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Croci – Lubigo 2010

giovedì, Giugno 28th, 2012

Qualche giorno fa ho esternato il mio apprezzamento per i vini piacentini. Ammettendo anche una particolare curiosità per i vini di Massimiliano Croci.
Proprio lui, sabato scorso, mi ha fatto avere tre suoi vini all’interno di Streghe di verso e di vino, la serata organizzata a Castelvetro di Modena da Marina Bersani (proprietaria de La Compagnia del Taglio). Entrambi sono originari di Castell’Arquato.
I vini a me donati erano il Lubigo, l’Alfiere Metodo Classico (Bianco) e il Gutturnio.
Domenica sera ho bevuto il Lubigo.
L’azienda di Croci, di cui ho sempre letto (e sentito) bene, è appunto a Castell’Arquato. Località Monterosso, nove chilometri circa dall’uscita autostradale di Fiorenzuola D’Adda. Ne parlava bene Porthos ed è molto amata dai naturalisti, ma sei anni fa la celebrava in tivù anche Paolo Brosio (sì, quel Paolo Brosio). Una sorta di piccola azienda capace di essere trasversale. Dal sito scopro che c’è anche una B&B e stanno lavorando all’apertura di un agriturismo. Massimiliano lavora col padre Ermanno. L’azienda è stata fondata nel 1935 da Giuseppe Croci.
Prima di ricevere questo regalo, avevo già provveduto a inserire alcuni vini di Croci – praticamente tutti, tranne il vino di ghiaccio che coraggiosamente produce, e che molti apprezzamenti riceve – nell’ordine inviato all’importatore Cave de Pyrenes. Una quarantina di vini, quasi tutti bianchi, italiani e non solo: via via li recensirò qui.
Il regalo di Croci, che non era tenuto a fare e per il quale lo ringrazio pubblicamente, ha velocizzato questa mia conoscenza (comunque tardiva, lo so. Ma se avessi già scoperto tutto, non sarebbe divertente).
Il Lubigo è esattamente come lo immaginavo. Esattamente. E non è una critica. Un “naturalmente frizzante” sur lie, sui lieviti. Annata 2010 (sul retroetichetta c’è vezzosamente scritto “Venti Dieci”, in lettere). Quattro giorni di macerazione, rifermentazione in bottiglia. Ortrugo in purezza.
Il prezzo è davvero basso: più o meno 7-8 euro in cantina, 10 in enoteca (o giù di lì).
E’ un frizzante che per certi versi ricorda alcuni Prosecco Colfondo (quelli migliori, eh), di cui condivide impostazione e semplicità. Oltre che il desiderio di rifarsi alla tradizione. Non c’entra nulla con gli Ortrugo canonico-moderni e, rispetto al geograficamente non lontano (e forse più “mitizzato”) Camillo Donati, mi pare più immediato e meno spigoloso.
Molto limonato al gusto, quasi citrino. Evidenti, al naso e per retrogusto, i lieviti e la crosta di pane. Per mineralità mi ha ricordato il Sassaia di Maule (faccio questi paragoni, ben sapendo che sono vitigni diversi, per dare ulteriori coordinate a chi non conosce Croci e l’Ortrugo naturale).
Bollicine gradevoli (è un frizzante, non uno spumante). Bevibilità meravigliosa. Nessun difetto. Dodici gradi e mezzo, che non si sentono grazie a una buona acidità (e alla bassa temperatura di servizio: è un vino che consiglio freddo). Profumi semplici, gusto piacevole. Chi non lo conosce può trovarlo “strano” e “debole”, come spesso capita per i vini naturali. E’ infatti accaduto a uno dei commensali che lo ha bevuto con me.
Il Lubigo è un vino non ambizioso, che si vanta di essere umile e che risulta – ancor più d’estate – oltremodo indicato. Encomiabile il rapporto qualità/prezzo.
Rientra in ciò che cerco da un bianco senza troppe pretese. Lo riberrò spesso.