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Bourbon Whisky: si può?

sabato, Maggio 5th, 2012

Gli amanti del whisky sono perfino più snob, e netti, di quelli del vino. Esiste solo il whisky scozzese, Single Malt e possibilmente non troppo torbato. Siamo d’accordo (fino a un certo punto), ma ogni tanto è bello spaziare.
Ho più volte scritto che i miei whisky preferiti sono sì scozzesi, ma decisamente marini e torbati. E spesso Vatted (Blended) e non Single Malt.
Ho provato dei whisky giapponesi discreti, ad esempio il mediamente celebre Nikka, mentre sono ignorante su quelli irlandesi (che si chiamano “whiskey” con la “e”).
Il whisky inaccettabile, per gli esperti, è il Bourbon (o “whisky rye“, whisky di granturco). Quello americano. In effetti, come gusto, è un po’ un’americanata. Più facile, più dolciastro, più obeso. Dipende in gran parte dal cereale maggiormente usato: non l’orzo, ma in larga parte mais/granturco (di solito il 70 percento, comunque non meno del 51).
Il Bourbon che rispetta le regole, ed è stato invecchiato per almeno due anni, può chiamarsi Straight Bourbon. Quello che è invecchiato almeno un anno nel Kentucky, la patria del Bourbon (ma non l’unico luogo dove si fa), è definito Kentucky Bourbon.
Tutti, o quasi, hanno provato il Jack Daniels (che è un Tennessee Whisky). Ogni tanto lo bevo ancora, addirittura on the rocks, quando ho voglia di trash. Non ho mai amato il Southern Comfort, sorta di Morellino di Scansano dei whisky, superalcolico perfetto per la ventenne che “non amo il whisky ma questo mi piace perché è dolce e profuma“: infatti non è neanche un whisky, ma un liquore.
Qualche giorno fa, alla Compagnia del Taglio di Modena, ho provato il (lo?) Knob Creek. Non lo conoscevo. In Internet si trova sui 42-43 euro, in qualche duty free addirittura a 20. Cinquanta gradi alcolici (è un 100 proof, che dà vita a whisky più alcolici del canonico Bourbon 80 proof da 43 gradi). Un Kentucky Straight Bourbon. Non è il prodotto di punta della James B. Bean Distilling, che produce anche Booker’s (70 euro), Baker’sBasil Hayden’s. E’ nato nel 1988. Invecchiato nove anni (non poco, per un Bourbon). Nel 2010 è stata messa in commercio anche la versione Reserve (120 proof). Il (lo?) Knob Creek è uno small batch, che mette cioè insieme barili diversi e li assembla, mentre il Reserve è un Single Barrel.
E’ piacevolissimo. Non troppo dolce, poco ruffiano, accattivante quanto basta, discretamente complesso. Mi sa che lo riproverò.

P.S. Quello stesso giorno ho bevuto anche un sorso di Ardbeg Blasda. Prodotti non paragonabili, ma ovviamente un altro mondo.