Qualche settimana fa ho recensito un Chianti. Era quello di Giovanna Morganti, Le Trame. Come tutti i suoi vini, mi è piaciuto ma non mi ha fatto impazzire.
Per correttezza, ho aggiunto nel post – e aggiungo adesso – che parte del poco entusiasmo dipende da un mio gusto soggettivo. Un fattore che, nel mondo del vino, rende tutto – tutto – ancora più soggettivo di qualsiasi altro ambito. Se io dico: “Nebraska è un capolavoro“, so di avere “ragione”. Ma so anche che, se qualcuno mi risponde “che due palle quel disco“, nulla potrò replicare per convincerlo del contrario (anche se di sicuro non lo inviterò mai a cena).
Nello specifico Morganti-Le Trame, la mia “tara soggettiva” è legata all’amore non eccessivo che ho per Sangiovese e Chianti. Grandissimo vitigno e gran bel vino (peraltro fatto non solo da Sangiovese), ma non il mio preferito. Il campanilismo mi ha intaccato poco e, se posso scegliere, opto – al di là di difetti tecnici non voluti: quelli sono imperdonabili – per il rosso prima bevibile e poi ambizioso. Quindi, per paradosso, oggi berrei più volentieri un Chianti Colli Aretini (Paterna o Mannucci Droandi, per dire) di un Chianti Classico. Ben sapendo che il secondo è “migliore” – ma se proprio devo prenderlo, esco dal disciplinare e vado su Pergole Torte.
Sto però divagando. Il punto è: quando noi recensiamo un vino, per quanto ci si sforzi di essere oggettivi, si è sempre condizionati dal nostro gusto personale. Capita nelle guide (che non sono ahimè condizionate unicamente dal gusto personale). Capita nei libri. Capita nei blog.
Ci sono dei vini che, per quanto possano piacermi, non mi fanno mai impazzire sino in fondo. Tra i bianchi: lo Chardonnay, il Gewurztraminer, il Muller Thurgau, spesso il Sauvignon Blanc. Tra i rossi: i bordolesi, il Malbec, molti Syrah, il Dolcetto più ciccione (perché “potenziarlo”, perché?), a volte il Sangiovese.
Di contro, ho un debole per gli Champagne (ancor più se Blanc des Blancs) e per i Metodo Classico Pas Dosè; per i bianchi dritti, per gli orange wines; per i rossi snelli, per il Pinot Noir, per il Lambrusco (meglio se Sorbara); per il Nerello Mascalese, per i vini apparentemente “minori” (che minori non sono), per gli autoctoni rari. Eccetera.
Questo non vuol dire che non sia in grado di riconoscere la grandezza di un Brunello di Montalcino. Spero di averlo dimostrato. Ma vuol dire che, nel mio cuore, un Barolo mi emozionerà di più. E il lettore deve saperlo, perché anche questo è utile a decifrare al meglio ciò che un autore scrive. E intende comunicare. Come deve sapere che, magari, quel recensore è orgogliosamente vegetariano o pesciariano, e quindi portato a “tagliare” gran parte dei rossi più corposi (o rotondi, o tannici, o boh).
Nel vino c’è una innegabile Variabile Personale. Qualcosa che ognuno di noi aggiunge, anche involontariamente, alla valutazione critica. E che lo porta a usare aggettivi che, per altri vitigni e quindi vini, non userebbe mai. Di nuovo, vale il paragone con la musica. Se recensisco un disco di John Hiatt, mi sento fatalmente più coinvolto rispetto a un’analisi degli ultimi U2. Non vuol dire che Hiatt è (sia) più bravo di Bono Vox: vuol dire che tocca di più le mie corde. Come lo Chenin Blanc le tocca più dello Chardonnay. E questo il mio lettore, qualsiasi lettore, deve saperlo.
Se dovessi citare cinque (per fortuna sono molti di più) vitigni, o più in generale tipologie, che possono vantare nei miei confronti una “pregiudiziale positiva”, potrei elencare: Champagne (meglio se Blanc de Blancs e Pas Dosè); orange wines del Goriziano & Carso; Chenin Blanc (e in generale i bianchi spiccatamente dritti e minerali, quindi anche Riesling Mosella Style e Garganega Maule Version); Pinot Noir; Barolo (più raramente Barbaresco) con molti anni sulle spalle.
E voi?
i miei gusti sono probabilmente ormai il contrario dei tuoi, continuo a preferire i vini più rotondi, fruttati e ben barricati comunque pregiudiziale positiva di solito ce l’ho per:
Metodo classico (solo bdb ricchi di crosta di pane es. perlè bianco), montepulciano, primitivo, amarone (anche se non è un vitigno), timorasso.
Più che vitigni hai elencato “vitigni nei territori” e mi sta bene. Soffro del morbo delle classifiche stile Nick Hornby e quindi non posso esimermi dal pronunciarmi sui miei 5 vitigni, in senso lato: 1)chenin blanc di tante zone della Loira ma se posso scegliere Vouvray e Jasnières; 2)riesling renano della Mosella; 3)pinot noir di champagne; 4)savagnin del Jura ma ouillé, mi raccomando, con i vins de voile faccio troppa fatica; 5)nebbiolo d’alta langa, meglio se Boca.
Però così mi sono rimasti fuori il nerello mascalese dell’Etna, il lambrusco di sorbara (che denuncia le mie origini) e la garganega di gambellara… vabbé sarà per il prossimo elenco.
ciao Andrea,hai ragione da vendere!!!tutti noi abbiamo gusti e abitudini diverse che influenzano i giudizi”.i tre bicchieri o le cinque bacinelle.”solo il nostro palato potra’
indicarci sulla correttezza di certe valutazioni …domanda che
senso ha farsi giudicare un vino frutto di un anno di lavoro
in una sola giornata da una persona che degusta 200 vini in un
giorno solo?domanda brutta e retorica forse fatta da un micro produttore
che sicuramente non vincera’mai niente.perche’come diceva ul mio
maestro di pugilato…l’unico giudizio non discutibile e’ il ko.ciao gian paolo
pezzo stupendo!
Fondamentale manifestazione di onestà, alla faccia dei soggettoni che blaterano di oggettività e che, proprio per questo, dispensano patenti di malafede a destra e a manca. Vespa, per dire, sosterrebbe che solo la tua sdrucitezza intellettuale ti impedisce di apprezzare lo splendido Passito di una piccola ma negletta azienda nata dalla passione vera di un autodidatta: Calogero Mannino…
Il pezzo è encomiabile. La cosa amara è che viviamo in un paese dove serva anche scrivere un pezzo del genere, dove non si tolleri la critica, dove dietro la critica ci sia sempre la malafede e non il giudizio personale ed onesto di una persona -peraltro dotata dei titoli per non essere passata per incompetente.
Mi “nickhornbizzo” volentieri:
bianchi
1) Chardonnay della Cote des Blancs
2) Chardonnay di Chablis
3) Riesling Renano tra Alsazia e Mosella
4) Malvasia Puntinata dei Castelli Romani (nei rari casi in cui è ben interpretato)
5) pari merito tra Tocai Friulano e Chenin Blanc di Vouvray
rossi
1) Pinot Noir di Borgogna
2) Syrah della Cote Rotie
3) Nebbiolo di Langa
4) Cabernet Franc di Chinon
5) Cannonau
non cito i vitigni dell’Etna perchè credo che sia soprattutto il territorio, uno dei più grandi del mondo, a dare importanza al vino.
I miei con la pregiudiziale positiva sono:
1. Riesling Mosel – Trocken Spatlese, di almeno 10 anni
2. Champagne di almeno 15 anni
3. Bianchi spirituali (Gravner pre-anfora e Maule)
4. Mas de Daumas Gassac
5. Zinfandel di Calistoga
perfettamente d’accordo ma con preferenze differenti
So di andare fuori tema ma ci tenevo a dirti che secondo me il film “sideways” è una cagata di film terrificante.
(gusto soggettivo)
Chardonnay (in metodo classico), Sangiovese, Arneis, Nerello Mascalese, Ribolla gialla. Ovviamente tutti con il “condizionale”.
Anzi metterei chiavennasca al posto di Nerello Mascalese.
1) Pinot nero tedesco – Keisertuhl ma anche Nahe
2) Riesling Mosella – Trocken Spatlese ma non solo
3) Etna Rossi (Conelissen/ Calabretta)
4) Vini di Lettere e Gragnano (Grotta del Sole: stracciano i Lambri alla grande)
5) Vitovska Vodopivec
6) Aglianico dell’Irpinia (Cantina Giardino)
7) Falanghina macerativa fuori commercio – I Pentri
8 ) Loira (cab. franc./ grolleau/ chenin blanc/ cot)
9) I trebbiani siculi di Guccione
10) I pinot nero alsaziani di Deiss
“Se io dico: “Nebraska è un capolavoro“, so di avere “ragione”.”
Ho fatto notte a parlare di questo con una mia amica relativista, il suo compagno mirante allibito. “Posso anche essere d’accordo con ciò che dici, ma mi dà fastidio sentir parlare di ‘ragione’, ‘oggettivita’”. Meraviglioso. 🙂
La mia cinquina (tutt’altro che hegeliana) è:
1) Cabernet-Sauvignon – Il Bricco Appiani di Roddolo è il top (è un cabernet-sauvignon in purezza, giusto? Azzardiamo) – Anche a prezzi contenuti e di media qualità, mi ci sono imbattuto spesso, senza mai riuscire a dirne male. Penso sia un pregio del vitigno, ma, dato che non capisco un cazzo, potrei sbagliarmi
2) Champagne, anche se finora ho provato solo Philipponnat e Bollinger. Ma è stato bello
3) Vitovska
4) Pinot noir se ben fatto
5) Tokaj (o il miglior Picolit). Lo metto giacché siete riprovevoli: tra tutti voi, neanche un vino dolce in lista, e io so che vi piacciono, siete come quelli che ascoltano i Pooh in macchina ma col finestrino alzato, per timore che vi becchino 🙂
@Claudio: non vale il giochetto del 5 rossi + 5 bianchi! Scorrettissimo! E comunque scommetto che anche così non ti sono bastati 😉
Belle chicche però, i borgogna non li avevo indicati volutamente (chissà poi perché…?) il cabernet di chinon invece te lo invidio moltissimo. E poi io mi sento tranquillo con un Loira di Anjou o Touraine, sono preparato a sorprese ma sempre in positivo, e questo probabilmente coincide con la tesi di Andrea sulla soggettività del gusto.
No, sarebbero troppi. Dei troppi da dire, che godono di pregiudiziale positiva, scelgo:
-Pinot noir (anche Italiani)
-Nebbiolo (anche Barbaresco)
– bianchi macerativi (Gorizia e dintorni)
– la garganega e il lambrusco per trattarsi bene tutti i giorni o quasi
E comunque d’accordo con Andrea: Nebraska, the dark side of the moon, Tommy, love over gold, la 9^ Sinfonia non sono sindacabili. Mai.
dimenticavo: il Porto (tutti i Porto) della Quinta Do Infantado, produttore del Douro ipernaturale che opera secondo le regole di A. Maule…non so chi lo vende in Italia
se devo scegliere un pinot noir ed un chardonnay dico solo ed esclusivamente borgogna, tra i cchampagnes i rosè tipo herbert beaufort, buoni anche i franciacorta ed i trento classico, tra i lambruschi in assoluto mantovani oppure grasparossa di castelvetro, i vari autoctoni italiani in primis schioppettino e refosco, barbera d’asti possibilmente nizza, ripasso della valpolicella e sicuramente barbaresco e dopo barolo e gattinara….
nella loirA SOLO I BIANCHI DOLCI DI CHENIN BLANC E QUINDI QUARTS DE CHAUME OPPURE COTEAUX DE LAYON, CAHORS NEL SUD OVEST, TUTTI I BORDOLESI, IN PARTICOLARE POMEROL E MARGAUX, PER NON DIMENTICARE IVARI BARSAC E C….
GRANDISSIMI I BIANCHI TEDESCHI TIPO BEERENAUSLESE OD ANCHE AUSTRIACI, QUALCHE CALIFORNIANO.
Bel pezzo. Lo Champagne non è un “vitigno”, così come gli orange wines non sono “vitigni”. Meglio scrivere “tipologie”, in effetti.
tutti, purchè minerali, non distorti e senza doping. manco a dirlo, sangiovese grechetto e trebbiano, mi stanno tanto a cuore.
Godibile post. Come sempre, del resto.
Posso dire però una cosa? Non ne ho capito il senso.
Che sul vino non si possano dare giudizi oggettivi, credo sia ormai chiaro a tutti. Quelli che ti seguono da un po’ sanno bene che hai dei gusti ben precisi, mai celati. In più, mi sembra, ogni volta che scrivi ci tieni a sottolineare che è una tua precisa e soggettiva opinione.
Da qui la mia domanda: perché questo post? E’ stato un ” visto che non avete capito ve lo scrivo a caratteri cubitali”?
Scusa la curiosità.
uhm, rimanere entro i limitati confini delle dita di una mano è un’impresa, peggio che citare i migliori 5 lp di sempre (nebraska, che è un capolavoro, non c’è, forse the river, almeno è doppio e sulla famosa isola deserta fa la figura di una magnum, sono un incorreggibile bevitore damigiana ).
iniziamo:
– sangiovese toscano, meglio ancora gambelliano tanto per intenderci
– pinot nero
– nebbiolo in tutte le salse, compreso nord piemonte e valtellina
– lambrusco (sorbara)
– aglianico di 10 anni
– trebbiano (solo di di valentini e/o pepe)
urca, sono 6, ma un bianco dovevo metterlo, no?
ciao
@Corrado:ahahah è vero, scorrettezza pura da parte mia ma d’altronde anche due top ten mi avrebbero lasciato dei rimpianti. Su tutti dico Viognier per i bianchi e Gamay per i rossi. La bottiglia di Chinon che me ne ha fatto innamorare è stata “Les Clos Guillots” di Bernard Baudry, un Cabernet Franc pre-fillossera. Da impazzire. Condivido in pieno il tuo spirito quando parli di curiosità.
bianchi:
chardonnay di chablis
chardonnay di puligny
petit manseng dello juancon
savagnin dello jura
trebbiano di valentini (ops)
rossi:
cabernet sauv+cabernet franc+ merlot+petit verdot di bordeaux
syrah di cornas
sangiovese del chianti classico
sangiovese di montalcino
nebbiolo di barolo e barbaresco
Ciao
[…] è vero che esistono vini, e vitigni, con cui non trovi il feeling. Quando dico che il Sangiovese non mi fa impazzire, so benissimo che ne esistono di straordinari. Spesso li ho trovati. Ecco: per lo Chardonnay, no. […]
Piccolissima precisazione per Corrado Tedeschi.
Il Boca non è di alta langa ma di Boca nel novarese/bassa valsesia.
Ci abito, non potevo farltela passare liscia 😉
Ciao Andrea io sono molto vicino ai tuoi gusti per cui (in ordine sparso):
Ribolla gialla – macerata – (Gravner e Radikon su tutti)
Chardonnay (vive la france!… sia con gli champagne bdb che con la borgogna!… non trovo nulla di simile in Italia – mi ha sorpreso la Slovenia con Simcic )
Vitovska (ahhhh Vodopivec e Zidarich)
Timorasso (Massa con i suoi seguaci pero’ almeno di 8/9 anni)
Sauvignon Blanc (Silex su tutti …ma anche ronco delle mele, ronco del gnemiz sol riserva, doro princic ecc)
Nebraska è comunque un capolavoro.