Il Prosecco non è esattamente la tipologia preferita da chi, come me, ama i vini naturali. Il motivo è semplice: al netto dei tantissimi produttori onesti, che operano con giudizio e coscienza, ce ne sono altri che mirano più che altro alla quantità. Un problema che vale per ogni realtà, ma forse più che altrove per il Prosecco: uno dei vini più bevuti al mondo, e quindi anche uno dei vini più a rischio in termini di salubrità e sofisticazioni in cantina.
Ci sono però molti Prosecco di pregio. Anche tra i vini naturali. Lungi da me fare qui una lista esaustiva: mi limiterò a segnalare i miei preferiti. Sperando che, nei commenti qui come pure sulla mia pagina Facebook quando rilancerò questo post, vi scateniate con i vostri (garbati) pareri. I miei Prosecco preferiti sono Casa Belfi (sia “base” che Anfora) e Casa Coste Piane (sia “base” che Brichet). Non ho dubbi su loro due. A volte preferisco l’uno e a volte l’altro, dipende a dire il vero più dal mio momento che dal loro, ma i primi due posti sono assegnati. Per la terza piazza sono più in difficoltà, ma credo che alla fine opterei per il ProFondo di Miotto. Poi, ai piedi del podio ma staccata di poco, Ca’ di Zago. Sono quattro aziende decisamente meritorie. Ricordo che non mi dispiaceva anche Costadilà, che però non bevo da un po’. Senz’altro me ne dimentico altri.
E i vostri preferiti?
Archive for Aprile, 2020
Qual è il vostro prosecco preferito?
venerdì, Aprile 3rd, 2020Velato Sur Lie Metodo Familiare – Furlani
giovedì, Aprile 2nd, 2020Adoro i rifermentati, ve l’ho detto e scritto ormai tante volte. Tra i miei (tanti) preferiti c’è il Velato. Capire chi lo produca non è così intuitivo, perché sull’etichetta leggi “Vini dell’Angelo”. Quindi? L’azienda in realtà è quella Furlani di Vigolo Vattaro, in provincia di Trento, di cui ho parlato spesso (e sempre bene. Per esempio qui). Una garanzia.
Se non trovate subito il nome Furlani sull’etichetta del Velato, è perché la cantina realizza questa bottiglia in esclusiva per Proposta Vini. La locuzione “Vini dell’Angelo” è così spiegata: “Con questo progetto sono state recuperate tutte le varietà d’uva presenti in Trentino (in maniera non estemporanea) fino alla Grande Guerra, ne sono stati curati il reimpianto, la coltivazione, la vinificazione e la commercializzazione. (Ri)scoprire i vitigni storici è una risposta efficace al processo di omologazione e contribuisce a restituire dignità a queste uve. I consumatori e gli appassionati avranno modo di poter ritrovare radici culturali ma soprattutto antichi profumi e sapori, valorizzando la biodiversità viticola trentina”.
Il Velato Sur Lie Metodo Familiare, che in rete trovate sui 10 euro o giù di lì, è una bollicina da uve tutte italiane. Un po’ come bere un frizzante di prima della Grande Guerra, meglio ancora pre-fillossera, però con le conoscenze di oggi. Le uve, rigorosamente autoctone e antichissime (nonché rarissime), sono Lagarino Bianco e Valderbara. Affinamento in botti di acciaio. “La chiarifica avviene attraverso il freddo inverno della Vigolana” – riporto dal sito di Proposta Vini – “le botti vengono portate all’aperto nel mese di Marzo con l’aumento della temperatura, in fase di luna crescente, viene imbottigliato con l’aggiunta di mosto d’uva concentrato e lievito, in modo da indurre la seconda fermentazione in bottiglia. In 15 giorni manualmente si mette in sospensione il deposito formatosi in bottiglia e dopo 3 lune può iniziare la commercializzazione“.
Il Velato è un frizzante d’altri tempi. Semplice. Dritto. Allegro. Di beva prorompente. Viva!
Enigma Weiss 2018 – Quantum of Winery (un vino molto punk!)
mercoledì, Aprile 1st, 2020Avete presente quando, al corso per diventare sommelier, ti dicevano che alcuni vini potevano avere sentori di cavallo bagnato – o di sella di cavallo sudato – e ti veniva da ridere? Invece è vero. Eccome se può succedere. E lo sapete meglio di me.
Ieri ho provato un vino austriaco. L’ho acquistato presso la distribuzione Glu Glu Wine. L’azienda, piccola, si chiama Quantum of Winery. Lui è Florian Schumann. Nato nei primi Ottanta, inizialmente lavora in cantine convenzionali. Poi cambia tutto e punta su vini naturali. Molto naturali. Senza compromessi. I suoi vini non sono per tutti, decisamente strong: provateli solo se siete pronti e con chi se lo merita, altrimenti potrebbero lapidarvi (o potreste lapidare me).
Schumann è un vignaiolo punk. Le sue etichette (cambiano ogni anno) sono punk, i suoi nomi (cambiano ogni anno) sono punk. I suoi vini sono punk. Gli somigliano: talento e follia, senza mediazioni. Chi detesta i vini “troppo” naturali passi la mano, chi sente puzza di “marketing finto-alternativo” passi ad altri produttori (anche qui io scorgo marketing, sì, ma più che altro schiettezza e bravura).
Cito da Tannico: “Quantum Winery è una piccola e giovane cantina austriaca, nata con l’idea di produrre vini naturali e genuini che rappresentino non solo i differenti varietali e terroir ma soprattutto la potente impronta della natura nella viticoltura. Con questi presupposti la cantina Quantum coltiva i suoi vigneti in regime biodinamico puntando tutto sulla sinergia tra ambiente, territorio, viticoltura sostenibile e vinificazioni artigianali. La superficie vitata è di circa 2 ettari, su suoli di origine prevalentemente granitica situati sui terreni collinari della Weinviertel, rinomata zona vitivinicola austriaca che si estende nella Bassa Austria, dal Danubio fino al confine con la Repubblica Ceca e con la Slovacchia. Qui, nella Weinviertel nascono da sempre vini d’Austria importanti ed espressivi, che nel tempo hanno meritatamente guadagnato l’attenzione non solo degli appassionati ma anche della critica internazionale. Quantum Winery produce vini artigianali e naturali, basati sul rispetto della terra e del territorio, utilizzando pratiche biodinamiche in vigna e il meno possibile interventiste in cantina, dove non si ricorre all’uso di lieviti selezionati, optando per quelli indigeni per avviare le fermentazioni, ne si filtra il vino in fase di imbottigliamento. Via libera invece a macerazione sulle bucce e ridottissimo aggiunta di solfiti per non alterare la purezza e il profilo gusto-olfattivo dei vini. Le varietà coltivate nei vigneti della cantina sono principalmente quelli più conosciuti e diffusi sul territorio, come il grüner veltliner, pinot bianco, pinot nero, portugieser, gemischter satz e merlot. Le viti hanno un età compresa tra i 35 e i 60 anni aumentando così qualità, concentrazione ed espressività di aromi e sapori nelle uve”.
Io ho provato uno dei prodotti più estremi di Florian: l’Enigma Weiss. E’ un Roter Veltliner, varietà a bacca bianca che assume una tonalità rosa scuro una volta giunta a maturazione. Dà vita a vini con grande acidità e ottima propensione all’invecchiamento.
Il vino si presenta non dico torbido: di più. E subito, quando ti avvicini a lui, ti arriva una zaffata decisamente animale. Cosa è? Il famoso sentore di cavallo bagnato, o se preferite di sella di cavallo sudato, perché oltre alla nota animale senti proprio il cuoio.
Già così è un vino da “o mi ritiro subito o rischio e insisto“. Io insisto. E faccio bene.
L’Enigma Weiss ha una progressione esaltante, che definirei una sorta di parossismo di profumi terziari. Ci senti l’ematico spinto (il ferro, il sangue). Lo smalto, per certi versi proprio la vernice. Una decisa componente volatile (o se preferite acetica). Poi il gesso, la grafite. Quindi, col passare dei minuti/ore, un mentolato inatteso e strepitoso.
E ancora il cavallo bagnato e sudato.
Detta così, so bene che molti saranno scappati a gambe levate. Bene: quelli che non lo hanno fatto, lo provino subito. E‘ un vino che ha carattere da vendere. Persistenza, cuore, freschezza. Sapidità. E bevibilità suprema.
P.S. Rinnovo i complimenti al produttore punk anche per altri due suoi vini recentemente provati: il Bastard of Grapes (100% Gruner Veltliner, sorta di “base” bianco dell’azienda) e il Chop Suey Weiss (riuscito rosato 50% Pinot Bianco e 50% Pinot Nero)