Vini ostinati e contrari: I Clivi Brazan

cliviCapita di frequente che, di fronte ai vini cosiddetti “naturali”, si abbia diffidenza. Forse perché a volte appaiono strani, vuoi per gli aromi e vuoi per il colore. Stereotipi con un fondo di verità. Per chi intende osare ma non troppo, I Clivi è l’azienda giusta. Ferdinando Zanusso e il figlio Mario, dal loro avamposto di Corno di Rosazzo, producono ogni anno le loro 35mila bottiglie. In larga parte bianche. Sulla scrivania, libri di Enzo Biagi e prime pagine del Manifesto. Vigne vecchie, dai 50-60 anni in su: producono poco, ma producono nettare. I Clivi faceva parte di VinNatur, poi ha corso da sola. Anche per questo è adatta a chi ama i vini friulani ma li ritiene spesso perfettini, e al tempo stesso non vuole imbattersi in bottiglie troppo “azzardate”. I vigneti sorgono a metà tra Colli Orientali del Friuli e Collio Goriziano, null’altro che una mera distinzione amministrativa. Si parla sempre di flysch, cioè di un terreno fatto di marne e arenarie. Accanto a un Verduzzo secco da scoprire e a una Ribolla Gialla sia ferma che spumantizzata, spiccano le tre varianti di Friulano. Il vitigno, di origine francese (Sauvignonasse) e ormai autoctono, un tempo si poteva chiamare Tocai. I Clivi ne forniscono una impostazione scarica di colore e con alcolicità contenuta. Sono vini che puntano tutto su acidità, eleganza e longevità. Spiccano i due cru, il Galea (più “facile”) e il Brazan: austero e verticale, con note speziate e un finale di liquirizia e quasi petrolio. (Il Fatto Quotidiano, 26 gennaio 2015. Undicesimo numero della rubrica “Vini ostinati e contrari”. Ogni lunedì in edicola)

One Response to “Vini ostinati e contrari: I Clivi Brazan”

  1. Roberto Giuliani ha detto:

    Caro Andrea,
    come te per molto tempo ho accostato la parola “cosiddetti” a “naturali”, semplicemente perché è un termine che ha sempre suscitato polemiche, dubbi, perplessità.
    Oggi però ho l’impressione che quell’aggettivo sia un po’ fuori luogo, non più necessario, non tanto perché il dubbio sulla giustezza dell’espressione “naturale” sia venuto meno, quanto piuttosto perché ormai identifica una certa tipologia di vino e la storia e le motivazioni per cui si continua a definirlo così.
    Del resto anche le associazioni e gli eventi che riguardano i vini naturali sono ormai “stabilizzati”. A che serve definirli ancora “cosiddetti”?
    Tanto sappiamo bene che rappresenta più una filosofia, un approccio più attento all’ambiente e all’uomo, senza la presunzione di assoluta perfezione.
    Del resto i confini netti non ci sono mai, basti pensare alla musica e alle sue contaminazioni.
    A parte questo, I Clivi è una delle aziende friulane che più amo e hi fatto benissimo a raccontarne alcuni vini. E’ sempre un piacere leggerti.

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