Foradori – Fontanasanta 2010

Per uno strano caso, non ho praticamente mai parlato – libri a parte – dei vini di Elisabetta Foradori.
Non c’è, ovviamente, alcuna strategia. Foradori è un punto fermo del vino italiano – basta pensare al Granato – e la maniera migliore di conoscerla rimane, a mio avviso, guardare Senza Trucco di Giulia Graglia. Il suo capitolo, e quello di Nicoletta Bocca, sono i più coinvolgenti del (bel) film.
Più di un mese fa ho finalmente provato il Fontanasanta 2010. La Nosiola di Elisabetta Foradori. Fermentazione con macerazione sulle anfore per 8 mesi, successivo affinamento in botti di acacia e rovere per altri due. La 2010 è la seconda annata. Ottomila bottiglie prodotte, in rete si trova attorno ai 25 euro. Un prezzo molto onesto.
E’ un vino che mi ha fatto assaggiare Marina Bersani della Compagnia del Taglio, a Modena. Me lo ha magnificato con convinzione, e dopo averlo bevuto -ho capito perché. Marina è una grande esperta di vini, che tratta anche i vini naturali – biodinamici e no – con un approccio di “educata diffidenza” superiore al mio. Lei è più scettica, io più convinto (anche se per molti naturalisti fideisti passo per troppo critico: è la Legge della Curva, direbbe Vinicio Capossela).
Ritengo Marina, anche per questo, una delle figure enologiche che più sa incarnare il “giusto mezzo” tra modernità (per quel che vuol dire) e antagonismo (per quel che vuol dire).
Il Fontanasanta, pur essendo un orange wine “spinto” – otto mesi, anfore, lieviti indigeni, non filtrato, vitigno autoctono non facile – è un vino di estrema eleganza. Ha spigoli smussati, colore invitante, profumi (abbastanza) complessi che ammaliano. E’ garbato, pulito, un po’ bipartisan. Non può non piacere al vinoverista talebano, non può dispiacere al novizio diffidente.
Equilibrato, buona persistenza, fresco, minerale. Sapienza artigianale encomiabile. Se non lo avete già provato, fatelo.
Rimango maggiormente colpito da orange wine più caratteriali e “spietati”: ad esempio quelli di Gravner, Skerk, Zidarich, Vodopivec o il miglior Podversic (altri vitigni, lo so; altre terre, lo so). E credo che il Fontanasanta crescerà tanto nei prossimi anni.
Questa ennesima sfida di Elisabetta Foradori, mi pare però una sontuosa entry level per chi vuole avvicinarsi ai bianchi macerativi. Per apprezzare questa tipologia, non si può cominciare meglio. Poi – probabilmente – non vi fermerete qui, ma da qui dovete passare.

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8 Responses to “Foradori – Fontanasanta 2010”

  1. claudio ha detto:

    Da vinoverista talebano dico che un vino di 25 euri non può essere considerato entry level per nessuna tipologia. E’ ottimo come tutto ciò che fa Foradori ma se ci si vuole avvicinare ai macerati con discrezione senza affrettarsi a riesumare la terminologia negativa AIS che mai accetterà certe peculiarità, si può anche spendere meno.

  2. Luca ha detto:

    Mi perdoni Scanzi, ma a volte i suoi lettori non sono un granché. E’ mai possibile che dopo un post come questo su Foradori, debba arrivare il talebano di turno a fare il professorino?
    Io leggo che Scanzi parla di “sontuoso entry level”, non di entry level qualsiasi, quindi ci sta eccome spendere 25 euro che sono pochissime per un orange wine di livello.
    Sbaglierò ma il post voleva dimostrare che Foradori ha fatto un orange wine teoricamente difficile ma in realtà adatto a tutti, quindi è ideale per avvicinarsi a questo vino. Non fa una piega a casa mia.

  3. Roberto ha detto:

    Oltre ad essere un arguto e scanzonato giornalista-opinionista, Andrea Scanzi si occupa e scrive di enologia, musica e personaggi del nostro secolo. Vorrei proporre al mio gruppo delle sue recensioni di vini che possono interessarci. Grazie. Roberto

  4. claudiot ha detto:

    Caro Luca,
    non per fare l’avvocato del diavolo (non conosco il sig. Claudio), ma ognuno può esprimere la sua opinione nel rispetto degli altri e mi sembra che il mio omonimo Claudio sia stato decisamente più garbato di lei.
    Tanto di capello alla Foradori che si è lanciata in questo progetto “Nosiola” stile orange-wine ma anch’io mi sento di consigliare ad un amico che fino a ieri ha sempre bevuto vini bianchi filtrati, da lieviti selezionati e passati solo in acciaio qualche bianco da macerazione più a buon mercato e maggiormente easy, non foss’altro per non passare per il solito eno-fighetto che consiglia con spocchia al primo compagno-bevitore libero o anche ad un fresco diplomato ais, fisar… una boccia che benchè delicata, equilibrata e “sontuosa entry level” finosca per essere poco compresa!!!

  5. armando trecaffè ha detto:

    …25 euro servono a pagare tutti gli aritifizi supeflui/dannosi adoperati per elaborare il vino in questione (i.e. anfore/acacia/rovere)…si possono fare macerativi ottimi senza tutto questo armamentario…certo più taglienti e virili…ma lo stile della Foradori è questo: educato & precisino. A me, che dirigo la cattedra di taleb-al-wain…nel sultanato antagonista di San Giorgio codesta produzione ispira solo una bella fatwa…
    Saludos

  6. claudio ha detto:

    Signor Luca, se io avessi la curiosità di assaggiare una tipologia di vini che non bevo e chiedessi consiglio per iniziare un ipotetico percorso, non sarei così spinto ad un buon approccio se fossi costretto a spendere 25 euro per la prima boccia. Anzi direi grazie, ma con 25 euro mi compro quello che più mi piace. Nessuno ha detto che il vino in questione non li valga ma “a casa mia” entry level significa il base della gamma. Come ben spiegato da claudiot ed armandotrecaffè, si possono bere macerativi accessibili a molto meno, e probabilmente avere anche un’idea più chiara di questo stile. Lungi da me fare il professorino e forse a volte non sarò un granchè ma sicuramente non ho bisogno di fare commenti acidi da groupie offeso come ha fatto lei in questa occasione.

  7. Marco ha detto:

    “Entry level” vuol dire qualcosa con cui cominciare. Dove sta scritto che significa “base della gamma”? E Scanzi parla di “sontuoso entry level”, non entry level qualsiasi. Quindi 25 euro ci sta. Concordo con Luca, è sgradevole che dopo un post così arrivi il professorino a spiegare la vita. Che senso ha? Più rilassati no?

  8. claudio ha detto:

    “sgradevole”….”dopo un post così”….”spiegare la vita”….signori, stiamo parlando di vino, nemmeno avessi scritto che Scanzi è da crocifiggere perchè ha scritto una marea di baggianate….ho solo espresso un mio pensiero, per altro mi pare condiviso da molti, che non voleva offendere nessuno e non credo lo abbia fatto. Insomma, se c’è qualcuno che si deve rilassare quello non sono io.

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