Strane deontologie

In calce alla recensione (grazie) di Intravino, oggi Daniele Cernilli, direttore responsabile del Gambero Rosso, scrive (o piuttosto sentenzia): “Saranno anche preziosi gli interventi di Bea e di Maule, però Francesco Valentini mi ha telefonato imbufalito perchè. mi ha riferito, il senso delle cose che ha detto è stato completamente travisato. La stessa cosa che afferma Massimo D’Alessandro. Credo che ci saranno strascichi legali (..) Ho testimonianze dirette di quanto affermo e se questo appare “strano” a qualcuno peggio per lui. Non sono affatto compiaciuto, noto solo che, se fosse vero, non sarebbe una bella pagina dal punto di vista della deontologia professionale nè per chi ha scritto nè per chi ha riportato, prendendosi quindi le proprie responsabilità. Come è peraltro giusto che sia, ci mancherebbe (..) A me era piaciuto molto “Elogio dell’invecchiamento”, il primo libro di Scanzi, che trovo un ottimo scrittore ed una persona sicuramente competente. Mi è capitato di ricevere due telefonate da parte di due produttori che sono persone di indubbia onestà intellettuale, come Francesco Valentini e Massimo D’Alessandro, che prendevano le distanze da quanto era loro stato messo in bocca dallo Scanzi nel suo ultimo libro, e questo ho raccontato“.
Di fronte a tali affermazioni, alcune delle quali gravissime (poiché inventate o quantomeno male espresse), sono costretto a replicare. Se non l’ho fatto prima, è perché sono appena tornato da Jerez de la Frontera, dove ho seguito il motomondiale come inviato del mio giornale, La Stampa.
Come ho scritto nel libro, e poi nel mio blog, ne Il vino degli altri (che non è un libro scandalistico, ma che contiene anche pagine di giornalismo d’inchiesta) non ho fatto che riportare fedelmente le parole ascoltate da Francesco Valentini e Massimo D’Alessandro. E sottolineo parole LORO, non mie. Non sono stato io a nominare Carlo Ferrini, Brancaia, Barilla, eccetera. E sono stati loro – in entrambi i casi – a calcare la mano su certi aspetti “forti”.  Non io. Non li ho certo obbligati. Non cercavo minimamente alcuno scoop, e se anche lo avessi cercato, non sarei andato a bussare alla porta di una persona pacata e misurata come il Professor D’Alessandro.
Ho nuovamente parlato con Francesco Valentini dopo l’uscita del libro. Sarà stato il 13-15 aprile. L’ho fatto subito, oltremodo stupito dalla sua insoddisfazione (comunicatami da Maule). Non volevo crederci, ma era vero. Valentini si è lamentato di come non abbia riportato integralmente l’ora e più di dialogo (cioè di non avergli dedicato ottanta pagine), in particolare i passaggi su Barilla, grano radioattivo e olio Carapelli, che secondo lui ho “tagliato” male. Non condivido, ma ne prendo atto. Valentini ha anche chiesto di togliere, nelle prossime edizioni, alcuni passaggi. Non è cosa che mi esalti, ma se lo preferisce, è quel che farò. Lui sa benissimo che non ho travisato NIENTE. Come sa benissimo che a dargli fastidio sono state soprattutto altre cose (ad esempio le parole – pur affettuose e deferenti – di Maule sul padre di Francesco, Edoardo: pag 165-6). E’ stata comunque una chiacchierata serena (quella fatta dopo il libro, intendo), anche se ho trovato deludente il comportamento di Valentini. Soltanto lui non si è reso conto di come il suo sia uno dei capitoli più toccanti. Un incontro bellissimo. E tale per me resterà. Ho adorato, quel pomeriggio a Loreto Aprutino (nonostante i disastri del navigatore), Valentini e sua moglie. Anche se – consentimelo, Francesco – questa parziale retromarcia, per uno che dice di lottare e combattere, non è un bel vedere. Mette un po’ tristezza, ecco. E te lo dico con immutato rispetto. Non ti credevo parte attiva dei “coraggiosi a microfoni spenti” e spero ancora di sbagliarmi.
Riguardo a D’Alessandro, ho riportato le parole esatte da lui usate, all’interno di un capitolo intero (positivo) a lui dedicato. Ho riparlato con il professor D’Alessandro adesso (3 maggio 2010, ore 20) al telefono e smentisco categoricamente, nella maniera più assoluta, le parole di Cernilli. D’Alessandro non ha mai, e dico MAI, detto a Cernilli che ho inventato o travisato tutto. Al telefono mi ha bensì detto – con risentimento, questo sì – che tutte quelle cose le ha effettivamente pronunciate (compresi i dettagli, come quello del “fornitore abruzzese”) ma che è stato “ingenuo” e “pollo” (riporto anche qui fedelmente i virgolettati) nel riferirle a un giornalista, e che sperava – pur non avendomelo chiesto – che non avrei scritto proprio tutto. Ha poi detto che il tono di alcuni suoi giudizi, ad esempio sui Syrah di alcuni colleghi (Macchiole, Isole e Olena) appare nel libro più forte e stentoreo (“Le mie erano solo battute sui vini di persone amiche”). Trovo giusto riportarlo anche qui.
In questo senso D’Alessandro, che come Valentini non ha alcuna intenzione di adire vie legali (di cosa?), ha mandato lettere di scuse ai diretti interessati (Brancaia etc), sostenendo di essere stato “ingenuo” e “usato”. MAI però ha scritto che io mi sono inventato tutto o che ho travisato. Men che meno – e lo sottolineo: men che meno – riguardo alle sue parole di pagina 131. E’ una calunnia totale e diffido Cernilli e le sue ligie adepte dall’insistere su tale china, passibile – questa sì – di vie legali. Chissà che non sia io a querelare qualcuno, a questo punto. E non viceversa.  
Da quando è diventato un reato intervistare una persona e trascrivere (asetticamente) quanto dicono, anche se quello che dicono è scomodo? A che punto siamo arrivati in questo paese, esimio Cernilli? E’ grave che io abbia riportato il virgolettato di una intervista o piuttosto che SOLO adesso un’azienda lodata e titolata racconti come il Brancaia Tre venga fatto? Può rispondermi, esimio Cernilli? Può rispondere anche e soprattutto ai lettori, ai consumatori? Magari, se ha difficoltà, chieda aiuto alla amena Lady Guerini, la giornalista più premiata dagli Antinori e Frescobaldi. Vedo che, quando c’è da far difese corporative, certi “critici integerrimi” son subito scattanti a correre in soccorso del vincitore.
E’ vero invece (non lo nego affatto) che sia D’Alessandro che Valentini si sono sentiti delusi dal mio comportamento (umano, non giornalistico). Ritengono che, pur  non avendo inventato NULLA, e ribadisco NULLA, li abbia “usati” per fare lo scoop. Prendo atto anche di questo, ma non condivido. E continuo a stimarli. Anche se tale accusa, fatta da persone per cui ho grande ammirazione, mi offende. E rimango ferocemente dell’idea – rispettosa opinione personale – che la loro sia “paura tardiva”, del tipo accidenti mi sono lasciato prendere la mano dalla conversazione e ho parlato troppo, dicendo cose che tutti sanno ma che era meglio non dire.
Specifico che nessuno degli intervistati mi ha chiesto, prima della pubblicazione, di leggere il capitolo. Nessuno. In 13 anni di giornalismo, del resto, me l’hanno chiesto solo Bruno Vespa, Giovanni Floris, Maurizio Costanzo, Gene Gnocchi e Michele Santoro (potete chiederglielo). E’ un’eccezione,  non la regola. E deve essere l’intervistato a chiederlo: non viceversa.
Non parliamo quindi a sproposito, anzi calunniosamente, di deontologia o invenzioni: io ho riportato correttamente le parole che mi sono state dette. Quello che dovrebbe fare un giornalista (libero). Se poi alcuni intervistati, del tutto legittimamente, ma a mio avviso poco coerentemente, si sono pentiti di ciò che hanno affermato una volta trovate le loro parole su pagina (e su pagina la parola appare più forte), è altro discorso.
Un giornalista fa interviste e riporta quello che un intervistato dice. E ogni tanto “prova a far tana”. E’ una vecchia regola del giornalismo: quello vero, almeno. L’intervista, una volta uscita, non deve necessariamente piacere all’intervistato. E’ la differenza che passa tra giornalista e addetto stampa (capito, ghenga del Gambero Rosso?).
E’ affascinante come l’esimio Cernilli e i “garantisti”, col consueto approccio cattedratico e sentenziante, con questa eterna sicumera di chi dall’alto scomunica il “gggiovane” parvenu che ha osato aver successo in un mondo di bacucchi, stiano spostando l’attenzione dal fatto in sé: ovvero che le parole (vere) di D’Alessandro (non mie) sono state confermate dai diretti interessati, almeno nei punti chiave (inchiesta esistente su vini taroccati, coinvolgimento di Carlo Ferrini – di cui forse l’esimio Cernilli è grande amico -, bottiglie bloccate a Brancaia). E’ questo l’aspetto fondamentale. Questo. Questo e il rispetto per le parole degli intervistati, per le persone implicate e per il lavoro della magistratura: tutte cose mai venute meno. Stiamo parlando di una inchiesta. Non di sentenze.
In Italia ormai non si contesta il giornalista connivente, ma quello che ha l’impudenza di riportare  (integralmente) i passaggi più spinosi di una intervista. Questa, esimio Cernilli (contro cui personalmente non ho nulla, cit), è forse la “deontologia professionale” deprecabile.
Un’ultima cosa: non vorrei che l’astio, e la pervicace difesa dello status quo, esibiti dall’esimio Cernilli derivino in realtà da urgenze personali.  Da una certa permalosite. Dal fatto, ad esempio, che nel libro venga dato spazio a molti vignerons scomodi, poco graditi da Gambero Rosso. Che si ricordi minuziosamente il caso Report, da cui Gambero Rosso uscì malino. E che alcuni di questi vignerons, come Angiolino Maule, raccontino (anche sull’esimio Cernilli) aneddoti non proprio edificanti.
Oppure Lucifero Scanzi ha circuito anche Maule, coi suoi fatali occhioni blu?
Mi riferisco, visto che siamo in vena di citazioni dal libro, a questo passaggio. Giusto per dirne uno. Pag. 168-69. Parla Maule. “Avevo il mito del Gambero Rosso, ma l’ho perso presto“. Una volta Maule ha vinto un Tre Bicchieri. “La premiazione, a Torino, fu asettica e triste. Direi proprio sciatta (..) Per il Veneto, come sempre, c’era anche Anselmi. Lo premierebbe sempre, anche se dentro una bottiglia ci mettesse la pipì. Proprio Anselmi, prima di essere premiato, telefonò davanti a tutti noi, platealmente, a Daniele Cernilli. Cernilli era sul palco e rispose al cellulare, come se il pubblico non esistesse. Anselmi non doveva dirgli nulla di urgente, lo fece solo per far vedere che erano amici. Usò un pretesto, mi pare l’avvenenza di una ragazza sul palco. Non fu una grande esperienza. Oltretutto era appena andato in onda il servizio di Report sui vini industriali e le guide asservite“. Tale aneddoto è stato smentito da Cernilli e Anselmi.
Mi perdoni, esimio Cernilli, se quando avverto l’urgenza di saperne di più sulla deontologia professionale, o addirittura inseguo maestri, telefono a Gianni Mura o rileggo Edmondo Berselli. Non certo lei.

P.S. Alcuni lettori mi contestano i refusi. Avete ragione. Del tutto. Li correggeremo.

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106 Responses to “Strane deontologie”

  1. Ket ha detto:

    Un classico. Ti fai prendere dall’intervista che diventa confidenziale, ti apri a ruota libera, poi quando te la ritrovi scritta ti prende un colpo.
    Cernilli pure.. Se non dice querela non sta tranquillo.

  2. Hugo ha detto:

    risposta ineccepibile!
    hanno rotto er ca**o co ‘sti modi, largo ai ggiovani.

    Cernilli, come Bonilli, non lo sa, ma è morto dentro 😉

  3. Franco Ziliani ha detto:

    ottima risposta Andrea, che dimostra che hai la schiena dritta e che non sei disposto a farti mettere i piedi in testa dai “baroni” del giornalismo del vino

  4. Paolo ha detto:

    Cioè adesso cernilli dà pure lezioni? Ma si nasconda piuttosto. E poi questo continuo minacciar querele… Piuttosto lo posso dire? Che pena questi produttori che prima gettano il sasso e poi nascondono la mano.
    cernilli hai sbagliato bersaglio, con Scanzi ti ci scorni e l’hai fatta proprio fuori dal vaso stavolta. E salutaci Anselmii.

  5. Nic Marsèl ha detto:

    I capitoli su Maule, Valentini, Bea, Renato Mereu e De Battè sono i più belli e intensi del libro e i produttori ne escono molto bene. Secondo me, Elogio era piaciuto a tutti gli addetti ai lavori per l’aria naif dell’ultimo arrivato che entra in punta di piedi in questo mondo di squali (come si evince da questi rilassati dibattiti a colpi di minacce di strascichi legali). Oggi Scanzi ha nell’ambiente enoico la credibilità e la statura derivata da un bel libro con un più che discreto successo e questa cosa comincia forse a dare fastidio? Evidentemente è stato toccato un nervo scoperto.

  6. Cattamax ha detto:

    Risposta perfetta, lineare, esaustiva e senza possibilità di interpretazioni. Una risposta da 3 bicchieri.

  7. Marina ha detto:

    Bravo !!!!!!!!!!

  8. Marco ha detto:

    sembrano parlamentari questi qui……..

  9. Gianni ha detto:

    confesso di non aver ancora letto il tuo libro, ma per quanto riguarda i virgolettati delle interviste non mi stupisco affatto… sono stato letteralmente minacciato da allenatori di Eccellenza e di squadre di basket per molto meno, ormai l’idiosincrasia al giornalista è palese ad ogni livello. Se fai marchette vieni visto bene, altrimenti sei uno che scava nel fango (eufemismo)

  10. Valentina ha detto:

    il vero reato in Italia è fare giornalismo vero purtroppo!

  11. Filippo ha detto:

    Bravo, bravo, e ancora bravo

  12. Marco ha detto:

    Scanzi è bravo, è famoso, ha successo e ha le palle. E’ inevitabile che, al secondo libro, i baroni del vino gli avrebbero rotto le palle. Nulla di nuovo. Ah, provo molta pena per Lady Wine, non ha neanche quarant’anni e già è bella china. La Ravetto del vino? 🙂

  13. Val ha detto:

    Che tristezza! Hai tutta la mia solidarietà! Ritirano quello che hanno detto (verissimo anche su Carapelli che fa peggio della coca e Barilla).
    Che Gambero rosso zoccoleggi lo sanno anche i muri, ma questa è mafia pura.
    So che ti gireranno a mille e della solidarietà di una sbarbina finto alternativa te ne fai poco ma NON MOLLARE!
    Che paese!

  14. Bianca ha detto:

    e non solo giornalismo…lavoro e vivo nel mondo del vino, ogni discorso legato a questo universo si muove fra il dire e non dire…e fare cultura del vino diventa mistificazione spesso e volentieri…

  15. Enza ha detto:

    in futuro dovremo stare attenti a quello che diciamo in tua presenza!!! ma che sei un giornalista? (mi correggo: Giornalista? ci vuole la maiuscola)

  16. Feno ha detto:

    …mentre la patina del tempo regala ai nostri vini un’anima che alla degustazione emoziona racconta e commuove, leggo il suo nuovo lavoro! per quel che può valere, …volevo solo esprimerle il mio apprezzamento!! solo una cosa, …no, no, …niente pag.131, …ma la 171: io il pico da maule l’ho sempre pagato 11 eur, non 25!! ancora l’ultima volta qualche giorno fa nel dopo vinitaly, in casa c’era solo il figlio alessandro (erano i giorni del vinnatur), ma il prezzo era sempre 11 eur!! ?? le auguro che i suoi libri facciano innamorare del vino ogni lettore…

  17. Valentina ha detto:

    in altri paesi più civili chi nega un intervista rilasciata come minimo perde credibilità quí passa tutto
    sono sicura che esiste una efficace frase di Gore Vidal su chi nega i virgolettati quando avrò tempo (fra 12 h) la trovo

  18. S. ha detto:

    Ciao Andrea,
    Mi occupo di vino da anni ma, mea culpa, ancora non ho letto i tuoi libri sul vino. Oggi ho divorato a colazione il tuo post su Lady Sfuso (spettacolare!) e li ho subito aggiunti alla mia wish list

  19. Vale ha detto:

    @Bianca fosse solo il vino! In Italia la verita e la correttezza professionale rompono le palle!

  20. Franco ha detto:

    Risposta perfetta. Molto deludente non tanto cernilli o gambero rosso (che vi aspettate?), ma un produttore come Valentini, che nel libro usciva quasi mitizzato. E lui se la prende pure… Che mondo di matti-

  21. enzo cherici ha detto:

    applausi scroscianti!

  22. Filippo ha detto:

    Bravo, bravo, e ancora bravo!

  23. Bianca ha detto:

    assolutamente vero! ma negli ultimi 4 anni ho lavorato solo con produttori, enoteche ecc nel “magico” mondo del vino (oltre a vivere nel monferrato…), e come ricercatrice..tutte le interviste che faccio mi vengono corrette e “aggiustate” xè sai, “certe cose meglio non dirle o dirle in altri modi”…e io considerata un’ingenua ovviamente xè penso ancora a dire le cose come stanno…ma sinceramente mi piace essere così!

  24. Gianni ha detto:

    mi sa che dovremo rivedere il “in vito veritas”…

  25. Mauro ha detto:

    Non mi preoccuperei di tipi come Cernilli, basta rendere pubblica la verità e sono sputtanati a vita .. a volte si fatica, ma prima o poi emerge sempre!!!

  26. Massi ha detto:

    Applausi

  27. Paola Crespi ha detto:

    Grandissimo Andrea! la stima che provo verso di te e la tua cultura,sono sempre in aumento e vengono sempre di più alimentati dalla tua dignità e dal rispetto che, TU , hai verso la verità delle cose e degli eventi. La naturalezza con cui esprimi e difendi il diritto di parola e di corretta informazione, sono per me e per i consumatori, una vera gioia . Ti ammiro per il tuo garbo e per il tuo coraggio ! hai l’arte della parola e la usi per un arricchimento umano e morale che regali sempre a tutti noi che abbiamo il piacere e la libertà di leggerti e di confrontarci con una persona del tuo spessore umano, intellettivo e culturale!grazie

  28. Matteo ha detto:

    splendida autodifesa, grazie per averla condivisa con noi. Da oggi Cernilli mi sta meno simpatico.
    Quanto al non essere reato il riportare parole di altri, comincio a temere che in questi tempi bui non sia più purtroppo vero (pensa a che è capitato al tuo collega denunciato per danni dall’orchestra di s. cecilia per aver riportato, anni fa, delle parole del direttore sawallisch).

  29. Divino Scrivere ha detto:

    Andrea Scanzi è un giornalista che non ci meritiamo… (cit)
    :))
    Ti voglio bene Andrea!
    B.B.

  30. Dory ha detto:

    Era normale che ciò accadesse, penso che tu ne fossi già consapevole. Ti ammiro ancora di più.

  31. Andrea Scanzi ha detto:

    Matteo, il caso a cui alludi è diverso, lì c’erano ottanta persone che querelarono (per colpa di un titolo, più che dell’intervista) e – in attesa della Cassazione – la Corte d’Appello dimenticò un aspetto decisivo: “i giudici hanno totalmente ignorato la sentenza (30/5/2001) emessa dalle Sezioni Unite della Cassazione, in cui finalmente era stato sancito che il giornalista non risponde delle eventuali affermazioni diffamatorie contenute di un’intervista, se egli ha preso le distanze da tali giudizi e se si è espresso in modo corretto e non offensivo”.
    Oltretutto lì si parlava di diritto di critica. Qui si è solo riportato un virgolettato vero su un’inchiesta esistente.
    Peraltro il direttore del Messaggero era Giulio Anselmi, al tempo, e lo conosco bene.

  32. cernilli ha detto:

    Non ho letto quanto Maule afferma di me, lo farò e ne trarrò le dovute conseguenze. Premetto che Maule l’avrò visto un paio di volte in vita mia e forse ci ho parlato una volta. Non ho mai detto che lei si sia inventato tutto, ho però parlato direttamente con Valentini, che si è lamentato per essere stato “travisato” e indirettamente con D’Alessandro che parla di affermazioni citate che andavano al di là delle sue intenzioni. Cosa che lei nei fatti conferma. Questo dicono loro, non io. Valentini dice anche che io sarei un “bravissimo” giornalista. Forse questo dispiace a lei? Preciso che non ho mai neanche detto che loro intendano intentarle causa.

  33. Andrea Gori ha detto:

    a me pare che a parte Scanzi e la Franci, qui, da Cernilli a Ziliani passando per Eleonora, abbiate perso tutti una grandissima occasione per stare zitti…(si forse anche io ).
    ci stiamo dimostrando un grande circo di cui persone che respirano anche altra aria e un pò furbi come Scanzi ci possono marciare per decine di sequel de Il vino degli altri

  34. Francesca ha detto:

    Bravo Andrea,
    questo sterile dibattito non aggiunge niente al bel libro di Scanzi, purtroppo impoverisce tutti noi e fa un pò tristezza.
    Francesca

  35. Roberto ha detto:

    Guarda il Cernilli come è diventato conciliante. Ma si vergogni, via…

  36. cernilli ha detto:

    Quando ci sono le premiazioni dei Tre Bicchieri io spengo sempre il telefono, quindi Anselmi non può avere telefonato a me. Sòentisco ciò che afferma Maule che ritengo offensivo e falso.

  37. Andrea Scanzi ha detto:

    Come siamo diventati concilianti, esimio Cernilli. Si direbbe quasi che qualcuno glielo abbia consigliato, dopo averla fatta ieri (mi perdoni la metafora) assai fuori dal vaso (“Francesco Valentini mi ha telefonato imbufalito perchè. mi ha riferito, il senso delle cose che ha detto è stato completamente travisato. La stessa cosa che afferma Massimo D’Alessandro. Credo che ci saranno strascichi legali”).
    Ne prendo atto. Come prendo atto che lei non abbia mai parlato con Massimo D’Alessandro della vicenda (“(..) indirettamente con D’Alessandro”), quando invece sembrava che lo avesse sentito con dovizia. Praticamente lei ha preso le posizioni di D’Alessandro senza averci parlato. Chapeau. Altro bell’esempio di deontologia professionale.
    Ho poi una curiosità, esimio Cernilli. Come fa, di grazia, “un’affermazione ad andare al di là delle sue intenzioni?” Cos’è, magia nera? Non giochi con le parole né consumi ancor di più quello specchio su cui da ieri si arrampica così affannosamente. Un’affermazione o si dice o non si dice. Fine. Massimo D’Alessandro, quelle cose riportate a pagina 131, le ha dette. Tutte. Di sua spontanea volontà (io neanche avrei toccato l’argomento). Parola per parola. Me lo ha confermato anche nella telefonata di ieri. E poi, una volta trovatele (?) sul libro, si è pentito di averle dette, dando a se stesse del “pollo ingenuo” e a me del “giornalista furbo in cerca di scoop” Questo e solo questo è rilevante. Io non ho né inventato, né travisato nulla. E le interviste di Francesco Arrigoni (Corriere della Sera) ai diretti interessati confermano gli aspetti salienti delle parole di D’Alessandro (di cui risponderà lui, non io). Secondo D’Alessandro, certe cose non avrei dovuto scriverle (anche se durante l’incontro non mi ha mai chiesto di non scriverle, né di leggere il capitolo in anteprima). E’ un punto di vista legittimo. Ma non è il mio modo di fare giornalismo.
    Alla luce di tutto questo, le sue scomuniche di ieri, e il commovente post di Lady Guerini, risultano fuoriluogo nel più benevolo dei casi e altamente diffamanti nel caso peggiore. Non ci giri intorno, esimio Cernilli. Ha molta più esperienza di me.
    La ringrazio poi di avermi ricordato cosa dice Francesco Valentini di lei. Voglio darle una notizia clamorosa: quelle cose, Valentini, le dice nel mio libro. Quindi ne ero (sono) forse a conoscenza. Non solo: le ho scritte io. Pensi, esimio Cernilli: sono così in malafede, pattumista (cit) e travisante (cit) da riportare fedelmente anche i complimenti a giornalisti come lei. Davvero un disonesto, eh, questo Scanzi. Come fa a essere ancora a piede libero? 🙂
    Mi faccia però il favore di citar bene la fonte, visto che in ciò sembra voler dare lezioni. Francesco Valentini afferma: “Il mondo della critica enologica ha avuto due grandi maestri, Mario Soldati e Luigi Veronelli. Due fuoriclasse, gli unici. Poi ci sono molti giornalisti bravi, anche bravissimi, come Daniele Cernilli, ma già è un piano diverso”. Pagina 194. Per quel che vale – e per quanto possa stupirla -, non la penso diversamente da Valentini. Anche per questo ho trovato deplorevole, pavida e pietosa la sua sbrodolata di ieri. Deplorevole, ma tutt’altro che stupefacente.
    Sempre per curiosità, esimio Cernilli, a pagina 194 non ho travisato? E come funziona, allora? Traviso solo quando scrivo cose a lei sgradite? Traviso a giorni alterni? Traviso quando Valentini si alza con la luna storta? Traviso quando non vado di pari passo con le direttive del Gambero Rosso?
    La ringrazio infine per la sua versione sull’aneddoto raccontatomi da Angiolino Maule.

  38. Valentina ha detto:

    il concetto di giornalismo in Italia è scrivere cose che vadano bene a tutti, ogni fatto si può correggere, smentire rivedere, in una sorta di burrata generale (ma mica buono come la burrata) mah

  39. Lapo ha detto:

    bravo Andrea, è bello vedere che non tutti sono “servi”

  40. Flavio ha detto:

    Cernilli si commenta da solo.

  41. Jacopo ha detto:

    Refusi a parte complimenti per il libro, un piacere leggerti

  42. Jack ha detto:

    La testa va chinata. Non usata.
    Regola numero 1 per chi ha qualche ambizione di successo. Vale nel giornalismo come in altri settori lavorativi, vale nella politica, nello spettacolo, nella cultura… Vale comunque. Vale sempre…
    Personaggi come Minzolini e Vespa, tanto per dire due gocce nel mare di melma (?) dove ristagnamo esanimi, la conoscono perfettamente.
    Poi, però, c’é sempre qualche stronzo che non ci sta…

  43. Franco Ziliani ha detto:

    complimenti Andrea, il deciso dietro front del Robert Parker der Tufello, diventato improvvisamente conciliante e cauto, é uno di quegli spettacoli da non dimenticare… Avanti così, senza paura!

  44. Mena ha detto:

    A ben guardare, la stizzita dichiarazione del Cernilli è, già da sola, una chiara ammissione. Per quanto mi riguarda, già da tempo nutro per il GR la stessa stima che riservo a Povia; questo episodio, davvero oltre il limite della decenza, non fa che confermare che faccio bene a guardare altrove.

  45. Carmelo ha detto:

    Vecchia storia: ti rilasciano un’intervista, ti dicono cose coraggiose, ma senza avere il coraggio per dirle e per difenderle, e poi vedono l’effetto che fa.
    E quando l’effetto non è quello che si aspettavano allora la colpa è di chi quelle cose le scrive e non di chi le pensa o, peggio ancora, di chi le fa.
    Come uscirne? Facile: basta dire che il giornalista è un bugiardo. Uno che inventa le cose o uno che ti ha “tradito” perché si è permesso di fare, ovviamente bene, il suo lavoro. Perché il nostro lavoro è di scrivere il vero indipendentemente dalle sue conseguenze. Perché anche se qualcuno ancora non l’ha capito noi non siamo preti, non raccogliamo confidenze nel segreto del confessionale, noi raccogliamo notizie e una notizia è tale solo se resa nota. Ma loro se ne fottono. Tanto è meno grave dare del bugiardo a qualcuno che fare male un po’ di vino……
    Ma la cosa più triste è che si tratta delle stesse persone che poi ti sussurranno in confidenza “non esiste più il giornalismo d’inchiesta” oppure “ma quando la fai una bella inchiesta sul vino, ce ne sarebbe bisogno”.

    Andassero tutti a cagare….
    …..almeno fino a quando non troveremo tempo e coraggio di denunciarli noi per primi!!!!

    Con solidale affetto
    Carmelo

  46. Nicola ha detto:

    Da modestissimo praticante in giovent… Mostra tuttoù di questa splendida passione – prima che un lavoro – che è il giornalismo, ho letto con attenzione la tua risposta. Capisco la tua tristezza nel vedere come la gente fatichi ad assumersi le proprie responsabilità, di quel che dice, di quel che pensa, e se per caso qualcosa le sfugge, se ne penta….Capisco l’amarezza nel constatare come il successo di altri colleghi non sia capace, se non fra gli Amici veri, di generare sincero affetto e complimenti, ma solo falsi sorrisi e tanta invidia. Come dicesti al tipo rifatto e diversamente abbronzato, fattene un vanto, di aver pestato i piedi a chi era il caso di lasciar tranquillo sul suo successo fatto di intrallazza enologici sconosciuti a chi profumatamente paga le bottiglie……A testa alta e schiena dritta, caro Andrea, non scordandosi l’elmetto!!!!

  47. Flavio ha detto:

    Solo una cosa: vai avanti a fare quello che fai e a scrivere quello che scrivi. Grazie.

  48. cernilli ha detto:

    Guardi Scanzi, ora D’Alessandro l’ho proprio sentito. Ieri l’aveva sentito solo Eleonora Guerini, che è giornalista come me e della cui precisione mi fido. Io credo che quando si intervista qualcuno si debba innanzi tutto interpretare quali siano le esatte intenzioni. A tutti capita di dire cose eccessive se pensa di parlare off the records. Ma lei la pensa diversamente e di quanto ha scritto se ne prende ovviamente le sue responsabilità. Fa benissimo a riferirsi a Mura ed a Berselli, ma le assicuro che sulla deontologia non prendo lezioni da nessuno e neanche da lei. Voglio solo dire che una cosa detta da Maule è assolutamente falsa. Non ho mai ricevuto una telefonata da Anselmi durante la premiazione dei Tre Bicchieri. Me lo ha confermato anche lui, dopo che l’ho sentito telefonicamente. Ora vorrei sapere chi è il responsabile di questo danno d’immagine che mi trovo ad avere a causa del suo libro per qualcosa che non è avvenuto? Mi sa rispondere? Le faccio anche notare una cosa. Anselmi è spesso stato premiato quando il Veneto era una regione di pertinenza di Slow Food, anche da Sangiorgi quando collaborava con loro. Quest’anno la guida, che abbiamo fatto solo noi del Gambero, non lo ha premiato. Questo per dimostrarle che anche l’antica conoscenza che io ho con Anselmi, e che aveva anche Veronelli, che considero anch’io molto migliore di me, come peraltro Soldati, non inficia l’indipendenza dei giudizi. Ma torniamo a noi. Come la mettiamo con le affermazioni di Maule da lei riportate?

  49. Andrea Scanzi ha detto:

    Esimio Cernilli, prima di tutto mi fa piacere che lei abbia potuto parlare con Massimo D’Alessandro e che le abbia confermato la veridicità delle sue affermazioni contenute nel libro. Il fatto che fossero “off records” è una interpretazione del tutto capziosa e inventata. L’appuntamento era stato programmato ben sapendo che avrei scritto un capitolo intero su D’Alessandro e avrei usato tutto: “off records” de che? Cosa faccio, vado a intervistare una persona e poi non la sbobino? Ma COSA sta dicendo, esimio Cernilli? L’intervista era libera, è durata più di un’ora e D’Alessandro non mi ha MAI detto di non usare questo o quel passaggio. Né mi ha chiesto di leggere il capitolo prima della pubblicazione.
    Quindi lei ha affermato il falso, ieri, sostenendo che io avessi inventato o travisato alcune affermazioni. Il FALSO. E ora vorrei sapere chi è il responsabile di questo danno d’immagine che mi trovo ad avere a causa delle sue affermazioni per qualcosa che non è avvenuto? (cit)
    Siamo passati dal E’ tutto inventato (ieri) al Erano frasi off records (oggi). L’arrampicata sugli specchi continua. Appassionante. E mai che ammetta, mai, di avere sbagliato ieri. Nei modi e nei contenuti. Mai che arrivi una scusa.
    Riguardo alla frase di Maule, prendo atto della sua rettifica e sarà mia cura segnalarla, se vorrà, nella nuova edizione. Come non avrei problemi a farlo riguardo agli altri interessati (l’ho già promesso a Valentini). Me la mandi e la pubblicherò, come già sto pubblicando integralmente la sua smentita. Io non ho nulla contro di lei.
    Ho semplicemente riportato un aneddoto segnalatomi da Angiolino Maule, non un mio punto di vista. Se la prenda, se proprio deve, con Maule. E comunque le faccio presente che è la sua dichiarazione contro quella di Angiolino. Lei non ha dimostrato che l’aneddoto non è vero: ha detto che secondo lei (e secondo il suo amico Anselmi) non è vero. Non è che basta dire “smentisco” per negare la frase di un intervistato. Fosse così, la giurisprudenza sarebbe un po’ troppo facile.
    Oltretutto parliamo di un accadimento – mi consenta – non poi così appassionante. E non alzi sempre la voce, Dio mio. Questa sua vena costantemente minacciosa, questo suo perenne minacciare querele, tradiscono un certo nervosismo, e una qual certa arroganza, che non le fanno (granché) onore. Se intende mettermi paura, sono abituato a molto peggio. Se c’è qualcuno che è stato diffamato, e pesantemente, sono stato io. Ieri. E lei sa da chi. Io attendo ancora le sue scuse. Come le attendo dalla signora Guerini.
    Mi permetta infine di trovare deprimente e volgarissimo quel suo “viva Bernardo Losappio” (l’avvocato di Carlo Ferrini) nel blog Intravino. I suoi lettori, quindi i consumatori, saranno felici di questa sua meticolosa ricerca della verità e di questo suo stentoreo coraggio. E’ rassicurante, davvero. E’ arrivato al punto da sperare nella colonna infame indirizzata a un collega che ha riportato (come lei adesso sa più di prima) le parole (arrischiate, ma effettivamente pronunciate) di un produttore. Se volessi esser cattivo, direi che è una reazione da Cupola. Ma noi non siamo cattivi.
    Devo comunque darle una brutta notizia: più si continuerà a parlare di certi scandali, anche in sedi legali, e MENO io avrò da rimetterci. Io non ho nulla da nascondere. A differenza di altri.
    Capisco infine come questo scambio la diverta, ma avrei altro da fare nella vita. Non amo il suo modo ducesco di esprimersi. Non la ritengo così stimolante intellettualmente (perdoni l’ardire). E mi pare che ci siamo già detti tutto. Sarò – questo sì – premuroso nel pubblicare la sua risposta a Maule, qualora volesse inviarmela e come è giusto che sia. Senza però necessariamente ritenere che la sua sia Verità e quella di Maule Finzione. O viceversa.
    Mi stia bene, e non sono ironico.

  50. GIANNI PICCOLO ha detto:

    grande andrea basta con quelli che se la tirano e credono di essere i depositari della verità!!!!!

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