Stella Flora 2005 – Castelli

Ancora orange wine, stavolta marchigiano. Contrada Isidoro, verso Monte Urano. Provincia di Fermo, zona vitivinicola del Piceno. L’azienda, nata nel 1999, è quella di Maria Pia Castelli.
Dal mio amico Arnaldo Rossi, al Pane e Vino di Cortona, sabato scorso ho bevuto lo Stella Flora 2005. Un prodotto che ben racconta la filosofia aziendale. Pecorino 50 percento, Passerina 30, più lievi aggiunte di Malvasia di Candia e Trebbiano (dieci più dieci). La macerazione è importante, attorno ai 25 giorni. Il vino, mi dicono, è seguito con particolare attenzione da Marco Casolanetti, artefice del Kurni, il vino vero più concentrato e discusso del panorama italico (chi lo ama e chi lo odia: a me piace l’idea ma non il prezzo e l’effetto sciropposo che ne derivano). 
Giallo dorato, non torbido. Bella impressione visiva. Al naso, anzitutto note agrumate. Scorza di arancia amara, come ha scritto Roberto Giuliani nel suo Lavinium. Bella mineralità, erbe aromatiche, frutte tropicali essiccate e un che di mandorla. Al gusto, piace il basso tasso alcolico (12 gradi). La struttura è buona, non trascendentale per essere un bianco macerativo. Nulla da dire su freschezza e sapidità. L’equilibrio è maggiormente apprezzabile alle alte temperature. Uso sapiente della barrique (della serie: il male non è il mezzo, ma l’uso che ne fai). La nota ossidativa è evidente, come certi bianchi dello Jura: anche in questo caso, c’è chi li adora e chi no. Personalmente non amo l’effetto ossidativo, quindi ne avrei fatto a meno. L’unica perplessità – ma siamo sul personale – di un bianco che si lascia apprezzare per carattere e bevibilità. Prezzo al ristorante di 25 euro.

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8 Responses to “Stella Flora 2005 – Castelli”

  1. michele malavasi ha detto:

    Ciao Andrea,
    ammettilo, hai fatto uno scherzo ai tuoi lettori, scrivendo passerona al posto della passerina, per vedere se siamo veramente concentrati sul pezzo.
    A parte il lapsus, io ho amato molto il 2004 che è ritenuta finora la migliore annata prodotta, e ho trovato molto interessante tra gli altri vini aziendali il loro rosato Sant’ Isidoro, ottenuto per salasso da Sangiovese e Montepulciano.Si tratta di un rosato sui generis, un rosatone, dato il colore e la struttura che ha, fa anche un piccolo passaggio in botte grande. Mantiene comunque una bellissima beva e una gran freschezza, da provare sicuramente, sui 6 euro. Per i modenesi e limitrofi, potete trovare questi vini allo Stallo del Pomodoro.

  2. Andrea Scanzi ha detto:

    Lapsus freudiano 🙂 Avevo corretto subito, dai. E ti ringrazio della citazione dello Stallo del Pomodoro: ottimo posto.

  3. Adriano ha detto:

    Certo che avere un posto con una carta dei vini così sontuosa vicino casa è davvero una fortuna rara. Lovely (cit.)

  4. Luca Miraglia ha detto:

    Certo, possono non piacere ai “bianchisti puri” (quelli che “dritto come una lama”); certo, sono in molti casi difficilmente abbinabili a causa di un varietale olfattivo e gustativo troppo articolato; certo, qualche volta possono essere tacciati di “famolostranismo”; ma mai, mai ti lasciano indifferente, per cui, Andrea, avanti con gli orange wines!

  5. EFFEPI ha detto:

    Castelli, un azienda senza lode e senza infamia ,Ho bevuto qualcosa di loro ma non mi ha entusiasmato. Nella mia terra ( le marche ) c’è molto di meglio, per esempio Fattoria San Lorenzo. Il Kurni ne ho bevuto un magnum ( prima esperienza con il prodotto ) 2 settimane fa, con la carne proprio non ci si sposa. Il prezzo è ingiustificato ed il gusto simile a molte vini di visciole da 7 euro , io di sicuro non lo ricompro più. Bevuto di fianco alle Macchiole base del 2001 la differenza di prezzo e qualità è semplicemente imbarazzante.

  6. michele malavasi ha detto:

    Sig. Effepi, concordo con lei nell’ affermare la grandezza dei verdicchi di Natalino Crognaletti e sono d’accordo sul fatto che il Kurni possa essere un vino difficile da abbinare e che sia un vino che divide gli appassionati per la sua concentrazione, lo stile e a volte in giovinezza per dolcezza, ma dire che abbia un gusto simile a vini di visciole da 7 euro e che abbia un prezzo ingiustificato mi sembra veramente ingeneroso nei confronti di Marco Casolanetti e del lavoro che fa per portare in bottiglia questo vino. Le ricordo la densita per ettaro fino a 20.000 piante, le resa di due grappoli per ceppo, il doppio passaggio in barrique nuove, la vinificazione separata delle uve, la lavorazione in modo assolutamente naturale. Poi per carità può piacere, non piacere, gli si può preferire un vino base da 5 euro, ma non si può sminuire con quel paragone.

  7. EFFEPI ha detto:

    @Michele Malavasi :
    Nessuno tenta di sminuire il lavoro in vigna ed in cantina di gente che si spezza la schiena per un prodotto, sarei folle se lo facessi. Però se lei avrà il piacere di assaggiare il Kurni di fianco ad un visciole ( io l ho fatto insieme a gente anche più esperta di me) troverà delle analogie, o comunque dal mio punto di vista ci sono. Spero comunque di non offendere nessuno con le mie opinioni che in quanto tali , lasciano il tempo che trovano. In definitava bevo molto a meglio anche prezzo minore ma ,se c’è gente che lo acquista e ne rimane soddisfatto buon per lui, in fondo in una bottiglia di vino ognuno ci trova ciò che vuole.

  8. Travaglio enologico ha detto:

    Ma ancore credete alle favole dei vini naturali,biodinamici, senza solforosa e senza lieviti????? Ma c’avete mai lavorato in una cantina? Oppure vi fate incanzonare, dalle innumerevoli dicerie e idiozie!aprite gli occhi. Alcuni prodotti sono tutto tranne che naturali! Mi spiegate come dei lieviti indigeni portano regolarmente una fermentazione a 14/15 gradi alcool???

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