Rosso delle Donne 2005 – Conti

Mica è una brutta vita, quando si scrivono due libri sul vino che hanno successo. Capita che fai amicizie e persone fidate ti propongano bottiglie di pregio. Rare e stimolanti.
Ho parlato giorni fa di Barbara Brandoli, artefice di Divino Scrivere e Terre di vite. Devo a lei la scoperta del portentoso ‘A Vita di Francesco Maria De Franco, Cirò impeccabile, e di questo Rosso delle Donne. L’azienda è Conti – Cantine del Castello. Tre sorelle, che dopo esperienze diverse si sono fatte carico della tradizione familiare.
Siamo a Maggiora, nel Novarese. Terra di Nebbiolo difficile, nei corsi Ais ci insegnano a dire “ferrosi”, per questo ingentiliti con piccoli tagli di Vespolina e Bonarda Novarese (o Uva Rara).
La Docg di Novara è il Ghemme. Conti produce invece il Boca, una Doc non famosissima – ma di grande tradizione – dei comuni di Maggiora (appunto), Cavallirio, Prato Sesia e Grignasco.
Il Rosso delle Donne, con etichetta di Oreste Sabadin, è una Doc Boca. L’etichetta, nel ’96, ha sancito il passaggio dell’azienda alle tre sorelle. Il vino ha partecipato a Terre Di Vite, da qui la segnalazione (leggi: il regalo di una bottiglia) di Barbara Brandoli.
Ho bevuto quel vino la stessa sera del Cirò Calabrese di De Franco. Entrambi convinsero appieno i presenti e molti di loro hanno preferito proprio il Rosso delle Donne.
Si tratta ovviamente di tipologie molto diverse, sia per annata (2005 e 2008) che soprattutto per vitigno e propulsione evolutiva. Non è però un caso che il Rosso delle Donne abbia colpito maggiormente i palati meno smaliziati.  Il complimento migliore che gli si possa fare, ed è questo il caso, è quello di rappresentare al meglio il terreno da cui proviene. Un Nebbiolo novarese, da una zona non certo al primo posto nella playlist degli appassionati, che sa testimoniare il riuscito connubio tra uomo e natura.
Vino di bel corpo, profumi complessi che spaziano dalla frutta rossa matura (ma non passita) a speziature e sentori erbacei, con un piccolo ritorno di sottobosco (come parlo? Come parlo???? Devo smetterla di leggere Luca Maroni).
Al gusto ha struttura importante e buon allungo. Per i miei canoni, sempre più pauperisti, l’ho trovato – un po’ – in debito di freschezza ed eleganza. L’alcolicità si avverte decisamente. Ciò può inficiare, alla lunga, la piacevolezza della beva. Aggiungo che la bottiglia, annata 2005, andava attesa ulteriormente, sempre di Nebbiolo si tratta e non vanno aspettati soltanto i Barolo di Monforte.
Non conosco il prezzo del prodotto, ma sarei curioso del vostro punto di vista, perché si parla di un vino salvato quasi dalla dimenticanza e pienamente tipico. Non approcciatevi ad esso (?) con l’idea di paragonarlo a un Rinaldi o un Cappellano: è un’altra cosa. Un’altra storia.
In boc(c)a al lupo alle tre produttrici. Mi piacciono le persone che sanno sfidare e sfidarsi.

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19 Responses to “Rosso delle Donne 2005 – Conti”

  1. Fulvio ha detto:

    un quasi nebbiolo abbastanza alcolico………..

  2. Andrea Scanzi ha detto:

    Una recensione fulminante e troppo perfida, ma la tua sintesi è pertinente e ha una sua logica.

  3. Daniela ha detto:

    occhio a chi ama le bollicine…..!

  4. Fulvio ha detto:

    ???whi…not?

  5. Andrea Scanzi ha detto:

    Io mi nutrirei solo di bollicine, bianchi e rossi “verticali”. Anzi, mi nutro proprio di questi vini. E si gode, buon Dio. 🙂

  6. Daniela ha detto:

    I grandi enologi ABORRONO le bollicine !?!

  7. Fulvio ha detto:

    ….e non sanno cosa perdono…….

  8. Andrea Scanzi ha detto:

    Ma in quale vita, Daniela? I grandi enologi che aborrono le bollicine, non sono grandi enologi. E magari lavorano in Toscana e fanno vino rosso taroccato.

  9. gennaro castelnuovo ha detto:

    Ciao Andrea,
    sono “il Gennaro Velenosi” quello che ti omaggiò,(per la stima meritavi ben altro) in quel di Carrù con la bollicina marchigiana un po’ smanettona, ma di “talento”(cit). Volevo sapere a proposito di bollicine se hai mai bevuto uno champagne della cote de bar, tale “Chassenay d’Arce blanc de blanc millesimè 2002” e in caso affermativo, quali sono state le tue impressioni.
    Ti ringrazio per l’eventuale risposta, ma soprattutto per quello che scrivi rendendo, non solo il mondo del vino,(seguo anche gli altri tuoi blog)ma tutto quello di cui ti occupi piacevole ed interessante. E in questa triste realtà italiana, che ci fa due maroni come se uno non fosse già abbastanza, è davvero una bella “bevuta di parole”.
    A presto

  10. Elena Conti ha detto:

    grazie Andrea per l’articolo. In effetti, parlare di “sfida” è il termine più
    appropriato per definire la realtà di molte piccole produzioni impegnate a preservare il territorio e la tradizione d’origine.
    Considerando che è stata la mia seco…nda vendemmia, sono felice di essere riuscita a custodire e valorizzare ciò che mi è stato donato e di continuare a farlo sempre meglio. Ti aspettiamo per le prossime annate!
    E naturalmente ringrazio Barbara per il suo costante impegno nella promozione delle varie realtà territoriali.

  11. Andrea Scanzi ha detto:

    Grazie a te per la voglia di sfida, Elena, e in bocca al lupo. Vi seguirò con interesse e partecipazione.

  12. Antonello ha detto:

    @Andrea il vino buono si trova in Franciacorta o in Valpolicella….didati!! Altro che Piemonte……

  13. Andrea Scanzi ha detto:

    Ma anche no, Antonello. In Franciacorta e Valpolicella si trovano buoni vini e clamorose schifezze industriali. In Valpolicella, in particolare, i rischi sono altissimi. E in Franciacorta sono in troppi a fare la bollicina furbina e pallosa. Il Piemonte è stato baciato dagli Dèi. Sbaglia, fa errori, ma ha potenzialità spaventose.

  14. Giovanni Corazzol ha detto:

    Caro Scanzi, la mi consideri un reduce. Stato a Carrù. Visti i buoi grassi. Un certo malessere.

  15. Paola Conti ha detto:

    e dire Andrea che quando è nata Elena, dopo me ed Anna, lo sconforto di nostro padre nel desiderio di continuità aziendale, si è sintetizzato in tre parole, naturalmente espresse con tono ferale: “Un’altra F E M M i N A!!!” Erano anni, quelli, nei quali si sottovalutavano ampiamente le potenzialità femminili per un lavoro considerato “poco adatto alle donne”. In realtà, accogliere questa “sfida”ci ha permesso non solo di smentire un pregiudizio di genere, ma anche di continuare a credere nelle notevoli potenzialità di un vino, che seppur considerato “Nebbiolo difficile”, sa riservare, a chi ha la pazienza di volerlo conoscere senza preconcetti, grandi sorprese. Già, la pazienza, parola anacronistica di questi tempi, eppure il Boca la pretende. Nostro padre arrivava addirittura a sfiorare i dieci anni d’invecchiamento prima di metterlo in vendita, contro i 3 obbligatiori “da disciplinare”, scelta considerata da molti “estrema”. Eppure, come hai ben colto, la nostra ultima annata in vendita,la 2005 che hai assaggiato, ha ancora bisogno di tempo per
    esprimersi al meglio.
    Quindi un invito per te, a riassaggiarlo tra qualche anno e nel frattempo, per noi, continuare a raccontare, attraverso il vino che produciamo la storia di un territorio dalle grandi potenzialità.
    Grazie Andrea per la tua recensione, che se mi permetti non considero tale, ma bensì una “riaccensione” … di entusiasmo! Un rinnovato ringraziamento a Barbara che DiVino non solo sa scrivere, ma sa ben valorizzare.

  16. Francesco Maria De Franco ha detto:

    ‎2005? un bambino in fasce! Sono innamorato di questi vini. Ho avuto la fortuna di assaggiare l’87… e ancora non mi sono ripreso!

  17. Paola Conti ha detto:

    Francesco!!! :-))

  18. DIONISIO ha detto:

    Queste zone dei nebbioli “ferrosi” è molto interessante, a volte fai delle scoperte strepitose, altre ti chiedi se non era meglio andare “sul sicuro” e berti un buon nebbiolo di Langa (le consiglio Gagliasso Mario di La Morra).
    Io sono un sommelier di strada è ho trovato molto gusto nel bere il Boca di Le Piane e Boca di Antico Borgo dei Cavalli. Bella struttura con naso un po’ nascosto che ti sorprende dopo un po’ di tempo nel bicchiere.Qualità/prezzo sicuramente il Boca di Antico Borgo dei Cavalli in una bottiglia storica con etichetta a pergamena. Tendenzialmente io sono un “fondamentalista” del vino e non bado a bottiglia ed etichetta.
    Ho provato a leccarle ma sanno di poco se non di coccoina (la colla intendo)prediligo sempre il contenuto.
    Chiedo scusa per la lunghezza.
    Cordialmente, Dionisio.

    P.S.Sono stato un tifoso di Big Jim Courier e soprattutto della meteora Marcelo Rios, spero non sia una discriminante!!!

  19. Giovanni Corazzol ha detto:

    Rios era insopportabile quasi come Chang. cin

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