Capichera

E’ arrivata l’estate (cit) e sto facendo scorta di bianchi. A giorni mi arriveranno una trentina di Champagne “vigneronnati” da C-Comme (l’enoteca di Epernay), sono in attesa di alcuni vini outtake che voi stessi mi avete consigliato (grazie) e il Verdicchio di Ampelio Bucci è la solita garanzia (soprattutto il base, che ormai preferisco al Villa Bucci).
Proprio Ampelio, verso cui ho grande stima e di cui parlo in Elogio, mi aveva consigliato, settimane fa, il Capichera. Un Vermentino di Gallura tra i più blasonati, che ho acquistato a un’Enoteca di Castiglione della Pescaia attorno ai 20 euro.
Mi aspettavo grandi cose, ma non mi ha convinto. Sin dal colore, profondo e carico, dai riflessi dorati marcati, ho avuto la sensazione di un vinone, fatalmente troppo moderno.
L’annata era la 2006.
Al naso, più ancora dei fiori e frutti gialli, la frutta tropicale: banana su tutte. Ma non solo: quel sentore vanigliato da legno nuovo, o da barrique non ancora smaltita appieno, nonostante fossero passati 4 anni dalla vendemmia.
In bocca mi è parso – ma posso sbagliare – il classico vino che conquista le guide al primo sorso, ma che già al secondo fatichi a bere. Quel tipico effetto-chewing gum, dolcino e morbidone. Debito di freschezza e mineralità, eccesso di opulenza.
Neanche la chiusura è convincente: la progressione è statica, la persistenza non troppo fine. Un Vino Stancante, oserei dire.
Il Capichera, da più di vent’anni, fa la la storia del Vermentino sardo. E’ etichetta plurilodata, le vigne poggiano sul tipico terreno Gallurese originato dal disfacimento granitico. Una gran bella sinergia.
Proprio per tutte queste potenzialità, innegabili, ne sono rimasto un po’ deluso.

Tags:

47 Responses to “Capichera”

  1. Nicola ha detto:

    Che bello..non mi stancherei mai di leggere una tua recensione di un vino…..

  2. Andrea Mereu ha detto:

    Sei un uomo morto. 😉

  3. Andrea Scanzi ha detto:

    Eh mamma mia, e per cosa? Per avere scritto che non amo il Capichera? Ho scritto cose peggiori. Ad esempio che la Serracchiani non è la nuova Obama. (Grazie, Nicola).

  4. Michele ha detto:

    Le tue non sono recensioni, bensì letteratura! Ne fruisco persino io, che sono astemio 🙂

  5. Andrea ha detto:

    facevo prove di (presunto) orgoglio sardo. Hai appena destituito il “Cossiga” dei bianchi sardi.

  6. Andrea Scanzi ha detto:

    Massimo rispetto, Andrea, per il Capichera. Ma non mi ha preso. Magari sbaglio io, anzi sicuramente. ;)Devo aggiungere che a cena eravamo in 4 e tutti abbiamo avuto la stessa situazione.

  7. Andrea ha detto:

    Ma no, hai solo avuto premura di svelare quello che tanti sanno senza ammetterlo. Un vino (spinto) sopra le righe

  8. Matteo ha detto:

    per un attimo ho temuto che “Cossiga” fosse un complimento 🙂

  9. Nicola ha detto:

    C’entra poco con la discussione, ma è un flash che mi è sovvenuto or ora e non mi lascio scappare….la considerazione che hai (rectius, che NON hai) di Bruno Vespa si trasferisce anche al Vespa che si passa per fine intenditore di vini (grazie a Dio posso permettermi di pasteggiare ogni giorno dell’anno con un vino diverso (cit.) – stica! – ) ? Non ricordo di avertene sentito parlare (magari lo hai già fatto) e ne ero incuriosito…..

  10. Michele ha detto:

    Mi dispiace che non ti abbia convinto il Capichera, cmq ti consiglio per i bianchi, e non solo, la cantina Argiolas di Serdiana, già premiata per il suo rosso “Turriga”. Per quanto riguarda i bianchi secondo mè sono i migliori (ma il mio parere è soggettivo) prodotti in sardegna con rapporto qualità/prezzo ( http://www.argiolas.it/#100 http://www.argiolas.it/#101 ) tieni conto che il “Costamolino” si trova nei supermercati a 6 € ed il “Turriga” del 2001 l’ho aquistato circa un anno fà a 45 € (ma non li vale). Il “Capichera” l’hai pagato molto ( al supermercato costa forse la metà). Ti preciso che non sono un esperto del settore ma solo un normale bevitore, e naturalmente ti scrivo dalla Sardegna. Un’altra cosa riguardo ai bianchi, generalmente non si servono a tavola quelli + vecchi di un anno (quì nei ristoranti vengono serviti solo quelli dell’anno precedente) quindi il “Capichera” era troppo datato. Spero di esserti stato utile. Ciao

  11. Andrea Scanzi ha detto:

    @Nicola. Non ho mai letto mezza recensione di Vespa sul vino. Non è snobismo: non l’ho proprio mai letto. Magari è bravissimo, non lo so. 😉 @Michele. Ti ringrazio. Il prezzo era attorno ai 20 euro, in enoteca. Senz’altro al supermercato lo trovi a meno, ma in Toscana il Capichera non lo trovi al supermercato. Riguardo al fatto che fosse datato, può essere, ma l’azienda garantisce la sua evoluzione nell’arco di 4-5 anni (quindi la 2006 rientrava nel range) e comunque un bianco ambizioso deve reggere qualche anno. Non dico che tutti i bianchi debbano avere la longevità dei Riesling della Mosella, ma almeno 3-4 anni sì. A meno che non siano dei bianchi base concepiti per essere consumati hic et nunc.

  12. Paola ha detto:

    @Michele anch’io conosco il Vermentino di Argiolas, che mi fu consigliato anni fa da un amico sardo di Sassari e sono d’accordo con te. Di vermentino di gallura bevo quello 🙂
    Andrea, davvero grazie per le tue recensioni. Sono molto utili e scritte bene (pure con passione) (ma lo sai, P.M. ;)).

  13. Claudio ha detto:

    Finora i migliori bianchi sardi da me provati sono di Contini, Sedilesu e Dettori. Come te, ho trovato il Capichera troppo piacione. Ma in fondo me l’aspettavo, ne parlano tutti troppo e sempre bene…

  14. Andrea Scanzi ha detto:

    Conosco bene (e adoro) Dettori. Non conosco abbastanza Contini e Sedilesu. I vostri commenti mi sono molto utili, vi ringrazio.

  15. Alida ha detto:

    Credo che alcuni nostri vini meno conosciuti,siano decisamente migliori…..

  16. Andrea Scanzi ha detto:

    Cara Alida, nel mio libro c’è un capitolo intero dedicato all’azienda sarda Perda Rubia, che adoro. E cito altri vini della tua regione che ammiro molto, ad esempio Dettori. Lungi da me criticare una terra straordinaria – in ogni senso – come la vostra. 😉

  17. Paolo ha detto:

    Caro Scanzi Alessio Boni, vedo che siamo ormai al proselitismo e alla divinizzazione. A quando un partito di scanziani e una setta? 🙂 Guardi questo link.
    Complimenti. la chiamerò Maestro quando sarà vecchio, per ora le dico solo bravo.
    http://letteredasopralapioggia.splinder.com/post/22863962/tra-la-via-emilia-e-il-west

  18. Alida ha detto:

    Le critiche ai vini non significano,critiche alla mia terra,almeno io la penso cosi.:))))

  19. Andrea Scanzi ha detto:

    Anch’io la penso così, ma la suscettibilità è talora infinita e incontrollabile. Volevo essere certo di non creare malintesi. 😉

  20. Pietro Errante ha detto:

    Io di vini non ci capisco una cippa ma le tue recensioni sono immortali.

  21. Nic Marsèl ha detto:

    Argiolas non fa vermentino di Gallura, si trova in tutt’altra zona.

  22. Andrea Scanzi ha detto:

    Ha ragione Nic Marsel. Argiolas (che non ho citato io) ha base a Serdiana nel Cagliaritano. Il Turriga è un rosso a maggioranza Cannonau, il bianco più celebre (Angialis) è dolce a maggioranza Nasco.

  23. benux ha detto:

    Ma i vini li devi comprare????
    Pensavo che ormai ad un enologo/sommelier/critico del tuo livello le cantine facessero a gara per inviarti i propri prodotti

  24. giodemu ha detto:

    Scrivo anch’io dalla Sardegna. Confermo, non mi risulta che, al momento, Argiolas produca Vermentino di Gallura DOCG. Il fatto che abbia base a Serdiana è relativo, l’algherese (come me) Sella&Mosca, per dire, produce sia Vermentino di Gallura che Carignano del Sulcis, entrambi tra il sufficiente e il buono, a mio parere. Argiolas produce 2 Vermentini di Sardegna DOC, Costamolino (così così) e Is Argiolas (buono). Condivido la recensione di Andrea sul Capichera. In generale, quasi tutti i produttori di Vermentino di Gallura tendono a voler stupire con gli effetti speciali, esagerando con i lieviti “selezionati”, sfornando quasi dei frullati di frutta tropicale. Per me i migliori sono il “Karagnanj” di Tondini e il “Ruinas” di Depperu (che, a dire il vero, è fuori dalla DOCG). Tra gli altri bianchi sardi, credo valga la pena provare il Vermentino “Tuvaoes” di Cherchi, il “Karmis” (Tharros IGT) di Contini e il Nuragus di Cagliari DOC “Pedraia” della Cantina di Santadi.

  25. Francesco ha detto:

    Ciao, concordo con la tua recensione, strano però che non ti sia imbattuto prima in questo vino, visto che è molto comune. Comunque, non per amor di polemica o per malinteso senso delle radici, ma quelli delle mie parti, in purezza e non, non lo vedono nemmeno il capichera. Qualche nome? Lambruschi, Giuliani (terenzuola) Pietra del focolare per i colli di luni, Lorieri Pierpaolo-Scurtarola (ecco questo potrebbe anche fare l’outsider, imprevedibile e valentineggiante) per il Candia colli apuani (terra di bevitori damigiana, dovresti venire per frasche…)
    ciao
    francesco
    ps il bucci base è veramente ottimo. per il perda rubia ancora ti ringrazio

  26. Gabriele ha detto:

    Ho sempre trovato più interessante il Capichera vendemmia tardiva, anche se ha un costo esorbitante, assolutamente inadeguato alla sua qualità.

    Ieri sera ho bevuto il Gewürztraminer base della cantina di Termeno, otto euro decisamente ben spesi.

    Il Villa Bucci però continua ad essere uno dei miei preferiti.

  27. Claudio ha detto:

    Una nota a margine, Andrea: in Corsica, terra che tu scarichi frettolosamente nel tuo libro (domanda-risposta numero 7 del capitolo “cento cose da sapere sul vino degli altri”) ci sono ottimi vermentini. Se mai ti capiterà prova quelli di Antoine Arena e Clos Canarelli, entrambi biodinamici. Due gioielli che ti farebbero cambiare idea sulla “Ile de Beautè”. E ci sono anche bei rossi…

  28. Andrea Scanzi ha detto:

    @Benux. I vini ci tengo a comprarli, anche se i produttori mi conoscono. E’ una mia regola. Se poi qualcuno ogni tanto mi spedisce o regala di sua volontà, tendo a raddoppiare l’acquisto, in maniera tale che almeno una parte di vini sia stata regolarmente pagata. Comunque in enoteca e al ristorante li pagherei comunque, non basta dire “Ehi sono Scanzi, apritemi uno Chateau Margaux”. 🙂
    @Claudio. Sai bene che quella sulla Corsica è una battuta. So bene che esistono bei vini e che Porthos gli ha dedicato molte pagine. Anzi immaginavo che qualcuno avrebbe storto il naso (per quello ho fatto la battuta :). In quel momento ci stava bene. Clos Canarelli è splendida.
    @Francesco. Menomale che mi imbatto “tardi” nelle cose, ogni tanto. Mi sarei un po’ rotto le scatole di essere sempre gggiovane e in anticipo sui tempi. 🙂 E poi amo imparare cose nuove. Dei vini liguri che citi, conosco bene e apprezzo Lambruschi.

  29. Gabriele ha detto:

    @giodemu

    qualche settimana fa ho assaggiato il Karagnanj, e devo dire che è uno dei vermentini più buoni che abbia mai provato.

  30. gianmarco ha detto:

    non impazzisco per i vermentini sardi, in gallura il canayli della cantina sociale, anche se forse è un po’ troppo “lavorato”, mi sembra abbastanza valido (è il più facile da trovare in continente e anche abb economico); mi piaciucchiano anche quelli di cherchi (pigalva e tuvaoes), ma siamo più ad ovest, tra alghero e stintino; col costamolino non mai avuto sorprese (né grandi emozioni). sono vini che “giustifico” solo con una bella mangiata di pesce, però. il vermentino ligure generalmente mi piace di più. a proposito di verdicchio, conosci quelli di crognaletti? ho bevuto ieri un vigna delle oche 2006: notevole

  31. giodemu ha detto:

    @ Gabriele. Mi fa piacere che il Karagnanj allarghi la cerchia degli estimatori. @ Gianmarco. D’accordo sul Canayli, nel rapporto qualità/prezzo (fascia 6/7 €)non teme confronti. Quelli che ho segnalato io sono, diciamo, di un livello superiore e ad un prezzo accettabile (fascia 13/15 €). Piccola correzione geografica: Cherchi ha i vigneti nei dintorni del suo paese d’orgine, Usini (accento sulla u), a sud di Sassari, ed è conosciuto e stimato per aver salvato dall’estinzione un antico vitigno autoctono, il Cagnulari, che viene prodotto (anche da altre aziende) da queste parti e rientra nella DOC Alghero. Ho volutamente omesso di parlare di Dettori, che rappresenta un (bellissimo) mondo a parte, famoso soprattutto per i rossi a base cannonau, ma di recente premiato con i 3 bicchieri del Gambero Rosso (!) per il gravneriano (cit.) Dettori Bianco Un Anno Dopo.

  32. Tiziana ha detto:

    Alla fine.. vista la mia ignoranza sui vini, per evitare di sbagliare, mi accontento di sciogliere in acqua ogni mattina il solo resveratrolo…!!!!!!. mi rendo conto che è un’offesa alla tua cultura…. perdonami, ma è l’unica cosa che mi interessa del vino!!!!!!!

  33. Gabriele ha detto:

    Ciao Andrea, io ho bevuto di Capichera il Vendemmia Tardiva 2005 giusto settimana scorsa, stesse impressioni, forse addirittura amplificate. Vini etrattivi, carichi (caricaturali?) e molto tecnici. Buoni, ma non fanno per me.

  34. Andrea Scanzi ha detto:

    Mi fa piacere che sul Capichera si sia aperto un dibattito così fattivo (?). Vi ringrazio. E colgo l’occasione anche per ringraziare Luca Lopardo per lo splendido (ed eccessivo) post che mi ha dedicato dopo la serata di presentazione a Modena otto giorni fa.

  35. alessio ha detto:

    buon giorno a tutti

    cosa ne dite della vendemmia tardiva di Capichera?

  36. antonio ha detto:

    Secondo me il vero vermentino cioè quello che dà sensazioni fuori dalla norma con la sua mineralità è quello ligure “riviere varie” e quello del nord della Toscana(colli di Luni che poi è anche Liguria) non oltre!!!!Non me ne vogliano i sardi che sanno fare altro (la rara Malvasia di Bosa,la Vernaccia,il Moscadeddu,il Carignano,il Bovale,il Monica, il Nasco e talvolta anche il Cannonau)Comunque in Sardegna ho trovato interessante specie per il prezzo solo il vermentino della
    Cantina Gostolai “Incantu”
    Una cantina che mi hanno detto di provare è Panevino (che fa solo rossi mi pare, qualcuno la conosce??

  37. sarda ha detto:

    Ciao Andrea,notazione per i rossi sardi.
    In sardo il vino “rosso” dicesi “nieddu”, cioè nero e “nieddera”
    è un vitigno autoctono della sardegna usato per dare maggiore intensità di colore al vino.
    Io non parlo di etichette perchè il vino lo produciamo ancora in casa da una piccola vigna, chiaramente la vendemmia è una festa, un sentire di profumi, di suoni, di colori che porterai sempre con te. Considera che ancora dal mosto facciamo la sapa , ovvero il mosto di prima spremitura viene messo a bollire per circa 12 ore. Viene usato per fare i dolci.

    Io d’estate preferiso il rosso, fresco con l’aggiunta di un pezzo di limone.
    Complimenti per il blog, ma ci manca tanto un articolo del “Criminoso”

  38. giodemu ha detto:

    @ Antonio: Ecco un link che racconta qualcosa di interessante sull’Azienda Panevino di Nurri. http://www.taribari.org/taribari/?p=22
    Io ho assaggiato solo il Piccadè e sottoscrivo la recensione.
    Penso si possa tranquillamente dire che ci troviamo, per qualità dei prodotti e “filosofia”, dalle stesse parti del Perda Rubia.
    @ Sarda: Un pezzo di limone???? A parte questo, da come parli del Nieddera, deduco che vivi dalle parti di Oristano, o sbaglio?
    A nos bìdere!

  39. rossal (ross*+sal) ha detto:

    Andrea, hai espresso in modo chiaro e incisivo quel che pensiamo del Capichera. Andiamo in Sardegna ogni anno (l’abbiamo girata tutta, un pezzo alla volta) e amiamo quella terra e i suoi vini, e, seppur solo appassionati di quei “liquidi odorosi”, ma non esperti quanto te, sul Capichera abbiamo sempre avuto gli stessi tuoi dubbi, che diventano conferma al secondo bicchiere. Col tempo, poi, quel tratto “piacione” è aumentato.
    In tutta umiltà, ma con grande passione (e concordando già con quel che dici del capolavoro Perdarubia), ti invitiamo a bere il Renabianca di Li Duni: non riusciamo a pensare a un Vermentino di Gallura che non abbia mineralità e “mare” tra le sue caratteristiche e il Renabianca è per noi il non plus ultra dell’unica docg sarda.
    Ci auguriamo piaccia anche a te e, se ti va, dicci pure cosa ne pensi, visto che non solo per noi leggerti è un autentico piacere (nonché invito al bere).

  40. Eugenio ha detto:

    @Antonio:
    Panevino è un’azienda assolutamente straordinaria e incomprensibilmente fuori dai circuiti comunicativi (cioé, non ne parla quasi nessuno), la qual cosa magari non è necessariamente un male. Rossi per me in una ideale top ten d’Italia, ma, visto che si parla di bianchi, il suo si chiama Alvas, è un uvaggio di autoctoni sardi, è lungamente macerato, è vinificato all’aperto in tino aperto e pure il vino è aperto, comunicativo, solare, giocato sul filo stretto dell’ossidazione ma con un controllo quasi teutonico. E il titolare Gianfranco Manca è un personaggio. Fine della pubblicità neanche tanto occulta.

  41. antonio ha detto:

    Grazie Giodemu,grazie Eugenio per avermi fornito notizie importanti su Panevino, cercherò di portarlo nella mia enoteca qui a Roma (dopo averlo assaggiato ovviamente!!)
    Grazie Andrea perchè questo blog è interessante ed è utile per la mia futura carriera da enotecaro!!

  42. littlewood ha detto:

    a una degustazione abbiamo bevuto quasi tutti i vini di capichera il miglior vermentino:il base gli altri legno legno e ancora legno!forse la vicinanza con la costa smeralda e gli americani e russi ricchi di dollari e poveri enologicamente con la parkerite imperante ne gistificano i prezzi e la fattura molto meglio il carignano ma quello di capichera non lo c. nessuno dettori 1 altro pianeta!

  43. Francesco ha detto:

    La Sardegna è un mondo a parte. In tutto.
    Il mondo dei vini ne risente appieno. Risente di mille e altre influenze. Degli etruschi e del loro carignano, della Francia che nonostante i Corsi e lì ad un passo, dell’utilizzo del piedefranco nella sabbia gestito con classe da generazioni per bianchi e rossi, (avete provato il vermentino renabianca o il surmaturo nozzinnà “quasi 16 °” dell’azienda li Bajoni? o il carignano piedefranco della tenuta calasetta?) della rugiada nella notte e della poca acqua durante il giorno. Di vendemmie anticipate perchè a maturazione fenolica ideale già a fine agosto. Di vento e di sale e di mille altre sfaccettature che rendono una verticale di turriga qualcosa di terribilmente diverso da un millesimo all’altro.
    Di malvasie di Bosa che puoi sorseggiare davanti un camino le cui fiamme non riesci a domare per il maestrale che scalcia furioso.
    Vini rampanti, difficili da placare e aspri da catalogare se non con amore e passione e ancora incredulità per una natura autoctona che nel bicchiere esplode ma che in vigna e nel sudore dell’uomo trova la sua potenza nuova e nel passato la forza di un miracolo che si ripete.
    Mandrolisai freschissimi con mode bordolesi ancora non evidenti per fortuna e, nonostante il mercato lo chieda a gran voce. Al bicchiere tutto un mondo da scoprire. Viole calpestate di fresco, confettura di fieno giovane e muschio mattinale su note vegetali eleganti come solo dai migliori cabernet ti aspetteresti ma a quali prezzi e con quali sofisticati passaggi e ancora… accenni di sottobosco ma solo di fondo, non note prepotenti di sangiovese a colpire il naso ma cioccolata finissima quasi polverosa nella sua nuvola di tostata presenza e da lontano… li senti, arrivano leggeri e raffinatissimi, chiodi di garofano imbellettati da profumoso incenso e il ricordo vivo di salina grafite come a ricordare che il mare è lì, secolare e viva presenza.
    Cardamomo, passione fra semi di finocchio, ancora freschissima permanenza, lunga come le notti stellate di una magica regione che non è estiva ma autunnale e d’inverno rinasce, da sola, con i suoi magici custodi, che sanno conservarcela, pronta per una nuova stagione di vendemmiale miracolo.
    Alzo i calici………. a tutto ciò, e brindo a te Fabrizio chè nella tua Genovese origine hai saputo in Sardinia trovare la tua Selvaggia e più vera essenza. Genio senza pastoie, senza limiti e freni, amante del vento e del vino, del bicchiere amico da riempire a chi … come tanti sapeva ascoltarti.
    Noi siamo qui, da soli, con un buon rosso sangue di terra nuragica.
    Meno al freddo, ma sempre vegliando, orfani del ricordo, “al lume del rancore”.

  44. dakk76 ha detto:

    oggi il trend è quello di “smontare” i grandi vini e di sottolineare quanto non valgano appieno i soldi che costano..sarà l aria di crisi che tira e il fatto che la moda è passata e chi è rimasto nel giro del vino sia veramente appassionato.pienamente daccordo sul capichera, anche se personalmente non mi ha mai preso neppure al primo assaggio.se volete un consiglio su un bianco sardo degno di nota andate sulla rara malvasia di bosa dolce..ma non quella blasonata di porcu ma su quella dei contadini..ottima da meditazione.oppure spendendo poco e senza impazzire per reperirlo, l “antico” nuragus di cagliari pedraia di santadi,12°,minerale profumato e molto beverino.quest anno però la (mia) rivelazione è il kanai ,carignano riserva 2006 di sardus pater a 9,5 euri nei supermarket..solare, armonioso,delicato ma di corpo, note di frutti rossi,confettura,mai invasivo,legno integrato alla perfezione..provare per credere….il sopracitato costamolino invece lo ritengo semplicemente un insulto al vermentino.se amanti del vermentino vi consiglio il toscano melacce di collemassari.salve a tutti

  45. Antonio ha detto:

    Sono capitato qui per caso e ho apprezzato – e condiviso – la recensione (anche se il vendemmia tardiva a mio parere resta ottimo).
    La scorsa settimana sono stato in Sardegna per lavoro e, passando davanti alla cantina Capichera, sono entrato nella speranza di godermi degustazione e visita. Orbene, nessuna delle due è stata possibile: sono stato accolto da una gentile signora messa lì solo per vendere. Tristezza. (il giorno seguente tramite un’amica mi è stata “concessa” una degustazione con i proprietari, che ho dovuto declinare per mancanza di tempo).
    Uscito deluso dalla Capichera, mi sono recato in altra cantina, tale Tondini, dove uno dei gentilissimi proprietari mi ha fatto degustare tutti i loro vini (bianchi, passito e rossi). I rossi non mi hanno convinto, il passito è di buona qualità, ma i due vermentini di gallura (karagnanj e katala) sono stati una vera rivelazione: davvero ottimi. Consiglio vivamente l’assaggio.
    Buona giornata e continua così!

  46. Luca ha detto:

    degustato qualche giorno fa un Capichera 2012, mi aspettavo di più….non poco di più.

    Vino che secondo quanto descritto sembrava essere molto coinvolgente ed invece concordo molto su quanto scritto da te Andrea, è un vino che dopo il primo bicchiere stanca….infatti la bottiglia è sempre in frigo piena più della metà.

    Prediligo vini tipo Chablis…ecco questo mi sarei aspettato da questo Vermentino…più verticalità…mineralità…quasi come se stuzzicasse la lingua con una sensazione di pepe.

    Proverò il Vermentino di Dettori….ne ho assaggiato un bicchiere in Sardegna di Vermentino (non ho chiesto il nome 🙁 ) ed era ottimo.

  47. mmho ha detto:

    C’è una cosa che mi lascia perplesso in questa recensione, ed è il fatto che nel 2010 a Castiglione della Pescaia si potesse trovare una bottiglia di Capichera intorno ai 20 euro, quando nel 2012 alla vendita diretta in cantina ne costava circa 30 (e più o meno costa tuttora una cifra simile, per cui stiamo parlando di un vino dal prezzo piuttosto stabile, e mi riesce difficile pensare che abbia subito un aumento del 50% in 2 anni).
    Ho avuto l’impressione che quello assaggiato fosse invece il Capichera Vigna’Ngena, che viene appunto venduto intorno ai 20 euro (anche questo dal 2012 a oggi non ha avuto sensibili variazioni di prezzo) e ovviamente non è il Capichera magnificato da tutte le guide 🙂

Leave a Reply