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Vini ostinati e contrari: I Clivi Brazan

lunedì, Gennaio 26th, 2015

cliviCapita di frequente che, di fronte ai vini cosiddetti “naturali”, si abbia diffidenza. Forse perché a volte appaiono strani, vuoi per gli aromi e vuoi per il colore. Stereotipi con un fondo di verità. Per chi intende osare ma non troppo, I Clivi è l’azienda giusta. Ferdinando Zanusso e il figlio Mario, dal loro avamposto di Corno di Rosazzo, producono ogni anno le loro 35mila bottiglie. In larga parte bianche. Sulla scrivania, libri di Enzo Biagi e prime pagine del Manifesto. Vigne vecchie, dai 50-60 anni in su: producono poco, ma producono nettare. I Clivi faceva parte di VinNatur, poi ha corso da sola. Anche per questo è adatta a chi ama i vini friulani ma li ritiene spesso perfettini, e al tempo stesso non vuole imbattersi in bottiglie troppo “azzardate”. I vigneti sorgono a metà tra Colli Orientali del Friuli e Collio Goriziano, null’altro che una mera distinzione amministrativa. Si parla sempre di flysch, cioè di un terreno fatto di marne e arenarie. Accanto a un Verduzzo secco da scoprire e a una Ribolla Gialla sia ferma che spumantizzata, spiccano le tre varianti di Friulano. Il vitigno, di origine francese (Sauvignonasse) e ormai autoctono, un tempo si poteva chiamare Tocai. I Clivi ne forniscono una impostazione scarica di colore e con alcolicità contenuta. Sono vini che puntano tutto su acidità, eleganza e longevità. Spiccano i due cru, il Galea (più “facile”) e il Brazan: austero e verticale, con note speziate e un finale di liquirizia e quasi petrolio. (Il Fatto Quotidiano, 26 gennaio 2015. Undicesimo numero della rubrica “Vini ostinati e contrari”. Ogni lunedì in edicola)