Strane deontologie

In calce alla recensione (grazie) di Intravino, oggi Daniele Cernilli, direttore responsabile del Gambero Rosso, scrive (o piuttosto sentenzia): “Saranno anche preziosi gli interventi di Bea e di Maule, però Francesco Valentini mi ha telefonato imbufalito perchè. mi ha riferito, il senso delle cose che ha detto è stato completamente travisato. La stessa cosa che afferma Massimo D’Alessandro. Credo che ci saranno strascichi legali (..) Ho testimonianze dirette di quanto affermo e se questo appare “strano” a qualcuno peggio per lui. Non sono affatto compiaciuto, noto solo che, se fosse vero, non sarebbe una bella pagina dal punto di vista della deontologia professionale nè per chi ha scritto nè per chi ha riportato, prendendosi quindi le proprie responsabilità. Come è peraltro giusto che sia, ci mancherebbe (..) A me era piaciuto molto “Elogio dell’invecchiamento”, il primo libro di Scanzi, che trovo un ottimo scrittore ed una persona sicuramente competente. Mi è capitato di ricevere due telefonate da parte di due produttori che sono persone di indubbia onestà intellettuale, come Francesco Valentini e Massimo D’Alessandro, che prendevano le distanze da quanto era loro stato messo in bocca dallo Scanzi nel suo ultimo libro, e questo ho raccontato“.
Di fronte a tali affermazioni, alcune delle quali gravissime (poiché inventate o quantomeno male espresse), sono costretto a replicare. Se non l’ho fatto prima, è perché sono appena tornato da Jerez de la Frontera, dove ho seguito il motomondiale come inviato del mio giornale, La Stampa.
Come ho scritto nel libro, e poi nel mio blog, ne Il vino degli altri (che non è un libro scandalistico, ma che contiene anche pagine di giornalismo d’inchiesta) non ho fatto che riportare fedelmente le parole ascoltate da Francesco Valentini e Massimo D’Alessandro. E sottolineo parole LORO, non mie. Non sono stato io a nominare Carlo Ferrini, Brancaia, Barilla, eccetera. E sono stati loro – in entrambi i casi – a calcare la mano su certi aspetti “forti”.  Non io. Non li ho certo obbligati. Non cercavo minimamente alcuno scoop, e se anche lo avessi cercato, non sarei andato a bussare alla porta di una persona pacata e misurata come il Professor D’Alessandro.
Ho nuovamente parlato con Francesco Valentini dopo l’uscita del libro. Sarà stato il 13-15 aprile. L’ho fatto subito, oltremodo stupito dalla sua insoddisfazione (comunicatami da Maule). Non volevo crederci, ma era vero. Valentini si è lamentato di come non abbia riportato integralmente l’ora e più di dialogo (cioè di non avergli dedicato ottanta pagine), in particolare i passaggi su Barilla, grano radioattivo e olio Carapelli, che secondo lui ho “tagliato” male. Non condivido, ma ne prendo atto. Valentini ha anche chiesto di togliere, nelle prossime edizioni, alcuni passaggi. Non è cosa che mi esalti, ma se lo preferisce, è quel che farò. Lui sa benissimo che non ho travisato NIENTE. Come sa benissimo che a dargli fastidio sono state soprattutto altre cose (ad esempio le parole – pur affettuose e deferenti – di Maule sul padre di Francesco, Edoardo: pag 165-6). E’ stata comunque una chiacchierata serena (quella fatta dopo il libro, intendo), anche se ho trovato deludente il comportamento di Valentini. Soltanto lui non si è reso conto di come il suo sia uno dei capitoli più toccanti. Un incontro bellissimo. E tale per me resterà. Ho adorato, quel pomeriggio a Loreto Aprutino (nonostante i disastri del navigatore), Valentini e sua moglie. Anche se – consentimelo, Francesco – questa parziale retromarcia, per uno che dice di lottare e combattere, non è un bel vedere. Mette un po’ tristezza, ecco. E te lo dico con immutato rispetto. Non ti credevo parte attiva dei “coraggiosi a microfoni spenti” e spero ancora di sbagliarmi.
Riguardo a D’Alessandro, ho riportato le parole esatte da lui usate, all’interno di un capitolo intero (positivo) a lui dedicato. Ho riparlato con il professor D’Alessandro adesso (3 maggio 2010, ore 20) al telefono e smentisco categoricamente, nella maniera più assoluta, le parole di Cernilli. D’Alessandro non ha mai, e dico MAI, detto a Cernilli che ho inventato o travisato tutto. Al telefono mi ha bensì detto – con risentimento, questo sì – che tutte quelle cose le ha effettivamente pronunciate (compresi i dettagli, come quello del “fornitore abruzzese”) ma che è stato “ingenuo” e “pollo” (riporto anche qui fedelmente i virgolettati) nel riferirle a un giornalista, e che sperava – pur non avendomelo chiesto – che non avrei scritto proprio tutto. Ha poi detto che il tono di alcuni suoi giudizi, ad esempio sui Syrah di alcuni colleghi (Macchiole, Isole e Olena) appare nel libro più forte e stentoreo (“Le mie erano solo battute sui vini di persone amiche”). Trovo giusto riportarlo anche qui.
In questo senso D’Alessandro, che come Valentini non ha alcuna intenzione di adire vie legali (di cosa?), ha mandato lettere di scuse ai diretti interessati (Brancaia etc), sostenendo di essere stato “ingenuo” e “usato”. MAI però ha scritto che io mi sono inventato tutto o che ho travisato. Men che meno – e lo sottolineo: men che meno – riguardo alle sue parole di pagina 131. E’ una calunnia totale e diffido Cernilli e le sue ligie adepte dall’insistere su tale china, passibile – questa sì – di vie legali. Chissà che non sia io a querelare qualcuno, a questo punto. E non viceversa.  
Da quando è diventato un reato intervistare una persona e trascrivere (asetticamente) quanto dicono, anche se quello che dicono è scomodo? A che punto siamo arrivati in questo paese, esimio Cernilli? E’ grave che io abbia riportato il virgolettato di una intervista o piuttosto che SOLO adesso un’azienda lodata e titolata racconti come il Brancaia Tre venga fatto? Può rispondermi, esimio Cernilli? Può rispondere anche e soprattutto ai lettori, ai consumatori? Magari, se ha difficoltà, chieda aiuto alla amena Lady Guerini, la giornalista più premiata dagli Antinori e Frescobaldi. Vedo che, quando c’è da far difese corporative, certi “critici integerrimi” son subito scattanti a correre in soccorso del vincitore.
E’ vero invece (non lo nego affatto) che sia D’Alessandro che Valentini si sono sentiti delusi dal mio comportamento (umano, non giornalistico). Ritengono che, pur  non avendo inventato NULLA, e ribadisco NULLA, li abbia “usati” per fare lo scoop. Prendo atto anche di questo, ma non condivido. E continuo a stimarli. Anche se tale accusa, fatta da persone per cui ho grande ammirazione, mi offende. E rimango ferocemente dell’idea – rispettosa opinione personale – che la loro sia “paura tardiva”, del tipo accidenti mi sono lasciato prendere la mano dalla conversazione e ho parlato troppo, dicendo cose che tutti sanno ma che era meglio non dire.
Specifico che nessuno degli intervistati mi ha chiesto, prima della pubblicazione, di leggere il capitolo. Nessuno. In 13 anni di giornalismo, del resto, me l’hanno chiesto solo Bruno Vespa, Giovanni Floris, Maurizio Costanzo, Gene Gnocchi e Michele Santoro (potete chiederglielo). E’ un’eccezione,  non la regola. E deve essere l’intervistato a chiederlo: non viceversa.
Non parliamo quindi a sproposito, anzi calunniosamente, di deontologia o invenzioni: io ho riportato correttamente le parole che mi sono state dette. Quello che dovrebbe fare un giornalista (libero). Se poi alcuni intervistati, del tutto legittimamente, ma a mio avviso poco coerentemente, si sono pentiti di ciò che hanno affermato una volta trovate le loro parole su pagina (e su pagina la parola appare più forte), è altro discorso.
Un giornalista fa interviste e riporta quello che un intervistato dice. E ogni tanto “prova a far tana”. E’ una vecchia regola del giornalismo: quello vero, almeno. L’intervista, una volta uscita, non deve necessariamente piacere all’intervistato. E’ la differenza che passa tra giornalista e addetto stampa (capito, ghenga del Gambero Rosso?).
E’ affascinante come l’esimio Cernilli e i “garantisti”, col consueto approccio cattedratico e sentenziante, con questa eterna sicumera di chi dall’alto scomunica il “gggiovane” parvenu che ha osato aver successo in un mondo di bacucchi, stiano spostando l’attenzione dal fatto in sé: ovvero che le parole (vere) di D’Alessandro (non mie) sono state confermate dai diretti interessati, almeno nei punti chiave (inchiesta esistente su vini taroccati, coinvolgimento di Carlo Ferrini – di cui forse l’esimio Cernilli è grande amico -, bottiglie bloccate a Brancaia). E’ questo l’aspetto fondamentale. Questo. Questo e il rispetto per le parole degli intervistati, per le persone implicate e per il lavoro della magistratura: tutte cose mai venute meno. Stiamo parlando di una inchiesta. Non di sentenze.
In Italia ormai non si contesta il giornalista connivente, ma quello che ha l’impudenza di riportare  (integralmente) i passaggi più spinosi di una intervista. Questa, esimio Cernilli (contro cui personalmente non ho nulla, cit), è forse la “deontologia professionale” deprecabile.
Un’ultima cosa: non vorrei che l’astio, e la pervicace difesa dello status quo, esibiti dall’esimio Cernilli derivino in realtà da urgenze personali.  Da una certa permalosite. Dal fatto, ad esempio, che nel libro venga dato spazio a molti vignerons scomodi, poco graditi da Gambero Rosso. Che si ricordi minuziosamente il caso Report, da cui Gambero Rosso uscì malino. E che alcuni di questi vignerons, come Angiolino Maule, raccontino (anche sull’esimio Cernilli) aneddoti non proprio edificanti.
Oppure Lucifero Scanzi ha circuito anche Maule, coi suoi fatali occhioni blu?
Mi riferisco, visto che siamo in vena di citazioni dal libro, a questo passaggio. Giusto per dirne uno. Pag. 168-69. Parla Maule. “Avevo il mito del Gambero Rosso, ma l’ho perso presto“. Una volta Maule ha vinto un Tre Bicchieri. “La premiazione, a Torino, fu asettica e triste. Direi proprio sciatta (..) Per il Veneto, come sempre, c’era anche Anselmi. Lo premierebbe sempre, anche se dentro una bottiglia ci mettesse la pipì. Proprio Anselmi, prima di essere premiato, telefonò davanti a tutti noi, platealmente, a Daniele Cernilli. Cernilli era sul palco e rispose al cellulare, come se il pubblico non esistesse. Anselmi non doveva dirgli nulla di urgente, lo fece solo per far vedere che erano amici. Usò un pretesto, mi pare l’avvenenza di una ragazza sul palco. Non fu una grande esperienza. Oltretutto era appena andato in onda il servizio di Report sui vini industriali e le guide asservite“. Tale aneddoto è stato smentito da Cernilli e Anselmi.
Mi perdoni, esimio Cernilli, se quando avverto l’urgenza di saperne di più sulla deontologia professionale, o addirittura inseguo maestri, telefono a Gianni Mura o rileggo Edmondo Berselli. Non certo lei.

P.S. Alcuni lettori mi contestano i refusi. Avete ragione. Del tutto. Li correggeremo.

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106 Responses to “Strane deontologie”

  1. Roberto Giuliani ha detto:

    Andrea,
    direi che i giochi stanno a zero. Sono felice del tuo intervento chiarificatore (per me non ce n’era bisogno).
    Spero che alla fine il libro torni ad essere apprezzato per i suoi contenuti e non solo per la fin troppo citata pagina 131.

  2. cernilli ha detto:

    Scanzi, io non ho mai scritto che lei abbia “tutto inventato” e non lo virgolettio, perciò. Off the records è un modo di dire che interpretava, secondo me, l’atteggiamento di D’Alessandro, che riteneva che quanto affermava non sarebbe stato riportato nella sua completexzza, evidentemente, cosa che ha scritto anche lei, mi pare. Quindi in che senso avrei scritto il falso? Lei riporta assai male. Non ho scritto che lei avrebbe inventato tutto e non ho detto io che il pensiero di Valentini sarebbe stato travisato. Ho anch’io riportato ciò che mi è stato detto, giornalisticamente, proprio come ha fatto leiTanto è vero che sia Valentini sia D’Alessandro si sono sentiti in obbligo di mandare delle lettere di scuse alle persone che avevano tirato in ballo. Come mai?. Questione Maule. Eh no. Non c’è solo la mia parola contro la sua, c’è anche quella si Anselmi. Quindi, ripeto, come la mettiamo? Infine, io farei una difesa dei Potenti? Ma da dove lo desume? Mi sa che il nervosismo non è mio, sa? Esimio anche lei.

  3. Marco ha detto:

    Cernilli: “Io farei una difesa dei Potenti? Ma da dove lo desume? “. AHAHAHA. Ma che era una battuta?
    Bella anche la cosa per cui, visto che lui e un suo amico dicono che una cosa non è avvenuta, allora quella cosa non è avvenuta. A quel punto Maule troverà un’altra persona che dirà che è tutto vero e andrete avanti per decenni. Cernilli doveva fare l’avocato.

  4. Roberto ha detto:

    Qualcuno mi dica che Cernilli è su Scherzi a parte.

  5. cernilli ha detto:

    No, siete voi su Scherzi a parte, Io e un mio amico diciamo che un episodio non è vero e allora non è vero? Invece sono i due protagonisti di una telefonata mai avvenuta che dicono che non è avvenuta, e voi credete a uno che passava di lì e che non può. lui, provare nulla? Si, siete su Scherzi a parte.

  6. cernilli ha detto:

    Ancora sui Potenti? Adesso mi dite dove io difendo i Potenti in modo deontologicamente scorretto. Vi sfido a farlo. Queste sì sono cose indecenti.

  7. Andrea Scanzi ha detto:

    Non mi faccia ripetere le cose, su, esimio Cernilli.
    L’aneddoto, assai poco essenziale, non potrà mai essere né smentito né confermato. Maule (e altri) diranno che è successo, lei e Anselmi (ovviamente) continuerete a dire che non è vero. Parole contro parole. Per un fatto di poco conto e non penalmente rilevante.
    Prendo atto del suo punto di vista e di quello di Anselmi. Lo ha ribadito più volte in questa sede, l’ho specificato nel post qui sopra e avrò cura – se vorrà – di ribadire il suo punto di vista nella seconda edizione. Non ho motivo di non crederle. Per altre cose, se la prenda con Maule.
    Nervoso, io? Come no. Sto qua a spaccare i mobili dalla tensione. Son così nervoso che, quando uno recensisce positivamente il libro di un collega, avverto l’urgenza – pur non entrandoci nulla: o forse no? – di attaccare quel collega. Entrando a piedi uniti e diffamandolo. Chiaramente il mio è un esempio a caso.
    Riguardo alla sua frase, “Farei una difesa dei Potenti? Ma da dove lo desume?”, ne prendo atto.
    E continuo ad attendere le sue scuse.
    Ora però basta. Continua a guardare scaltramente il dito e non la Luna. E la capisco, perché è una dark side of the moon, really (cit). Molto dark, oserei dire dirty.
    Saluti e vamos.

  8. cernilli ha detto:

    Se la diverte la cosa mi risponda. Dove io avrei difeso i Potenti in modo deontologicamente scorretto (mai scritto: ho detto che lei è stato deontologicamente scorretto ieri con me, NdA)? Me lo deve dire, perché questa, sì, è diffamazione (non lo sarebbe, e comunque non l’ho mai scritto). Quindi si spieghi. Mi faccia capire. Prima dice che io affermo il falso (ieri nel blog Intravino), poi che difendo i Potenti (ha ragione: “Viva Bernardo Losappio” non è una difesa, bensì un INNEGGIAMENTO: un giustizialismo triviale e deontologicamente aberrante nei confronti di un collega e di tutti quei consumatori che – forse – bevono vino contraffatto e dannoso), infine cita un episodio del tutto inventato (era nel telefono Maule per poter dire a chi telefonava Anselmi?) (se l’episodio è inventato, ed è la vostra parola contro quella di Maule, se la prenda con Maule. Io non ho mai scritto di credere o non credere a Maule. Ho riportato un suo aneddoto. Che lei ha smentito 80mila volte in questo spazio, senza censure, e che, se vorrà, potrà smentire nella seconda edizione del libro. Gliel’ho già scritto, ad libitum. E ho pure segnalato la cosa nel post soprastante. Se poi pretende che l’umano mondo le creda sulla parola e che Maule venga esposto alla pubblica gogna, bussi alla porta di Dio e provi a farne le veci). Altro che una parola contro l’altra (nulla di più, nulla di meno. E sta scritto solo nella sua testa che la sua parola sia a prescindere più credibile di quella di Maule. E lo scrivo specificando che non ho alcun motivo di non crederle). Resto in attesa (il solito tono inutilmente minaccioso: che ppppallle), ma solo per un po’ (anch’io, esimio Cernilli, anch’io: delle sue scuse. Quantomeno). Io faccio il giornalista e cerco di rispettare le regole deontologiche (quando le pare, e ieri con me non le è parso). E a nessuno permetto di dire il contrario (neanch’io). Esimio (mai quanto lei, non mi copi le battute: un po’ di originalità, su. E mi raccomando, continui a guardare il dito e non la Luna. Scomunicando i reprobi riottosi. E’ tanto, tanto più comodo).

  9. cernilli ha detto:

    Poi avrei difeso la Casta? E chi sarebbe la Casta, Valentini e D’Alessandro? Di bene in meglio, esimio (più che altro, esimio Cernilli, di invenzione in invenzione. Ho detto che, a voler essere cattivi, l’atteggiamento di certe firme del Gambero Rosso sembrava quello di chi difende la Cupola. Ma noi non siamo cattivi e non lo pensiamo, isnt’it? Ah: di sicuro, la Casta (?) NON sono né Valentini, né D’Alessandro. Persone che stimavo al punto da averle scelte nel mio libro. Ancora non le basta quello specchio? 🙂).

  10. Luca Lopardo ha detto:

    Cernilli un ” bravissimo giornalista ” ? Certo, e Povia è il nuovo De Andrè.

  11. Gianni Buda ha detto:

    Ho finito proprio ieri di leggere il libro di Andrea (mi perdonerà la confidenza): lo trovo, oltre che scritto in maniera splendida e rara, tutto tranne che di parte, tendenzioso a alla ricerca dello scoop di basso livello. Non entro nel merito della discussione, ma chi sia un po’ nervoso mi sembra evidente! Avanti così Andrea!

  12. Andrea Scanzi ha detto:

    Sono d’accordo, Giuliani. Torniamo a parlare del libro. E vi ringrazio. 😉

  13. Simone F. ha detto:

    Cioè spiegatemi. cernilli interviene in un blog non suo su un post che non lo riguarda, affermando cose poi puntualmente smentite dai fatti.
    A questo punto, invece di chiedere scusa a Scanzi e ai consumatori, prende a pretesto un aneddoto di Maule per spostare l’attenzione. E tutto questo con toni arroganti e volgari.
    Complimenti Cernilli, in un giorno ha dato per sempre ragione a tutti quelli che pensavano il peggio possibile sulla sua organizzazione. Fossi in lei proverei imbarazzo e vergogna. Si rende conto che lei non ha ancora ammesso che l’inchiesta cui allude D’Alessandro è vera e che lei desidera che la rabbuino, in spregio alla salute dei bevitori? Provo per lei la più assoluta pena morale e spero che non ripassi più da queste parti.
    Onore a Scanzi, giornalista vero.

  14. Claudio Colucci ha detto:

    Ti leggo e ti seguo, vivo in Florida. Andy Roddick direbbe
    ‘orgasmic”. You the man.

  15. bernardo losappio ha detto:

    Egregio Scanzi, se come mi ha riferito il Prof D’Alessandro, Lei si è fatto invitare presso l’azienda del ridetto produttore e con la scusa di conoscere i suoi vini, poi ha iniziato a parlare liberamente delle questioni enologiche toscane, inducendo a sua insaputa l’ignaro D’alessandro ad esprimere confidenzialmente il suo pensiero su questioni che, per bocca dello stesso Professore, egli conosceva per sentito dire e non per conoscenza diretta, mi pare ovvio che non si trattasse di un’intervista e, pertanto, il D’Alessandro non poteva chiederle di rileggere quanto aveva detto, ciò, per il semplice fatto che lui non sapeva di essere intervistato e pensava di parlare in maniera confidenziale di fatti che neppure conosceva. Se poi, Lei si fosse recato dal Professore nascondendo un registratore, il Suo comportamento sarebbe ancor più biasimevole; ma sono certo che non è così.
    Vede, io ho letto e conosco perfettamente i fascicoli che riguardano le indagini sul Brunello e l’IGT toscano, e le posso dire che che la partita è tutta da giocare e che a delle ipotesi accusatorie sono contrapposte ipotesi difensive altrettanto forti e spero che domani, laddove si giungesse a delle assoluzioni con altrettanta enfasi siano date le notizie che oggi con altrettanto vigore vengono date per screditare aziende e professionisti che hanno portato l’enologia italiana sul tetto del mondo, trascinandosi dietro tutto un comparto che da lavoro a migliaia di persone; per questo non approvo il modo con cui trattate la questione, ovvero con quel risentimento che non ha ragion d’esistere. Giusto dare la notizia ma nel rispetto delle persone.
    In realtà, e di questo sono certo, se leggesse i fascicoli mi darebbe ragione, credo che questa battaglia sia fomentata dai modesti produttori, dai piccoli enologi e dai poco rilevanti giornalisti per abbattere delle posizioni acquisite dai concorrenti. Questa idea mi si rafforza vedendo l’attacco sferrato in questo blog nei vari interventi al Cernilli ,che non conosco personalmente, ma che certamente può essere considerato senza paura di smentita il più importante giornalista enogastronomico d’Italia.
    Cordialmente
    Bernardo Losappio

  16. pippoppero ha detto:

    avete un po’ rotto le scatole con tutte queste polemiche. Si potrebbe andare oltre e tornare a parlare di vino che è piu’ interessante.
    Chi sta su questo blog ovviamente si sente per certi versi affine al suo ideatore e quindi parteggia in fondo per lui. Da ignorante delle sette, club, salotti buoni o cattivi, persone giuste o sbagliate del mondo che conta mi pare che la polemica montata sul libro sia molto da addetti ai lavori e poco da utente di blog.
    Forza Andrea “fottitene” di chi critica. Come ho letto nei post di qualcuno, la schiena ce l’hai diritta. altri hanno preoccupazione di non riuscire a raddrizzarsi. Quindi riprendi il filo del tuo percorso e continua a darci gli spunti di curiosità, di conoscenza, di interesse che fino ad ora ci hai dato.
    Per il resto se, nel tuo personale, senti di dover chiarire qualcosa con qualcuno fallo; ma potresti farlo fuori dal blog. Sarebbe segno di grande intelligenza e sensibilità. Se poi pensi che, per tutelare te stesso, siano da adire le vie legali, a maggior ragione le sedi opportune sono altre.
    Per favore libera il blog dalla polemica e restituiscilo al vino!!!!!
    Tuo SuperciuK

  17. Flavio ha detto:

    L’atteggiamento di certi giornalisti non deve stupire. E’ quello, volgare, dei “cani da guardia” a difesa di un sistema che è anche marcio, e che a tanti, anzitutto a loro, dà da mangiare. Non me ne preoccuperei. Sono persone sconfitte dalla storia.

  18. Paolo ha detto:

    Ho comprato la guida Vini d’Italia Gambero Rosso solo una volta, quest’anno. Dopo aver letto Cernilli ieri e oggi, non la comprerò più.

  19. Steve ha detto:

    Cernilli, se posso permettermi ci regali un sogno: si ritiri da questi lidi. Questo suo scambio con Scanzi mette tanto, ma tanto imbarazzo.

  20. Luca ha detto:

    Se conosco un po’ Scanzi, intendo da lettore, con questo “suicidio” mediatico il signor Cernilli finirà nel calderone dei tormentoni ironici dell’aretino, con i vari Povia e Seppi. 🙂

  21. Bix ha detto:

    Cernilli molto deludente. In questo scambio almeno.

  22. Consumatore ha detto:

    Buongiorno Cernilli. Io sono un consumatore e non sono amico di Scanzi, che ritengo però bravo e colto. E soprattutto uno dotato di palle, a differenza di altri.
    Delle sue paturnie con Maule non me ne frega nulla. A me interessa che lei, giornalista potente, abbia espresso la sua scomunica per un giornalista (più bravo di lei) che ha fatto sapere ai consumatori l’esistenza di una inchiesta, confermata dai diretti interessati, in cui si parla di vini taroccati e pericolosi per la salute. D’Alessandro di questo ha parlato e questo si è rivelato vero. La giustizia farà poi il suo corso.
    Un giornalistya civile si sarebbe dimenticato delle amicizie personali e avrebbe fatto i complimenti a D’Alessandro e Scanzi.
    Lei ha fatto il contrario, peraltro esponendosi a figuracce continue nel web e su questo blog.
    Alla luce di tutto questo, come Consumatore mi sento insultato e oltraggiato dalla sua professionalità.
    Non si stupisca quindi se molti, da oggi, la riterranno rispettosamente il Minzolini del vino.

  23. Surfista ha detto:

    Cernilli ha provato a fare la voce grossa in un bloghettino, Scanzi lo ha sgamato e lo ha sputtanato.
    Non c’è altro da dire, la dinamica è sin troppo chiara.

  24. Nic Marsèl ha detto:

    Ciao Andrea, (sorry per il fuori tema) ho finito il libro (purtroppo) e ti faccio i miei complimenti perchè era difficile, dopo elogio, sfornare qualcosa di ugualmente frizzante e fuori dal coro dei soliti tromboni del settore. Ho visto Cortona in google maps e notato che è a un tiro di schioppo da Tuoro, dove c’è (c’era?) un posto meraviglioso chiamato “due lune”. Lo conosci?

  25. Roberto Giuliani ha detto:

    Caro Andrea,
    un po’ in ritardo ma io sono lento a leggere…
    http://www.lavinium.com/rece2010/scanzi_il_vino_degli_altri_2010.shtml

  26. Roberto Giuliani ha detto:

    @Consumatore
    attenzione! Nessuno ha parlato di vini PERICOLOSI PER LA SALUTE!
    vino “taroccato” significa semplicemente non fatto secondo disciplinare, non vuol dire automaticamente “dannoso per la salute”. Nessuno ha detto una cosa del genere, neanche il libro di Scanzi.

  27. Luca L. ha detto:

    Avvocato Losappio, nella sua lettera lei conferma che D’Alessandro quelle cose le ha dette e che quelle cose erano tutte vere (ovvero che esiste un’inchiesta, non che esistono colpevoli).
    Quindi conferma in tutto e per tutto l’operato di Scanzi e smentisce ad esempio il post della signora Guerini.
    Che poi D’Alessandro se la sia fatta sotto dopo l’uscita del libro, vergognandosi di aver detto cose di cui invece dovrebbe andar fiero, è aspetto di cui a me interessa meno di niente.
    Come consumatore, io ringrazio Scanzi per avere riportato una notizia di primaria importanza. E non ringrazio chi quella notizia la sapeva e non l’ha mai data.

  28. Simone ha detto:

    E adesso sappiamo che Scanzi al massimo è stato un po’ stronzo, ma di sicuro ha scritto il vero e riportato virgolettati reali.
    Cioè ha fatto il giornalista.
    Complimenti alle tante facce di tolla e agli espertoni di vino.

  29. Andrea Scanzi ha detto:

    Chiedo a tutti una supplica. Non trasformate questo spazio in una gogna per giornalisti a voi sgraditi. Non è elegante e non è mia prassi.
    Daniele Cernilli è stimato professionista che, in questa vicenda, ha usato nei miei confronti toni e modi fortemente lesivi della mia persona e del mio lavoro. Oltre che smentiti da tutti i diretti interessati. E lo stesso vale per la signora Guerini.
    Questo però non deve autorizzarvi a zimbellare un collega, protetti da anonimato. Non è mio costume e vi chiedo di non farlo. Mi dissocio da tale approccio e da certi giudizi lesivi.
    Ringrazio Roberto Giuliani di Lavinium per la (bellissima e imbarazzante) recensione e per la giusta errata corrige all’internauta “Consumatore”.
    Ringrazio anche, e molto, l’avvocato Bernardo Losappio, a cui risponderò doviziosamente e con assoluto agio nel pomeriggio.

  30. Roberto ha detto:

    E’ vero o non è vero che D’Alessandro ha detto quelle cose di pagina 131? Adesso sappiamo che è vero, non solo da Scanzi ma anche dal diretto interessato, da giornalisti non proprio amici di Scanzi (Guerini, Cernilli) e addirittura dall’avvocato di Carlo Ferrini.
    E’ vero o non è vero che l’inchiesta di cui parla D’Alessandro esistee riguarda anche Ferrini e Brancaia? E’ vero. Lo sapevamo già e lo hanno nuovamente confermato anche i diretti interessati.
    E’ vero o non è vero che Scanzi nel suo libro si premura di affermare che è solo una inchiesta e tutti sono innocenti fino a prova contraria (pagina 132), esprimendo anche rispetto per Carlo Ferrini? E’ vero.
    La vicenda, per quello che mi riguarda, si chiude qui. E in tanti dovrebbero chiedere scusa a Scanzi.
    Anzi no, non si chiude qui. Posso dire che quelli che ne escono peggio sono quei produttori che prima fanno i coraggiosi nelle interviste e poi si dissociano da se stessi? Del resto siamo in Italia…

  31. Jack ha detto:

    Dissociarsi da se’ stessi sembra prassi ormai consolidata.
    L’ultimo esempio è quello di Scajola (sì, quello del G8) che ha candidamente affermato che forse la sua casa l’ha pagata qualcun altro, ma lui non ne sapeva niente…

  32. Francesco ha detto:

    Andrea,permettimi un consiglio amichevole, dont look back, like dylan in the movies (belle & sebastain per i non addetti) lascia perdere questo battibecco con Cernilli, tanto a questo punto si è sputtanato da solo, la sua bella figura stile scajola l’ha fatta e finiamola li. Parliamo di vino, e beviamolo, che è meglio. A questo proposito ti dico che mi hai fato prendere un vino criminale, perché è peggio di una droga, impossibile non finire la bottiglia. Parlo del Perda Rubia, che non conoscevo. Domenica mattina (!!) il corriere me l’ha consegnato a casa (sta vicino a casa mia) e, la sera non ho resistito. Colore un po’ velato, naso originale dopo una prima sensazione un po’ di volatile, bella bocca, acidità marcata e alcol (traditore, non si sente). Risultato? seccate due bottiglie a la volee e, visto che qui tutti minacciano querele e azioni legali, mi sa che il mio fegato darà mandato al suo legale per una solenne denuncia nei tuoi confronti per danni e istigazione a delinquere

    @LOSAPPIO. Mi scusi la brutale franchezza ma la prova (non
    giudiziaria) di quello che è avvenuto nel mondo del Brunello la trova nel bicchiere, non nei faldoni dell’inchiesta. Quei Brunelli color cioccolato (forse usavano la “nutella”, si faccia spiegare cos’è..) che forse lei difende sono letteralmente spariti e improvvisamente siamo tornati a colori e profumi veri, diciamo da sangiovese. Secondo lei i famosi nuovi cloni di sangiovese hanno perduto gli antociani? Vede, io non sono per nulla un giustizialista, difendo per esempio la legittimità di Brancaia di fare l’IGT come meglio crede, perché oggi la legge lo consente ma spesso tra ciò che è legale e ciò che è “giusto” c’è una bella differenza, difficilmente accertabile in tribunale, non me ne voglia
    @Cernilli, ma chi se ne frega di una telefonata del cazzo, e basta, andiamo al dunque non al dettaglio insiginficante.
    @La velina di lady gaga o come si chiama è semplicemente una delle cose più patetiche che abbia mai letto
    Saluti

  33. Maicon ha detto:

    Cioè ma stiamo scherzando? Adesso il problema è che D’Alessandro, dall’alto dei suoi 60 anni, prima ha detto tutto quello che sapeva su un’inchiesta (che tutti conoscevano nell’ambiente) e poi si è pentito perché un giornalista ha fatto il suo lavoro e ha riportato i virgolettati?
    Volete prenderci per il culo, Lady Gaga, C. e compagnia bella? Ci avete preso per imbecilli?
    L’esistenza di una inchiesta che riguarda professionisti così importanti è una notizia di enorme importanza e DEVE essere data cazzo.
    Io voglio saperlo, come lettore. Invece qui mi sembra che l’importante sia difendere il buonumore di D’Alessandro o la serenità di C. Ma davvero ci credete così imbecilli?
    D’Alessandro quelle cose le ha dette e l’inchiesta esiste eccome.
    Il resto son chiacchiere, come si dice.

  34. Cattamax ha detto:

    Io ritengo che tutte le persone direttamente interessate che hanno scritto in questo post si siano distinte per educazione e rispetto reciproco esponendosi in prima persona alle eventuali critiche e questo è ammirevole. Io mi definisco un consumatore “attento” e traggo le mie conclusioni: il sig. Scanzi ha detto la verità, che l’abbia estorta con la forza, con l’inganno, ubriacando l’interlocutore o con gli occhioni blu importa poco perchè in questo blog si parla di vino e non di galateo. Da bevitore sono riconoscente al sig. Scanzi e spero molto che non si faccia intimidire.

  35. Franci ha detto:

    Certo, come no. Un produttore riceve un giornalista, che ha già scritto un libro uguale a quello che sta scrivendo come impostazione, e che il produttore ha sicuramente letto. Quindi sa benissimo che ci saranno molti virgolettati (altrimenti il giornalista che ci va a fare da uno, a far due chiacchiere? A prendere il fresco?).
    Come si fa a dire “non sapeva che era un’intervista”? Vuol dire reputare stupido tanto il produttore quanto i lettori.
    La dinamica è chiara: il produttore si è sbottonato troppo e alla fine se ne è pentito. Non c’è più alcuno spazio per altre interpretazione, ora poi dopo l’intervento di Losappio.

  36. Andrea Scanzi ha detto:

    @Francesco. Davvero il Perda Rubia ti è piaciuto? Ne sono FELICISSIMO. Era una delle scommesse del libro e non ringrazierò mai abbastanza Marco Pozzali per la dritta. Sono del tutto concorde con la tua recensione. Ne berresti a quintali, bevibilità pazzesca e una sana rusticità (nel colore, nell’olfatto).
    @Cattamax. Farmi intimidire da cosa? Da due scribi piccati? E per cosa? Per aver fatto, serenamente e onestamente, il mio lavoro e scritto solo e soltanto quanto (spontaneamente) mi è stato raccontato? Non c’è quel pericolo.

  37. Andrea Scanzi ha detto:

    @Nic Marsel. Certo che conosco il Due Lune, ci sono andato (mi pare nel secolo scorso, cit). GRAZIE, davvero. Vedo che il libro sta piacendo e, dopo Elogio, non era affatto scontato. Anche le critiche che sta ricevendo, tutte ponderate e plausibili, mi piacciono.

  38. Bernier ha detto:

    Una piccola riflessione. La 131 ti rimarrà tra i coglioni per tutta la vita, Scanzi.
    Il mondo del vino è questo qui.
    E’ una gigante perdita di tempo provare a spiegare.
    Un piccolissimo consiglio.
    Hai risposto a sufficienza e con grande deontologia. Mollali.
    Molla la questione. Il problema è loro e di chi non sa leggere o capire. Cazzi loro.
    Brinda alla loro salute, alla salute di Lady Sfuso, alle aziende che premiano Lady Sfuso e a tutti quelli che non chiavano a sufficienza e mettono la loro frustrazione dappertutto.
    Ri-cazzi loro.
    Il libro è bello, è ironico, è furbo e venderà un botto. Tutto il resto conta meno di zero.
    Ciao
    Bernier

  39. Luca Lopardo ha detto:

    ” Adesso dirò una cosa che lei forse non dovrebbe scrivere, ma la dico lo stesso “. A mio parere, questo estratto ( che di certo non è sfuggito a nessuno ) è risolutivo, almeno per quanto concerne l’ onestà del signor Scanzi. Come si può metterne in dubbio la correttezza ? Più limpido e onesto di così si muore. Evidentemente alligna, negli animi scassaballe, quella sottile disperazione che deriva dall’ oggettiva constatazione dell’ assenza di appigli. Oppure io sono tardo e stolto. I tuoi detrattori, inoltre, non si rendono conto – evidentemente – della pubblicità gratuita che stanno facendo al tuo libro. Bene così, e si torni a parlare ( leggere, nel mio caso ) di vino e bellezze.

  40. Francesco ha detto:

    @Andrea piaciuto? è dire poco, mi ha letteralmnete entusiasmato e ti dirò di più, ha avuto la benedizione di mia moglie che, in fatto i vini, ha naso e gusto da vendere, pur non avendo mai letto un libro o una guida. talento naturale.
    peccato che ne abbia ordinate solo 6 bt (era una prova e nonostante sia un bevitore damigiana non ordino ancora le cisterne)
    ciao, e dai retta, non ti curar di lor ma guarda e passa, tanto non c’è peggior sordo di chi non voglia sentire.

  41. giodemu ha detto:

    Mi associo a chi pensa sia meglio concludere questa penosa diatriba: chi già stava dalla parte del torto non ha fatto altro che peggiorare la sua situazione, inanellando una serie di brutte figure che neanche Scajola-Gasparri & co.
    Complimenti a Consumatore per l’accostamento Minzolini-Cernilli, credo ci sia poco da aggiungere. Peccato perché, tuttora, considero “Memorie di un assaggiatore di vini” un gran bel libro che ogni tanto consulto per qualche utile “richiamo”.
    Da sardo, confermo l’entusiasmo per il “Perda Rubia”. E’ davvero un capolavoro. Confesso che, pur conoscendolo di nome, non avevo ancora avuto modo di assaggiarlo, un po’ per la diffusione non proprio capillare, un po’ perché ancora non conoscevo bene la sua “storia”.
    P.S. Dopo la lettura de “Il vino degli altri” ho subito acquistato anche i libri di Pozzali/Graziani e Pignataro. Scanzi tentatore! (en passant, complimenti per il libro)

  42. Roberto ha detto:

    Detto che sulla vicenda mai ho avuto dubbi, tanto era cristallina, noto con un certo divertimento come l’unica linea difensiva di certi personaggi, di fronte all’evidenza dei fatti e alla totale chiarezza di Scanzi, sia ora tratteggiare il povero professor D’Alessandro come una sorta di “tontolone” che riceve un’intervista senza sapere di essere intervistato. Neanche Scajola era arrivato a tanto.
    Bravo Scanzi.

  43. Roberto Giuliani ha detto:

    Comfermo che il Perda Rubia è pura goduria, l’ho bevuto direttamente sull’isola, era il posto più adatto no?

  44. Andrea Scanzi ha detto:

    Gentile avvocato Losappio,

    prima di tutto la ringrazio dell’intervento.
    Riguardo al Prof D’Alessandro, come lei ha avuto modo di accertare, non ho fatto che riportare asetticamente quanto da lui spontaneamente affermato. Senza formulare giudizi o pareri. L’incontro, peraltro, non è avvenuto nella sua azienda di Cortona ma nel suo studio di architetto a Roma, accanto al carcere di Regina Coeli, come scrivo nel libro. Ho visitato l’azienda solo in un secondo momento, perché D’Alessandro ha voluto regalarmi alcune bottiglie di Syrah d’annata. Una cosa, questa, che racconto nel capitolo finale (Backstage) del libro Il vino degli altri.
    Ero comunque già stato da D’Alessandro nel 2007, per una cena che racconto en passant in Elogio dell’invecchiamento.
    Nel libro ho raccontato con passione e obiettività la storia di una azienda gloriosa, Tenimenti D’Alessandro. Un’azienda, e una persona, che stimo. Altrimenti non l’avrei certo scelta per il mio libro, addirittura come risposta italiana ai migliori Syrah del Rodano settentrionale. L’incontro era stato programmato da settimane ed erano tutte cose che Massimo D’Alessandro e il suo staff sapevano. Perfettamente. Non per nulla, il socio di D’Alessandro, “Pino” Calabresi, ha detto ad amici comuni che Tenimenti D’Alessandro esce benissimo dalle pagine e che il libro, nel suo insieme, gli era piaciuto. E’ stato un incontro piacevolissimo.
    Riguardo all’inchiesta, che anch’io conosco (molto) bene, non ho mai scritto, né D’Alessandro mai affermato, che gli implicati fossero colpevoli. Tutt’altro. Sarebbe stato oltraggioso. Per me la presunzione d’innocenza, che ho ribadito in ogni snodo di questa “polemica”, è sacra. Come lo è il rispetto, che ribadisco a pagina 132, per il suo assistito Carlo Ferrini, di cui pure (cosa legittima e parere personalissimo) non amo granché i vini. Ho solo riportato una notizia e alcuni virgolettati (informati e circostanziati, come tutti hanno avuto modo di vedere).
    La giustizia farà il suo corso e se, come afferma, ne risulterà una piena innocenza, sarà mia premura riportare tale notizia con eguale attenzione e meticolosità. Anche in edizioni successive del libro.
    Ho pieno rispetto della giustizia e mi auguro che la vicenda possa chiudersi con una innocenza convinta e convincente. Per il bene dei consumatori, più che altro.
    La seguo quando afferma che “posso dire che che la partita è tutta da giocare e che a delle ipotesi accusatorie sono contrapposte ipotesi difensive altrettanto forti”. Mai scritto il contrario. Così come trovo sacro tale passaggio: “Giusto dare la notizia ma nel rispetto delle persone”. Cosa che ho sempre fatto e sempre farò.
    Riguardo, infine, a questa sua frase: “per questo non approvo il modo con cui trattate la questione, ovvero con quel risentimento che non ha ragion d’esistere”; sono d’accordo. Infatti ho prontamente riportato in questo blog sia la replica di Brancaia, sia i suoi (e del suo assistito) colloqui con il collega Francesco Arrigoni del Corriere della Sera, ribadendo che sarei stato lieto – come lo sono adesso – di una sua replica.
    Non vi è alcuna acredine. Vi è invece “risentimento” non certo per lei o le persone coinvolte nell’inchiesta, che non conosco e contro cui non ho nulla, ma con quanto è stato affermato da due scribi a pesante e grave danno della mia persona, intervenendo malamente in una vicenda che non li riguardava e facendomi passare per quel che non sono. Questo è altamente inaccettabile.
    A tal proposito, chiedo però nuovamente ai lettori di questo blog di non trasformare i commenti in una gogna per giornalisti sgraditi. Non è prassi educata, non è il mio modo di vivere.
    Cordialmente,

    andrea scanzi

  45. Franco Ziliani ha detto:

    @ avvocato Losappio: non penso sia molto corretto che lei scriva, come ha fatto ieri: “credo che questa battaglia sia fomentata dai modesti produttori, dai piccoli enologi e dai poco rilevanti giornalisti per abbattere delle posizioni acquisite dai concorrenti. Questa idea mi si rafforza vedendo l’attacco sferrato in questo blog nei vari interventi al Cernilli”.
    Sa benissimo che le cose non sono andate così…
    un “poco rilevante” giornalista

  46. bernardo Losappio ha detto:

    @Scanzi: la ringrazio per il suo intervento, tuttavia, per non tediare oltre e per dovere professionale non andrò avanti in questa polemica, volevo solo precisare, non tanto a Lei, quanto a certi interventi, per lo più anonimi, che è presto per dare giudizi e trarre conclusioni. Da Avvocato devo dire che mi dispiace molto che Lei conosca (molto) bene i fascicoli, per il semplice fatto che sono coperti dal segreto istruttorio …… a mio parere se vengono meno i principi del diritto è cosa ben più grave di un vino eventualmente taroccato.
    @Dott.Ziliani: ribadisco quanto ho detto … pur nel rispetto del lavoro della Magistratura … questa vicenda è fomentata e cavalcata da modesti personaggi che hanno tutto l’interesse a screditare le varie concorrenze. Mi dispiace che si sia sentito annoverato tra i “poco rilevanti giornalisti”, Le assicuro che non era il mio pensiero, dovrebbe avere più fiducia in se stesso.
    Cordialmente
    Bernardo Losappio

  47. Agostino ha detto:

    @ avvocato Losappio, diversi anni fa ho letto un bellissimo libro di Luciano De Crescenzo di cui non ricordo il titolo (forse I Presocratici), in questo libro c’era un capitolo dedicato al Sofismo e ai suoi seguaci, I Sofisti. Questi signori erano in grado di sostenere, in pubblico, una tesi assai articolata su qualunque argomento, e una volta ottenuto il consenso degli astanti, subito ribaltavano la tesi precedente sostenendo l’esatto contrario. Secondo De Crescenzo, questi signori altri non erano se non i progenitori degli odierni avvocati.
    Signor Losappio, ci usi la gentilezza di non trattarci da imbecilli e ci risparmi le sue certezze su chi avrebbe innescato questa battaglia. L’indagine c’è, il vino dall’Abruzzo è arrivato, e Brunello di Montalcino (e non solo) taroccati ci sono, e di sicuro non sono coinvolti piccoli produttori (non avrebbero la forza economica per organizzare un giro del genere) o giornalisti in questo scambio di cisterne. Quindi alla fine i suoi assistiti potranno anche uscirne puliti, grazie al suo lavoro, davanti alla magistratura, ma rimane il fatto che i consumatori sanno un po’ di cose in più rispetto a qualche giorno fa.
    Un grazie a Scanzi.

  48. Tommaso ha detto:

    Caro Scanzi, mettere in scacco l’intero mortorio del mondo del vino non era facile e c’è riuscito. Bravo. Ma leggere Lady Sfuso che umilmente le chiede perdono e le dà ragione su tutta la linea in questo blog (si veda post precedente) non ha prezzo.
    Complimenti e auguri per i 36 anni e il Premio Durruti.
    Ma non si monti la testa, che se saltano Travaglio, lei e due o tre siamo alla frutta.
    Saluti.

  49. Nulla Cer ha detto:

    Ma della solenne figura di sterco del signor Cernulli, mitico Esperto, sbugiardato anche perfino dai suoi amici avvocati, ne vogliamo parlaree? 🙂

  50. Paolo ha detto:

    Incuriosito da Tommaso e “Nulla Cer”, ho letto il commento di Lady Sfuso, Eleonora Guerini. Riguardo a D’Alessandro e pagina 131, confermando che D’Alessandro quelle cose le ha dette tutte e chiare, scrive: “il suo rammarico (d D’Alessandro) più grande non aveva, come forse invece i più credono, a che fare con la questione dell’indagine in corso. voglio dire, quella è roba che ormai sanno pure i sassi. non sopportava l’idea di essere letto come uno stronzo arrogante senza sensibilità e cultura”.
    Tenendo conto che Eleonora Guerini lavora per Gambero Rosso, e che Cernilli nel blog Intravino era intervenuto sostenendo con arroganza che Scanzi aveva travisato tutto a pagina 131 o così lasciando intendere, direi che Cernilli non ne ha indovinata una. E’ stato perfino smentito da una sua “dipendente”. Bravo. 🙂
    Ma se l’inchiesta era “roba che sapeva anche i sassi”, com’è che prima di Scanzi non l’ha scritta nessuno?

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