grazie mille.
    @Hazel. Sì, stavolta non mi si può dare torto. 🙂

  16. EFFEPI ha detto:

    Beaufort??!? Gente splendida , purtroppo conosciuta solo in rete. I loro champagne alzano il punto di riferimento di diverse spanne ma a mio giudizio escono un po’ da quello che ci si può aspettare da uno champagne e questo è un bene almeno per me. I vecchi Ambonnay( 1995 1996) hanno una potenza inaudita.
    PS : Se vi piace Movia provate i Vignai da Duline se non li conoscete.

  17. Andrea Scanzi ha detto:

    Vignai da Duline li citavo già in Elogio dell’invecchiamento, tre anni fa. Azienda encomiabile. D’accordo su Beaufort.

  18. Fabrizio ha detto:

    Ciao Andrea, torniamo a parlare di Beaufort, lo merita sempre, ti riporto un commento preso dal sito dell’Enoteca Cavalli di Parma:
    “(G.C. Ambonnay) N.M. 18 mesi fa abbiamo scritto : 2 ha Chardonnay e Pinot Noir (di proprietà)
    bottiglie prodotte annue: tutte quelle che vengono richieste. Al di là del bene e del male il padre sciagurato di tutti i bio del mondo. E’ sicuramente il “Vigneron” più originale: riporta in etichetta l’esclusione di ogni concime chimico, diserbante, insetticida dalla coltivazione dei vigneti. Sostiene altresì l’utilizzo di composti vegetali e trattamenti secondo aromaterapia e omeopatia (lui è allergico a tutto) La struttura dei suoi Champagnes è (era) davvero unica, grazie anche ai lunghissimi affinamenti sui lieviti.
    Ma prima o poi le favole finiscono. Alcuni sapienti lo hanno premiato, sradicato dalle sue terre, inebriato di gloria effimera, fino ad indurlo in rapaci tentazioni. Così il Récoltant cede il posto al Négociant e tutto è rimesso in discussione. Ci asteniamo da ogni giudizio e lasciamo libera scelta al cliente. E’ disponibile ancora un po’di Réserve. Ai posteri l’ardua sentenza.
    Maurizio”
    Voglio precisare che ho acquistato 3 champagne di Beaufort da una distribuzione interessante che fra le varie etichette ha appunto anche lui; un Polisy brut millesimato 96 codificato NM fatto da Jacques Beaufort nelle cantine di Polisy appunto e sboccato nel 2007 più due magnum sempre André Beaufort mill. 2005 fatto da St.Jean Baptiste (?!) a Ambonnay codificato anche questo NM degorgé dicembre 09; ho bevuto uno dei magnum, prodotto staordinario, elegante, minerale raffinato, ne vorrei dei secchi, e credo che il Polisy salterà a breve.
    Scusa per essere stato così prolisso, volevo un tuo parere sulla polemica dell’enoteca e sulla confusione che comunque aleggia intorno alle etichette di questo grande produttore.
    A presto.
    Fabrizio

  19. Simone ha detto:

    non so se può interessarti ma organizzo un incontro con jacques beaufort il 16 giugno 2011…sboccheremo alla volèe il 2004 e il 2005 di polisy.

  20. stefano ha detto:

    ecco il video della sboccatura alla volè di cui parla Simone
    http://www.youtube.com/watch?v=suJS9FX88Qk

  21. michele ha detto:

    beaufort lo conosco molto bene in quanto sono stato in azienda da lui e abbiamo stappato bottiglie fino all’annata 86…. non male… però da non sottovalutare neanche le bottiglie di marie noelle legru specialmente il suo rosèe de saigne…. un altra bollicina interessante è quella di raimond boulard

  22. andrea ha detto:

    Ho bevuto non meno di 5 mesi fa una bottiglia di Polisy ’04 per festeggiare il mio diploma da Sommelier ,conseguito il giorno stesso,bottiglia fatta affinare per 2 anni nella mia cantina,bollicina vera autentica senza mezzi termini che non ama gli indecisi,da una parte ero felice di aver assaporato tutto ciò,dall’altra triste di non avere la possibilità di provarla tra 5 o 6 anni,per fortuna il mio amico Gionata Venesio proprietario della cuvee.it,importatore di alcuni tra i migliori piccoli vigneron,tra cui Beaufort, me ne ha data un’altra bottiglia ,dalla sua cantina personale,a questo punto solo il tempo mi saprà rivelare quanto Beaufort sia davvero unico!

  23. Fantastico questo vino!

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