Non sono molti i vini di pregio nell’aretino, ma ci sono. Alcuni Syrah di Cortona (Amerighi, D’Alessandro, Il Castagno). Il Sangiovese Dodo della Taverna Pane e Vino di Cortona (un vino naturale). I Metodo Classico di Baracchi, ancora a Cortona. Alcune etichette di Tenuta Vitereta. I rossi valdarnesi di Paterna e Mannucci Droandi. E altro, qua e là.
Un vino che mi incuriosiva era l’Anatraso. Fa parte di VinNatur. L’azienda è a nome Carlo Tanganelli, padre di Marco, attuale proprietario. Castiglion Fiorentino, frazione Santa Lucia. Lo aiuta commercialmente Arnaldo Rossi, proprietario del Pane e Vino e quindi autore del Dodo.
E’ un vino bianco macerat(iv)o secco. Ad Arezzo, che io sappia, gli unici orange wines sono questi e il Trebbiano di Vitereta. La macerazione è di tre settimane. Non viene fatto tutti gli anni (quando la vendemmia non è stata esaltante, si fa l’Anatrino).
La prima annata è stata la 2007. Quattordici gradi e mezzo, uvaggio di Malvasia del Chianti e Trebbiano. Costo al ristorante tra le 18 e le 25 euro.
I vitigni usati non sono certo noti per dar vita a vini indimenticabili, ma la 2007 bevuta ieri sera ha pienamente convinto me e le due persone che mi facevano compagnia.
E’ un macerativo onesto, piacevole, personale. All’inizio avverti (forse un po’ troppo) la nota alcolica. E appare forse eccessivamente rotondo, in qualche modo “dolcino”. Poi però si apre e viene fuori la freschezza.
Ha un bel colore, una bella beva, profumi invitanti e tutto sommato complessi. Buona lunghezza, pieno equilibrio.
Per piacevolezza e semplicità mi ha ricordato le versioni più ispirate del Pico di Angiolino Maule (magari il cru Taibane secco).
Lo riberrò, senza dubbio, e ve lo consiglio.
Bevuto ed apprezzato a Villa Favorita
il Sangiovese Dodo merita davvero!
Il Taibane, anni che non lo sentivo nominare e anni che non lo bevo, ma lo ricordo con piacere (il portafoglio un po’ meno). In un ideale simbolo yin-yang in cui una metà sia il gorgonzola, il Taibane è la seconda metà: lo bevi da solo e la tua lingua ti dice senza esitazione che cos’è che manca per completare il tutto.
Il mio aiuto a Marco Tanganelli (Carlo era il padre) si limita a suggerimenti “commerciali”, il merito è tutto suo
Ormai siamo a “orange wines uber alles”, mi pare …
Li amo molto, ma non solo quelli. Ammetto comunque di bere ormai quasi solo bianchi, macerativi o no, fermi o mossi (e nel 99 percento dei casi secchi).
Potrei sbagliare ma anche il bianco di Paterna mi sembra faccia una leggera macerazione sulle bucce, anche se non si può di certo definire “orange”. Molto piacevole comunque.
E vai Tanganelli, ci vediamo presto…
due litri di Dodo bevuti a pasquetta, in un momento in cui ero ancora più o meno in grado di comprenderlo. Bellissima scoperta, spero di riuscire a trovarne ancora e riberlo con maggiore attenzione.
L’Anatraso è stato per me la più bella scoperta in una recente manifestazione in Emilia. Anche gli altri vini di questo produttore sono interessanti, sebbene più semplici. Ed il Sig. Tanganelli è una persona piacevole e schietta, che merita di essere conosciuta e ascoltata.
Assaggiando l’Anatraso, mi viene da pensare che se trebbiano e malvasia godono di una cattiva fama, forse semplicemente non sono stati interpretati nel modo migliore per evidenziarne le qualità. Credo che oggi tra Toscana, Umbria e Lazio esistano conseguimenti notevoli -macerativi e non- con l’impiego di queste uve. Bisogna solo un po’ cercarli…
Solo a titolo di esempio: il Vignavecchia di Zanchi, che produce questo trebbiano toscano in purezza ad Amelia; ottimo.