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2014: una pessima annata?

domenica, Novembre 16th, 2014

vino1E’ la frase che nessun produttore di vino avrebbe mai voluto pronunciare, eppure adesso è gettonatissima: “Come nel 2002 e forse anche peggio”. L’annata 2014 sarà ricordata come una delle meno fortunate. Ha scritto Intravino.com: “Le condizioni meteo anomale hanno avuto una conseguenza disastrosa sui vini del nord Italia. (..) L’annata 2014, per lo meno nel nord Italia, verrà sicuramente ricordata come la peggiore degli ultimi 100 anni. Piovosità molto al di sopra dei livelli medi, temperature molto al di sotto, grandinate e come se non bastasse poche ore luce a disposizione della pianta. (..) In queste condizioni sarà ben difficile pensare alla qualità del vino”. L’enologo Valentino Ciarla ha confermato a Labitalia: “Più che il singolo ciclone o il singolo temporale, quello che ha fatto veramente male alle viti è stata la frequenza di piogge. Ciò ha comportato due conseguenze: la prima dal punto di vista fitosanitario con l’avanzare delle malattie dell’uva, la seconda riguardante la maturazione per via della mancanza di sole”. Il disastro ha riguardato soprattutto il Nord, con particolare nettezza in Veneto, Lombardia e Piemonte. Situazione opposta al Sud e in parte del Centro. I produttori del Consorzio Vini Cortona, 400 ettari e 600mila bottiglie nel 2013, parlano di “un’annata ottima, la produzione è stata abbondante e il vino perfettamente calibrato”. Anche in Sicilia e parte della Sardegna si parla di “annata eccezionale”. L’enologo Fabio Mecca ha riassunto a Intothewine.org: “Dal mese di luglio la vendemmia 2014 è stata accompagnata dall’ombra ingombrante di una valutazione non ottimale, a tratti pessima. Questo leggiamo su talune testate giornalistiche, blog e vari social. Un punto di non ritorno dannoso, perché da quel momento è stato tacitamente stabilito che l’annata 2014 fosse una delle peggiori di sempre, ovunque in Italia”. E invece? “Lavorando quotidianamente in molte realtà vinicole in Puglia, Calabria, Sicilia, Basilicata, Campania e altrove, posso affermare che molte vigne sono intatte, pulite, con grappoli brillanti e maturi: non si tratta certamente della vendemmia del secolo, ma indubbiamente nelle zone di mia competenza la vendemmia è stata buona con vini in prospettiva corretti ed armonici”. Persino a pochi chilometri di distanza la resa si è rivelata diversissima: chi produce Barolo piange, chi produce Barbaresco (l’uva è la stessa) sorride. E così in Franciacorta: a Erbusco c’è pessimismo, ma basta spostarsi a Coccaglio – l’esposizione cambia radicalmente – e torna l’ottimismo. Per i consumatori, in annate come questa, i rischi crescono: quando i problemi in vigna aumentano, molti produttori si sentono autorizzati o addirittura obbligati a intervenire massicciamente in cantina. Dunque più correzioni, più artifici e meno naturalità. In alcune zone, stante i pochi zuccheri e il basso livello alcolico, sarà consentito arricchire il mosto con conseguente impoverimento qualitativo. In Valpolicella si è deciso di abbassare dal 50% al 35% l’uva destinata all’appassimento per l’Amarone. Non pochi rinunceranno a vino2produrre le etichette di punta, facendo ricadere le uve solitamente più pregiate in blend meno ambiziosi. L’annata 2014 ha estremizzato rischi e difficoltà, ancor più per chi crede in una agricoltura “naturale”: biologica (che in sé vuol dire poco), biodinamica o comunque refrattaria a qualsivoglia paracadute chimico. Chi soffre di più, adesso, è proprio il produttore in direzione ostinata e contraria: quello che è iscritto a Vini Veri o VinNatur, quello un po’ anarchico, quello probabilmente utopico. Nel film Sideways, la coprotagonista Virginia Madsen diceva: “La verità è che amo pensare alla vita di un vino. Il vino è un essere vivente. E amo immaginare l’anno in cui sono cresciute le uve di un vino: se c’era il sole, o se pioveva. E amo immaginare le persone che hanno curato e vendemmiato quelle uve. E se un vino è d’annata, penso a quante di loro sono morte. Mi piace che il vino continua a evolversi, e se apro una bottiglia oggi avrà un gusto diverso da quello che avrebbe se l’aprissi un altro giorno. Perchè una bottiglia di vino è un qualcosa che ha vita, ed è in costante evoluzione e acquista complessità. Finchè non raggiunge l’apice, e poi inizia il suo lento, inesorabile, declino”. Nel caso del 2014, le uve morte sono tante, l’evoluzione sarà non di rado deludente e il declino arriverà spesso prima del solito. (Il Fatto Quotidiano, 10 novembre 2014).